Partitocrazia allo sbando: gli interessi del Paese sacrificati sull’altare del marketing
La partitocrazia prosegue con la rottamazione della neutralità ed annessa svendita della Svizzera alla NATO, oltre che alla fallita UE.
Il 1° settembre la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati (CPS-S), seguendo l’omologo gremio del Consiglio nazionale (queste due Commissioni dovrebbero chiamarsi “della politica di INsicurezza), ha approvato la messa fuori servizio di 25 dei 96 carri armati Leopard 87 attualmente in dotazione dell’esercito svizzero. La capacità di difesa del Paese viene indebolita, mentre il futuro dei mezzi corazzati è chiaro: essi verranno rivenduti al produttore tedesco, il quale li aggiornerà e poi li fornirà a Stati NATO che hanno mandato i propri carri armati in Ucraina. Si tratta dunque di un banale escamotage di aggiramento del divieto di riesportazione di armi, a tutto danno della neutralità elvetica. L’intera operazione è una mera calata di braghe davanti alle pressioni in arrivo dall’estero. Ed infatti nel comunicato stampa della CPS-S si legge: “D’altronde la rivendita di questi carri armati al costruttore pare opportuna anche sotto il profilo della politica estera e di sicurezza, in particolare per mandare un messaggio positivo ai partner europei della Svizzera”.
Credibilità a ramengo
Sicché, la partitocrazia sacrifica la sicurezza e la neutralità della Svizzera per “mandare messaggi positivi (?)” ai balivi di UE, USA e NATO. Così facendo, il nostro Paese perde ogni credibilità. Per colpa dei politicanti triciclati la politica estera ed anche interna della Svizzera – le due cose non possono essere disgiunte – è ormai diventata un’insulsa operazione di marketing: una caccia ai consensi internazionali facili, incurante delle conseguenze negative ed avulsa dagli interessi del Paese.
La neutralità non può sottostare alle mode del momento e non deve cedere ai ricatti del pensiero unico mainstream di santificazione dell’Ucraina, altrimenti diventa una farsa. La “neutralità schierata” non esiste. La neutralità non può valere solo in tempo di pace. Ad essere neutrali quando tutto è tranquillo, son capaci tutti. La neutralità va praticata con coerenza in tempi burrascosi. Essa, come scrive l’associazione Pro Svizzera, non serve a “coltivare l’immagine, bensì a salvaguardare gli interessi nazionali”.
Adesione strisciante alla NATO
In particolare, la neutralità è incompatibile con la politichetta di inciucio con la NATO portata avanti dalla capa del Dipartimento militare, l’uregiatta Viola Amherd (Viola chi?) e dai suoi burocrati. All’adesione strisciante all’UE, in corso da tre decenni, si aggiunge ora quella alla NATO. Con una faccia di tolla che la metà basta, la Viola dichiara di voler aprire un dibattito popolare sulla neutralità, intanto però firma di nascosto accordi con la Germania e l’Austria che sottomettono l’aviazione elvetica al comando tedesco e quindi alla NATO. La firma ad inizio luglio della dichiarazione d’intenti per la difesa aerea congiunta (European Sky Shield) nell’ambito di un abituale incontro con i Ministri della difesa di Germania ed Austria è diventata di pubblico dominio in Svizzera per il tramite dei media austriaci. Sennò sarebbe rimasta imboscata. Altro che trasparenza, altro che coinvolgimento della popolazione. Ed in più il Dipartimento della Difesa, proprio in prospettiva di inciuciare con la NATO, ha creato un’inutile e costosa Segreteria di Stato (e nümm a pagum).
La politica estera della Svizzera non la decide l’uregiatta Amherd, cameriera dell’Alleanza atlantica! Che il Dipartimento militare, così come pure i vertici dell’esercito, pensino alla difesa del Paese! La quale è infatti deficitaria. Logica conseguenza di decenni trascorsi a smontare le nostre forze armate per correre dietro a politichette di $inistra. E, non ancora contenta, la partitocrazia riduce ulteriormente le nostre capacità di difesa mettendo fuori servizio i 25 Leopard per leccare UE, USA e NATO che, per tutto ringraziamento, continuano a ricattarci, a minacciarci ed a pretendere sempre di più!
Le pretese degli eurobalivi
L’ennesima dimostrazione in tal senso viene da un rapporto della Commissione degli affari esteri della Disunione europea. Secondo l’emittente SRF (la quale, essendo euroturbo, non ha alcun interesse a mettere in cattiva luce i balivi di Bruxelles) nel citato documento sta scritto che l’UE si aspetta dalla Confederella che essa confischi, ossia RUBI, i beni dei cosiddetti oligarchi russi. Un gesto simile violerebbe la nostra Costituzione, porrebbe la pietra tombale sulla neutralità e comporterebbe la rovina della piazza finanziaria rossocrociata.
Nel rapporto in questione, gli eurobalivi si lamentano inoltre della mancata abolizione dell’obbligo di riesportazione di armi a vantaggio dell’Ucraina, blaterando la solita fregnaccia dei “valori occidentali”: come se l’Ucraina fosse un paese occidentale.
Ed in più insistono sul fatto che la Svizzera deve sottomettersi ai giudici stranieri della Corte di giustizia europea. A tutte queste demenziali pretese, occorre finalmente rispondere con un NO secco!
Alla larga!
Tanto per non farsi mancare niente, di recente l’improponibile presidente del Consiglio europeo Charles Michel (Charles chi?) – uno a cui, a guardarlo in faccia, non si farebbe presiedere nemmeno il Consiglio comunale di Corippo, con tutto il rispetto per Corippo – se ne è uscito a farneticare che l’ UE entro il 2030 deve essere pronta ad accogliere nuovi Stati membri. Ovvero l’Ucraina, cinque paesi dei Balcani occidentali e la Moldavia. Tutte nazioni che di “europeo” non hanno proprio nulla! E noi, nel 2030, ci ritroveremo con la libera circolazione delle persone con Stati del genere? Ai quali magari saremo addirittura legati da accordi istituzionali? Ma col piffero! NO all’UE e NO alla NATO! Avanti con la Swissexit!
Lorenzo Quadri