Quando il virus ritorna. Presto il covid pass per accedere ad ospedali e case anziani?

Purtroppo lo stramaledetto virus cinese è tornato a manifestarsi in una casa anziani di Lugano.  A Casa Serena (la più grande del Cantone) sono stati individuati, in un reparto, 12 residenti positivi al covid. Di questi, 8 sono vaccinati mentre 4 avevano scelto di non immunizzarsi. Ovviamente l’auspicio è che tutti possano guarire quanto prima. I vaccinati comunque, pur essendo positivi, non hanno sintomi, o ne hanno di lievi. Speriamo continuino così.

In “clausura”

Non è certo una sorpresa: il vaccino non garantisce l’immunità totale. Ma, in caso di contagio, il decorso è leggero e non porta al ricovero in ospedale. La situazione può variare da persona a persona. Questo vale sia per la produzione di anticorpi dopo l’immunizzazione che per la loro durata.

In ogni caso, il reparto interessato dal contagio ha dovuto essere isolato. Con tutti i disagi che ne derivano. La “clausura” forzata è un peso sia per gli ospiti che per i familiari. Ed evidentemente anche il lavoro del personale diventa più difficile.

Obbligo per i curanti

I positivi sono stati identificati non perché avessero dei sintomi, ma perché nelle case anziani di Lugano si svolgono test salivari a getto continuo: sia sul personale che sugli ospiti, sia sui vaccinati che sui non vaccinati.
Gli è che, pur osservando tutte le regole, non si può escludere a priori che il covid torni all’interno degli istituti. Nel caso concreto del reparto di Casa Serena, l’ipotesi più verosimile è che il virus sia stato portato da un curante non vaccinato. (Ma potrebbe anche essere stato un visitatore).

Ecco dunque l’ennesima conferma della necessità che chi lavora a contatto con persone fragili, quindi il personale sanitario – negli ospedali, nelle case anziani, nelle cure a domicilio – si vaccini. Negli Istituti sociali comunali di Lugano la percentuale di collaboratori vaccinati è vicina all’80%, ma si può e si deve fare ancora meglio. E’ da inizio anno che su queste colonne (e non solo) ripetiamo che per i curanti il vaccino dovrebbe essere reso obbligatorio, come peraltro accade in altri paesi. Ma evidentemente chi decide preferisce decretare chiusure e lockdown. Che sono molto più deleterie per la libertà individuale e per l’economia di un obbligo vaccinale circoscritto ad una categoria professionale.

Verso il covid pass?

Intanto da domani le cliniche Ars Medica e Sant’Anna introdurranno il covid pass: si entrerà solo con il certificato di vaccinazione o di guarigione, o con un tampone negativo.

E’ facile prevedere che l’obbligo verrà esteso per decreto governativo a tutte le strutture sanitarie del Cantone; case anziani comprese. Se poi il CdS decidesse di non decidere, starà ai singoli istituti stabilire se introdurre o meno il covid pass per i visitatori. Probabilmente lo farebbero in tanti. O tutti.

In effetti, sarebbe il colmo se un domani (nemmeno tanto lontano)si dovesse esibire il green pass per andare al ristorante o in palestra, ma non per entrare in una casa per anziani o in un ospedale.

Fuori le cifre

Intanto, per restare in tema di virus cinese, ieri i portali online hanno annunciato che la Svizzera deterrebbe il poco invidiabile primato europeo di ospedalizzazioni di pazienti covid, con un tasso di 34.8 persone in cure intense per milione di abitanti.

Ohibò, e come mai siamo messi peggio degli altri? Dipende forse dal fatto che altrove non ci sono così tanti immigrati “di certe etnie” che non si vaccinano, tornano al paese d’origine per le ferie, e poi rientrano contagiati?

E per colpa di costoro, noi dovremmo rischiare nuove limitazioni a danno di tutti?

Fuori le cifre dei contagi e delle ospedalizzazioni suddivise per nazionalità! E avanti con le misure ai confini! Altro che continuare ad essere il paese in cui si entra più facilmente, senza uno straccio di controllo, né di covid pass, né di tampone, né di quarantena!

 

Lorenzo Quadri