“I problemi restano irrisolti”
Della delegazione parlamentare per i rapporti con l’Italia, presieduta da Fulvio Pelli, fa parte anche il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri. Come si sono svolti i colloqui?
“Premetto – risponde Quadri – che non ho partecipato a tutti gli incontri, dal momento che parte che di essi si svolgevano in contemporanea alle votazioni in Consiglio nazionale su argomenti importanti quali l’autorità parentale congiunta, che sono evidentemente prioritari rispetto ai pour-parler con parlamentari esteri pressoché sprovvisti di margine di manovra su questioni che si decidono a livello governativo e che, oltretutto, sono in scadenza. Ero presente quando si discuteva di accordi fiscali, liste nere e fiscalità dei frontalieri”.
Con quale esito?
Non accetto che mi si venga a raccontare che 55mila frontalieri in Ticino sono necessari all’economia del Cantone e che l’Italia, fornendoli, ci farebbe ancora un piacere, per cui è corretto che venga indennizzata tramite i ristorni. In generale, mi ha infastidito il clima da “volemose bene” instauratosi, come se i problemi non ci fossero. Ed è troppo facile dare tutte le colpe al precedente governo italiano quando il premier attuale, non eletto, non ha cambiato di molto la situazione.
E quindi?
Quindi mi sono permesso di guastare il clima puntualizzando alcune cosette. Ad esempio, che sicuramente c’è la soluzione per fare contenti entrambi gli Stati sulla fiscalità dei frontalieri, ma questa soluzione passa per un aggravio del carico fiscale sui frontalieri. Dovendo pagare più imposte, oltretutto, i frontalieri non potranno più accettare salari così bassi, e il deplorevole giochetto della sostituzione dei residenti con frontalieri per pagarli meno diventerà più difficile. Inoltre ho pure fatto notare che i frontalieri certamente non sono il frutto di un “complotto oscuro”, come qualcuno aveva ironizzato, ma sicuramente, specie in certi settori, sono un problema, visto che il loro numero è esploso in particolare negli uffici: ossia proprio dove non c’è alcun bisogno di ricorrere a manodopera estera; pertanto il movimento politico che rappresento si pone come obiettivo di ridurne il numero. Infine, sugli accordi fiscali internazionali, ho sottolineato che non necessariamente un cattivo accordo è meglio di nessun accordo, ovvero, non c’è tutta questa fretta di concludere trattati ad ogni costo. E ho pure rilevato che la probabilità di referendum contro l’eventuale accordo è altissima.
MDD