Anche il Piemonte è “spazzatura”
Devastante l’ultimo rating di Moody’s – e noi andiamo avanti con la libera circolazione delle persone
A dimostrazione di come sono i ridotti, purtroppo per loro, i nostri vicini a Sud, Moody’s ha declassato a livello di “spazzatura” quattro regioni italiane.
Si potrebbe replicare che le agenzie di rating, come Moody’s, lasciano il tempo che trovano, ma nel caso concreto il discorso diventa assai più difficile da fare, visto che ci sono vari altri indicatore che vanno nella medesima direzione.
Fatto sta che le regioni declassate a “spazzatura” sono Campania, Lazio, Sicilia e – ed è qui che sta la sorpresa – il Piemonte.
Quindi anche nel prospero (relativamente prospero) settentrione italiano, lo sfacelo avanza a grandi passi. Il “riparo” che separava il nostro paese da uno Stato in crisi nera si assottiglia sempre di più, se perfino il Piemonte viene qualificato da Moody’s come “spazzatura”.
Del resto la notizia, dei giorni scorsi, del declassamento delle quattro regioni – di cui una “insospettabile” – non è che l’ultimo segnale di una lunga serie. Ad esempio, di recente si è appreso che l’Italia è in recessione da sette trimestri consecutivi: un allucinante record negativo.
Nel primo trimestre 2013, il Pil italiano è caduto dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti, e del 2,3% sullo stesso periodo dello scorso anno. Una recessione così lunga significa che l’Italia non registra alcuna crescita economica dalla seconda metà del 2011. Peggio: ancora una volta i dati rilevati dall’Istat sono più negativi delle attese degli economisti. Gli addetti ai lavori avevano previsto un calo dello 0,4%.
Quindi il profondo rosso continua. Davanti ad una situazione così catastrofica, non stupisce che, per quel che riguarda il numero delle notifiche dei padroncini e dei distaccati, in Ticino sia previsto un deleterio aumento: dalle 23mila notifiche di fine 2012 (cifra già spropositata) alle 38mila annunciate dalla SSIC per la fine di quest’anno. Una calamità.
Quanto al numero dei frontalieri, è ovvio che continuerà ad aumentare: nei giorni scorsi qualcuno ha pensato bene di titolare: “diminuiscono i frontalieri in Ticino”.
La presunta diminuzione è di quaranta unità su oltre 56mila, unità che ovviamente sono già state sostituite da lavoro nero da Oltreconfine o da frotte di padroncini.
Questi dati da diluvio universale sono l’ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la libera circolazione delle persone deve venire assolutamente arginata.
Non ha alcuna ragione di esistere tra due paesi – Svizzera ed Italia – tra i quali la differenza economica ed occupazionale è diventata abissale. E ricordiamoci che l’Italia arriva fino in Africa…
Lorenzo Quadri