Autogoal della casta dei garantiti, che non ci sta a sottoporsi al voto popolare

La chiamata alle urne ci sarà comunque. E, specie dopo la sua brillante iniziativa, per la “rete a difesa delle (proprie) pensioni” l’asfaltatura è certa

La ErreDiPi, rete a difesa delle pensioni (ma solo di quelle degli statali), non vuole lasciar votare i ticinesi sulle misure di compensazione alla riduzione del tasso di conversione IPCT decise dal parlatoio cantonale lo scorso 17 ottobre.

In sostanza, secondo la citata “rete”, i ticinesi devono solo PAGARE e tacere. 

ErreDiPi è presieduta da un docente liceale “non patrizio di Corticiasca”: deriva forse da questo la scarsa dimestichezza con i diritti popolari, che sono invece un principio fondante della Svizzera?

Anni di ritardo

E’ evidente che, se la Cassa pensioni del Cantone si trova nella palta, la colpa è della partitocrazia – ed in primis dei vari direttori PLR del DFE – che già da anni avrebbe dovuto prendere in mano la situazione. Concretamente, ciò avrebbe significato mettere in atto misure di risanamento scomode: l’hanno fatto le casse pensioni private e anche tante casse pubbliche (a partire da quella della città di Lugano). A Palazzo delle Orsoline, invece, il Triciclo si è rifiutato ad oltranza per PAURA di perdere i voti del funzionariato cantonale, gonfiato come una rana e farcito di galoppini della partitocrazia. 

Paga Pantalone

Sul risanamento IPCT, il parlatoio ha, come prevedibile, confermato la capitolazione del governicchio: una scelta che, se attuata, costerà al contribuente cifre spropositate (vedi box). Ennesima dimostrazione che i politicanti triciclati considerano i borselli dei cittadini alla stregua di bancomat da cui attingere a piacere.

Unica nota positiva: la decisione – presa grazie a Lega, Udc e parte del Centro – di sottoporre siffatto sconcio al referendum finanziario obbligatorio. Con conseguente chiamata automatica alle urne.  Contrari i ro$$overdi ed il PLR. Nessuna sorpresa: questi partiti non perdono occasione per sabotare i diritti dei cittadini.

Meritano una tranvata

Ma ErreDiPi non ci sta. Evidentemente – ohibò, chissà come mai? – ha paura del voto popolare. E quindi ha presentato uno scandaloso ricorso per sventare il referendum obbligatorio. La “rete” ha così dimostrato di meritarsi una tranvata memorabile!

In sprezzo del ridicolo, nel ricorso si blatera di violazione dei diritti politici. E’ il colmo: ErreDiPi vuole TOGLIERE ai cittadini il diritto di decidere. Semmai, è il ricorso che punta a violare i diritti politici! Non certo il referendum!

Per non parlare delle fregnacce contenute nel ricorso sulle soglie di spesa non superate e sulla mancata qualità di nuove uscite degli esborsi.

Ah, ecco: 22 milioni di franchi da pagare in più ogni anno da qui all’eternità (in 20 anni fanno MEZZO MILIARDO) non sarebbero una cifra sufficiente, e nemmeno una spesa nuova. Ma andate a Baggio a suonare l’organo!

La votazione ci sarà

Il quadro è chiaro: pur di sottrarsi all’aborrito giudizio popolare, un’associazione di statali – quindi di stipendiati dai cittadini – si sta arrampicando sui vetri, ricorrendo a cavilli imbarazzanti.

Se ErreDiPi vuole migliorare la propria immagine pubblica farebbe meglio, ma molto meglio, ad accettare senza tante storie che si vada alle urne! Del resto, la votazione ci sarà comunque. Se – come auspichiamo – il ricorso verrà rottamato dal Tribunale federale, si voterà senza bisogno di raccogliere le firme. Se invece le firme bisognerà raccoglierle, è chiaro che l’inizio del tempo utile per farlo dovrà coincidere con la sentenza definitiva dei legulei federali. 

La figura marrone rimediata da ErreDiPi con l’arrogante e pretestuoso ricorso darà il booster sia alla raccolta di sottoscrizioni che alla campagna per il NO; occasioni in cui la Lega ed il Mattino saranno in prima fila.

Studenti come scudi umani

A peggiorare ulteriormente la situazione, le minacce di scioperi e proteste da parte dei docenti cantonali (scuole medie e licei) contro le misure di risparmio contenute nel Preventivo 2024: ovvero contro il contributo di solidarietà chiesto ai funzionari che guadagnano oltre 60mila franchi all’anno. 

E’ chiaro che tutti i provvedimenti volti a ridurre il costo e le dimensioni di un apparato statale spropositato vanno difesi nel modo più assoluto: che il parlatoio non si sogni di calare le braghe! 

Se poi i docenti, minacciando lo stop alle passeggiate scolastiche e alle settimane bianche e verdi – quindi usando gli scolari e le loro famiglie come scudi umani – credono di ottenere attestazioni di simpatia, hanno fatto male i conti. La loro è infatti una categoria professionale privilegiata e garantita: stipendi elevati, posto sicuro, mesi e mesi di vacanze annuali e tempo libero a bizzeffe. Se poi il lavoro degli insegnanti si fa sempre più difficile, cosa senz’altro vera, ciò è dovuto in gran parte all’immigrazione scriteriata ed al multikulti promossi da quella $inistra clamorosamente sovrarappresentata tra il corpo docente cantonale. Chi è causa del suo mal…

Lorenzo Quadri

 

Box

 

Cosa ha deciso il Triciclo in GC

 

Tasso di conversione IPCT mantenuto al 5.25% quando tutte le altre casse pensioni (incluse quelle pubbliche) applicano il 5% o anche meno; misure di compensazione a carico per il 60% dello Stato e dunque del contribuente (che quindi paga la maggior parte della pillola); abrogato il contributo a fondo perso dell’1% a carico dei dipendenti. Al suo posto entrerà in vigore un prelievo supplementare dello 0,6% (che poi andrà a finire negli averi pensionistici). 

Per il contribuente si prospetta un esborso di 22 milioni all’anno. Che in 20 anni fanno 440 milioni, quindi MEZZO MILIARDO. 

Un termine per la fine dei pagamenti annuali non c’è: quindi andranno avanti in eterno. Non c’è neppure la garanzia che sarà l’ultima richiesta di soldi pubblici!