Nei rapporti con la vicina ed ex amica Penisola, gli svizzerotti continuano a farsi prendere per i fondelli. Eppure non se accorgono.
Come noto, il Consiglio nazionale due settimane fa ha approvato a larghissima maggioranza l’osceno regalo fiscale ai frontalieri. Anche loro potranno farsi tassare in via ordinaria, beneficiando delle stesse deduzioni fiscali dei residenti. Con però varie differenze non proprio trascurabili. Ad esempio il fatto che i frontalieri non pagano la cassa malati in Ticino. Ed inoltre, le deduzioni fiscali sono calcolate sul costo della vita nel nostro Cantone, non su quello Oltreconfine, che è ben diverso. Quindi, qui si stanno privilegiando i frontalieri.

Incontri bilaterali
Sempre due settimane fa ci sono stati, sul tema “relazioni con l’Italia”, due incontri bilaterali con la partecipazione del nuovo ministro delle finanze Ueli Maurer e del quasi pensionato Segretario di Stato De Watteville: uno ad Agno con il Consiglio di Stato, l’altro a Berna con la Deputazione ticinese alle Camere. All’ordine del giorno, ancora i famigerati accordi fiscali con il Belpaese. Quelli che, secondo l’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf, avrebbero dovuto essere ad un passo dalla conclusione nell’estate del 2014, ed invece non sono ancora firmati adesso. Questo perché l’Italia non vuole e quindi, pur di non venirne ad una, si attacca senza pudore ad ogni pretesto. E gli svizzerotti ci cascano ogni volta!

Mollare su tutto
Gli svizzerotti, grazie all’ex ministra del 4%, hanno già mollato su tutto. La controparte non vuole mollare nulla. Addirittura, vorrebbe fare retromarcia su cose già decise. E sappiamo anche che l’aumento della pressione fiscale sui frontalieri in funzione antidumping non vedrà mai la luce, per manifesti interessi partitici: tutte le forze politiche del Belpaese stanno già facendo a gara per ergersi a paladine dei frontalieri. L’Italia, inoltre, non si sogna di concedere agli svizzerotti l’accesso ai mercati finanziari. E cosa si adduce, oltreconfine, a giustificazione della fase di stallo? Che la colpa è dei ticinesotti. Perché hanno introdotto il moltiplicatore comunale al 100% per i frontalieri. Per la questione del casellario giudiziale. Adesso, new entry, per l’albo degli artigiani. E cosa fanno i grandi negoziatori bernesi, ovvero De Watteville e scagnozzi? Invece di mettere la vicina Penisola di fronte alle sue responsabilità ed inadempienze – e magari ricordare alla controparte che il Ticino è il più grande datore di lavoro per cittadini lombardi – danno ragione agli italiani e si aspettano che sia il Ticino a calare le braghe, facendo retromarcia sulle misure prese per difendersi. Misure prese, lo ribadiamo, grazie a Consiglieri di Stato leghisti. Per raggiungere lo scopo, sono anche pronti – almeno così dicono – a versare una mazzetta perequativa di 20 milioni all’anno.

I boccaloni
Come si fa a non capire un giochetto così evidente, rimane un mistero. Nella denegata ipotesi in cui il Ticino facesse retromarcia sui punti sopra citati, forse che se ne arriverebbe ad una? No di certo! Gli amici a sud semplicemente inventerebbero nuove scuse per non concedere nulla. Ma i boccaloni bernesi pare non se ne rendano conto. E intanto questo Cantone continua a prendere legnate anche dai negoziatori svizzeri, ovvero da quelli che dovrebbero difenderlo. E dovrebbero difenderlo non per simpatia, ma perché profumatamente pagati per farlo.

Non si retrocede
Che a Berna ci siano dei burocrati che pretendono che il Ticino cali completamente le braghe e rinunci a difendersi solo perché lor$ignori non vogliono più avere fastidi con l’Italia, è uno scandalo. Comunque, costoro non si facciano illusioni. Lo ripetiamo: sull’albo per padroncini e sul casellario giudiziale non si retrocede di un millimetro. Questo se lo mettano bene in testa; sia a nord che a sud. Per cui, se il Belpaese continua ad impuntarsi, semplicemente si rinuncia ad un nuovo accordo con l’Italia ed il Ticino blocca in via definitiva i ristorni dei frontalieri.
Lorenzo Quadri