Prosegue l’autolesionismo di $inistra, con i kompagni che hanno presentato giovedì in conferenza stampa l’ultima brillante trovata: la manifestazione contro il Mattino della domenica.
Dall’unico partito dell’odio, quello che da anni spande razzismo e xenofobia contro la Lega, non c’era da aspettarsi molto altro. Del resto si tratta di una vecchia tattica:  aizzare la sempre più sparuta schiera di seguaci contro nemico da abbattere nel vano tentativo di creare coesione. Del resto, ben lo si è visto nelle elezioni comunali di Lugano: i $ocialisti non avevano uno straccio di idea o di proposta, ma solo proclami contro la Lega ed il Mattino.
 
Eh certo: per i kompagni  il problema del Cantone non è la devastante libera circolazione delle persone, fortemente voluta dalla $inistra internazionalista, e chi è contrario è un becero populista e razzista (e poi a denigrare sarebbe la Lega…).  Non è l’invasione di frontalieri e di padroncini che sta facendo esplodere il numero dei ticinesi in assistenza. Non sono neppure la rapine dei premi di cassa malati. Del resto, visto che il P$ è ormai ridotto a partito dei funzionari dello Stato e del parastato, le questioni testé elencate mica lo toccano.  Quanto ai furti dei premi di cassa malati, il Consigliere federale di riferimento è il $ocialista Berset, per cui…

No, il problema del Ticino è il Mattino della domenica e la Lega dei Ticinesi.

Nelle loro farneticazioni, i promotori della manifestazione, bisogna ammetterlo, si sono superati. Proprio loro, che vorrebbero boicottare un giornale, gesto chiaramente fascista, hanno il coraggio di accusare la Lega di fascismo.

Siamo davvero al colmo dei colmi. Dei $indakati di $inistra inneggiano alla cancellazione di posti di lavoro, e la $inistra manifesta contro la libertà di stampa. 

Invece di manifestare contro il Mattino, i $indakati di $inistra dovrebbero magari spiegare cosa fanno loro per tutelare i lavoratori ticinesi dall’invasione da oltreconfine. Ma, se avessero una risposta, non dovrebbero inventarsi discese in piazza contro il Mattino. Infatti non l’hanno. La libera circolazione delle persone l’hanno voluta loro. Almeno la metà dei loro iscritti sono frontalieri. Anche questi ultimi pagano le cospicue quote mensili. Quindi i $indakati che manifestano contro il Mattino stanno in piedi con i soldi dei frontalieri. Compresi quelli che portano via il lavoro ai ticinesi.

Ci piacerebbe inoltre sapere se i tesserati svizzeri dei $indakati che manifestano contro il Mattino e contro la Lega sono contenti di sapere che i loro soldi vanno a finanziare non già la tutela del loro posto di lavoro, ma manifestazioni contro chi si batte perché gli svizzeri abbiano la precedenza nelle assunzioni e non vengano soppiantati da frontalieri.

Se la $inistra è ridotta a scendere in piazza contro un giornale, vuol dire che è proprio alla canna del gas. Non sorprende dunque che tra i promotori della brillante iniziativa ci siano i moralisti a senso unico ed in funzione partitica di Brut-Ticino: essi non potevano  certo perdere l’occasione per screditarsi ulteriormente.

Se infatti fosse stata la Lega ad organizzare una manifestazione contro il P$ o contro Confronti, o il Diavolo, o la Regione o il Caffè della Peppina domenicale, i moralisti a senso unico ed in funzione partitica di Brut-Ticino si sarebbero messi a strillare come aquile allo scandalo ed al fascismo. Ben aiutati, in questo, dalla televisione di sedicente servizio pubblico.

Invertendo i ruoli, invece, va tutto bene. E’ tutto moralmente ed eticamente corretto.
La $inistra ed i moralisti a senso unico ed in funzione partitica vorrebbero dunque scendere in piazza con manifestazioni intimidatorie per chiudere la bocca  a chi osa non pensarla come loro: se questo non è un atteggiamento fascista…

Una cosa comunque è certa: a nemici così, ci facciamo la firma per i prossimi 50 anni. Formuliamo quindi i nostri migliori auguri a Raoul Ghisletta, in prima fila nel promuovere la manifestazione contro il Mattino, per la futura nomina a presidente della sezione di Lugano del P$. Una nomina cui, va da sé, la Lega plaude senza riserve.

Lorenzo Quadri