Quanti dei 70mila frontalieri provengono dalle aree contagiate? Vogliamo stare a guardare?

Il temuto Coronavirus sta dilagando in Lombardia. Il numero di casi dichiarati continua a crescere. Svariati comuni italiani, ad un tiro di schioppo da noi, sono già stati messi “in isolamento”. E’ stata decretata la chiusura di scuole e negozi. Gli eventi aggregativi sono vietati per una settimana.

Poiché il Ticino è invaso quotidianamente da 70mila frontalieri e da svariate migliaia di padroncini, nascono spontanee alcune domandine. Ad esempio: quanti di questi frontalieri e padroncini provengono dalle zone dove l’epidemia dilaga?

Naturalmente il medico cantonale, funzionario al servizio della casta spalancatrice di frontiere, nega che ci sia un pericolo di pandemia per il Ticino perché “nei paesi europei le autorità mediche sono sempre riuscite a tracciare una catena del contagio”. Ah ecco! Adesso sì che siamo tranquilli. Come no! Noi saremmo un po’ più cauti nel fare affidamento sull’organizzazione e sull’efficienza della sanità del Belpaese: il vertiginoso aumento del numero dei contagi conclamati oltreconfine è eloquente.

Ma il punto centrale è un altro: per evitare lo scoppio di una pandemia anche in Ticino, qualcuno a Bellinzona e a Berna si deciderà a scendere dal pero e a chiudere finalmente le frontiere? Cosa che peraltro si sarebbe dovuta fare già da un pezzo?

Oppure tutti i frontalieri in arrivo dalle zone colpite dal virus potranno continuare ad entrare allegramente in Ticino, perché per i politicanti del triciclo le frontiere spalancate e la devastante libera circolazione vengono prima della salute ed addirittura della vita dei cittadini? Cascasse il mondo, ma chiudere le frontiere “sa po’ mia” perché sarebbe “razzismo”?

Dovranno mettere fuori la faccia

Una cosa è certa: chi mette a rischio la salute pubblica per paura di venire accusato di “razzismo” (o magari per non creare difficoltà ad aziende-foffa arrivate in Ticino dal Belpaese dove lavorano solo frontalieri) se ne dovrà assumere la piena responsabilità.

Se non si blinderanno le frontiere, quando in Ticino cominceremo a contare i contagiati e soprattutto i morti, i signori della “libera circolazione indispensabile” dovranno mettere fuori la faccia davanti alla popolazione.

Due misure

Ecco due banali misure da implementare subito:

  • impedire l’accesso al Ticino ai 45mila frontalieri che lavorano nel terziario, dato che nessuno di loro è indispensabile a questo Cantone. Se invece di 70mila frontalieri ne entrano solo 25mila, è evidente che anche il rischio di pandemia in Ticino risulta notevolmente ridotto.
  • Impedire l’entrata anche ai finti rifugiati con lo smartphone che non scappano da nessuna guerra. Come ha dichiarato l’ordinario di malattie infettive italiano Giovanni di Perri, sui barconi il rischio di contagio è molto alto.

In Italia la Lega…

Da notare che nella vicina Penisola già ad inizio febbraio un gruppo di governatori leghisti di Regioni del nord aveva scritto al ministero della sanità chiedendo che i bambini di qualsiasi nazionalità in arrivo dalla Cina fossero “tenuti fuori dalle scuole per un periodo di osservazione di 14 giorni anche se in età dell’obbligo, in modo da scongiurare l’eventualità di diffusione del coronavirus in ambienti confinati come sono quelli delle scuole”. Naturalmente i kompagnuzzi del PD si erano subito messi a strillare al razzismo. Perché il problema, secondo i politicanti $inistrati, in Italia come in Svizzera, non è il contagio. E’ il razzismo. E adesso, quale risultato della “non discriminazione”, a pochi chilometri da noi in quarantena ci finiscono intere città.

Blinderanno il Gottardo?

Quanto scommettiamo che, se in Ticino scoppia la pandemia da Coronavirus grazie alla prossimità con la Lombardia ed all’invasione da sud i camerieri bernesi dell’UE – a cominciare dalla presidenta di turno della Confederazione kompagna Simonetta Sommaruga – piuttosto che chiudere le frontiere con il Belpaese blindano il Gottardo per salvarsi le ciapett e lasciano noi nella palta?

Lorenzo Quadri