L’esempio di Ginevra è da seguire; ma è solo un punto di partenza

 

Ginevra è un Cantone di $inistra. A Ginevra, grazie alla società multikulturale, la sicurezza è andata a ramengo. Al punto che, come scrivevamo le scorse settimane su queste colonne, la “ville” teme pesanti cali turistici. In sostanza, infatti, gli esponenti del corpo diplomatico di stanza nella città sul Lemano sono stati vittime, a più riprese, della criminalità di strada. E dunque i diplomatici in questione, per quanto diplomatici, non sono muti, e quindi stanno facendo presente ai propri connazionali che Ginevra non è più una meta sicura.

Ginevra è però anche un Cantone di confine, confrontato quindi con i devastanti effetti negativi della libera circolazione delle persone. Per quanto confinare con la Francia non sia come confinare con l’Italia. Quindi anche Ginevra ne sa qualcosa in materia di frontalierato.  Ed  è consapevole della necessità di porre dei limiti al fenomeno, salvaguardando i posti di lavoro dei residenti.

A Ginevra negli enti pubblici e parapubblici è stata creata la regola che prima di assumere un frontaliere bisogna andare a vedere se ci sono dei disoccupati con profilo adatto iscritti agli uffici regionali di collocamento. In questo modo, dunque, si crea una corsia preferenziale per i disoccupati locali rispetto ai frontalieri. Ciò significa che l’ente pubblico deve svolgere delle verifiche sistematiche tra i disoccupati locali prima di procedere a delle assunzioni di frontalieri.

Si tratta quindi di darsi una regola chiara e, soprattutto, di attenervisi. Per quanto, trattandosi di settore pubblico e parapubblico, la precedenza nelle assunzioni ai residenti dovrebbe essere cosa di per sé scontata. E’ preoccupante che non lo sia.

 

Tuttavia, perché limitarsi alle sole assunzioni? Anche quando si tratta di distribuire mandati a ditte, lo Stato dovrebbe verificare il numero dei dipendenti frontalieri che hanno le aziende che hanno partecipato al concorso. Chi ha meno frontalieri ottiene punti positivi e risale nella classifica.  Si tratta di un accorgimento minimo, ma che, proposto dalla Lega a livello federale, viene rifiutato per presunta violazione della libera circolazione delle persone. Ma è ora di finirla di essere più papisti del papa. L’esempio di Ginevra è sicuramente interessante da seguire, e va seguito. Non deve però essere un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.

Anche il sostegno economico elargito dall’ente pubblico deve essere fortemente mirato alla creazione di posti di lavoro per i residenti. Vuol dire dunque che le agevolazioni fiscali o gli aiuti pubblici devono tener conto, in misura consistente, del numero di frontalieri che lavorano presso la ditta richiedente. Più frontalieri uguale meno, o nessun aiuto. Il fatto poi di avere dei frontalieri tra i quadri dirigenti deve costituire un ulteriore malus (i dirigenti frontalieri tendono infatti ad assumere altri frontalieri).

Questi sono solo alcuni esempi. Ce ne potrebbero essere molti altri. E’ certo che bisogna fare sfoggio di un minimo di creatività. Governo, se ci sei…

Lorenzo Quadri