Ma guarda un po’: la Francia scopre i jihadisti con il sussidio statale. E da noi?

Ma guarda un po’: la Francia è sotto shock ma a noi, con tutto il rispetto parlando, viene un po’ da ridere. E non certo per sadico compiacimento per le disgrazie altrui.

Cosa ha traumatizzato i vicini gallici? La scoperta, resa nota di recente da Le Figaro, dei jihadisti con sussidi statali. In sostanza, secondo la Brigata francese specializzata nella caccia ai finanziamenti del terrorismo islamico, il 20% dei combattenti “francesi” dell’Isis arruolatisi in Siria o in Iraq continuava ad intascare sussidi per la disoccupazione o per l’alloggio dalla Francia. In altre parole, tra i principali finanziatori dei jihadisti francesi c’è proprio lo Stato francese.

Socialità come calamita

La notizia di per sé non è certo divertente. Il riso che provoca è di quelli amari. Buon risveglio! Anche a Parigi cominciano a rendersi conto che è proprio lo Stato sociale europeo ad attirare e  a foraggiare coloro che l’Europa la vogliono distruggere. Più la socialità locale è generosa con gli ultimi arrivati, più una nazione diventa attrattiva come covo per terroristi islamici. La socialità francese non è nota per essere tra le più generose. Quella elvetica, per contro, lo è eccome. Ed i seguaci dell’Isis lo sanno benissimo. Un esperto di terrorismo ha spiegato che i paesi maggiormente a rischio di attirare islamisti pericolosi sono quelli in cui, per gli ultimi arrivati, è più facile mettersi a carico del contribuente. Quelli dove ci si può far mantenere senza dover sottostare ad obblighi particolari. Quindi nel concreto la Svizzera ed i paesi nordici. Perché foraggiano tutti, inclusi i peggio intenzionati. Non ancora contenti, gli spalancatori di frontiere (e delle casse della nostra socialità) organizzano marce e manifestazioni  per “far entrare tutti” i migranti economici. Tra questi ultimi si trovano non solo numerosi estremisti islamici, ma anche migliaia di delinquenti che hanno beneficiato dei recenti indulti in Tunisia.

Tolleranza zero

Sarebbe infatti interessante sapere quanti islamisti sono mantenuti in Svizzera con i soldi del contribuente. Chissà perché, c’è come il vago sospetto che la risposta sarebbe allarmante. E’  evidente che le nuove minacce (che non sono poi così nuove, l’andazzo dura già da anni) impongono dei ripensamenti a vari i livelli: immigrazione, politica sociale, gestione delle espulsioni.

Nei confronti dell’islam radicale va introdotta la tolleranza zero. E poiché certamente non tutti i musulmani sono terroristi, e ci mancherebbe, ma tutti i terroristi sono musulmani, è chiaro che l’islam in Svizzera va considerato un sorvegliato speciale.

Misure speciali

Serve una serie di provvedimenti ad hoc. Dal divieto di finanziamenti esteri alle moschee all’obbligo per gli imam di predicare nella lingua locale (altro che “sa po’ mia”, altro che “manca la base legale”! Vero kompagna Sommaruga?). Ma servono anche controlli assai  più efficaci sugli immigrati  in assistenza. Non esiste che, come l’ormai famoso imam di Nidau, essi possano vivere per anni ed anni nel nostro Paese a carico dello stato sociale, senza essere tenuti ad integrarsi, mentre portano avanti la loro opera di radicalizzazione.

Serve pure una politica migratoria e d’asilo assai più restrittiva. Nessun finto rifugiato a rischio deve poter entrare in Svizzera. Ed i sorvegliati speciali per jihadismo non vanno solo controllati. Vanno proprio espulsi dal paese.

Ed è inutile che i multikulti strillino al razzismo: questa situazione l’hanno creata loro con l’immigrazione incontrollata.

Fine del multikulti

Sia il sistema sociale che quello migratorio vanno rivisti a fondo. Non sono più adatti a far fronte alla situazione attuale e alle minacce islamiste. Altro che “devono entrare tutti”, altro che arrampicarsi sui vetri alla ricerca di scuse per non espellere. Gli esperti lo hanno detto chiaramente: i jihadisti temono più la chiusura dei rubinetti dei contributi sociali che il carcere. Bisogna prenderne atto e comportarsi di conseguenza.

Del resto, non ci vuole una gran fantasia per immaginare che la Francia, dopo la scoperta delle frotte di jihadisti con sussidio statale, non ci metterà molto a chiudere i cordoni della borsa dello Stato sociale ai migranti. Naturalmente lo potrà fare. Gli svizzerotti, invece, verranno rampognati per ogni cip da organismi internazionali che non valgono una sverza. Per svizzerotti si intende il popolo elvetico; non i suoi rappresentanti. Perché, se aspettiamo che i politicanti della partitocrazia prendano delle misure concrete per combattere gli islamisti in Svizzera, “campa cavallo che l’erba cresce”.

E’ chiaro che non possiamo farci intimidire dagli eurofunzionarietti di turno. A parte che siamo gli unici a dar retta a questa gente, la posta in gioco è troppo alta. Il tempo delle paturnie multikulti è definitivamente passato. Adesso deve aprirsi una nuova fase.

Lorenzo Quadri