Il bilancio del “ministro” uscente non è così spettacolare. Vedi Covid e cassa malati
La partenza del kompagno Alain Berset (P$) dal governicchio federale ha colto di sorpresa un po’ tutti: fino a poche settimane fa, il ministro dell’Interno affermava di voler restare. Il sospetto che ci sia sotto qualcosa di strano, nasce.
Berset è di certo un politicante solido: ha attraversato più o meno indenne scandali e scandaletti che avrebbero demolito la carriera di tanti altri. Vedi la boccacesca vicenda dell’ex amante che lo ricattava. Vedi, ai tempi della pandemia di stramaledetto virus cinese, le fughe di notizie dal suo Dipartimento a beneficio del Blick in cambio di articoli “di supporto” (Coronaleaks). Va detto che il kompagno Alain in tali frangenti è stato aiutato dal fatto di essere di $inistra: di conseguenza, la stampa di regime (farcita di giornalai ro$$overdi) l’ha trattato con i guanti. Fosse stato di “destra”, contro di lui sarebbero state scatenate delle “shitstorm” (=tempeste di cacca) di ben altra portata.
L’appartenenza al partito “giusto” – il medesimo dei giornalai – ha fatto sì che anche la gestione della pandemia da parte del Dipartimento Berset abbia beneficiato di un trattamento mediatico di favore: la stampa di regime l’ha sostenuta in modo del tutto acritico, elogiando penosamente ogni cappellata.
Toni da necrologio
Della personalità solida si è detto. Ma non bisogna nemmeno esagerare.
Gli apprezzamenti dei partiti (tutti) su Berset all’annuncio delle dimissioni avevano i toni del necrologio. Per fortuna il kompagno quasi ex Consigliere federale sta benissimo e parte di propria scelta, pertanto non c’è motivo di sentirsi obbligati a parlarne solo bene.
Chiaro: il P$ un altro ministro con le qualità del partente non lo troverà per un bel pezzo. Del resto Berset ha “studiato” da Consigliere federale. Con questo obiettivo in testa, sin dall’inizio della carriera politica (che è cominciata vent’anni fa direttamente in Consiglio degli Stati: il buon Alain non sa cosa sia la gavetta) ha sempre evitato di posizionarsi troppo a $inistra, per non bruciarsi le chance di elezione nel governicchio. Convinzione o tattica? Non lo sapremo mai.
Apprezzabile la sua recente dichiarazione contro la “frenesia bellica” imperversante tra la partitocrazia. Ed in particolare nel suo P$ allo sbando: un partito ex pacifista che vuole inviare armi all’Ucraina ma abolire l’esercito svizzero. Berset ha almeno dato l’impressione di avere a cuore la nostra bistrattata neutralità più del P$ (non ci vuole tanto) ma anche più di tanti esponenti del presunto “centro”. A cominciare dal “medico italiano” del PLR.
I flop
Il bilancio politico del ministro uscente rimane comunque problematico.
La gestione della pandemia è stata abbellita dalla stampa di regime per motivi partitici. Ma di cappellate, Berset ne ha commesse eccome. Dalle restrizioni dispotiche e liberticide ai flop nella campagna vaccinale; dalle frontiere (di fatto) sempre spalancate sulla Lombardia (ai tempi principale focolaio d’Europa) alla task force composta da burocrati di $inistra che si era accaparrata i pieni poteri. In Ticino nel 2020 si è perfino assistito allo scandalo dell’annullamento delle elezioni comunali “per motivi psicologici”: ciò è avvenuto sotto le pressioni dell’allora “Mr Corona” Daniel Koch (il sosia della Morte ne “Il Settimo Sigillo” di Bergman).
Fare un po’ meno peggio di altri ancora non vuol dire fare bene. Alla fine la Confederella si è semplicemente adeguata al mainstream chiusurista. La tanto elogiata “gestione Berset” si riduce a questo, con qualche modesta variazione sul tema.
Assicurazione malattia
In campo di cassa malati – uno dei principali crucci dei cittadini – il flop del Consigliere federale P$ è manifesto. I premi esplodono di anno in anno. Berset si è sempre schierato dalla parte dei cassamalatari contro la restituzione ai cittadini delle riserve in eccesso. Perfino il PLR Couchepin, sul tema delle riserve in esubero, era più aperto. Berset ha permesso ai cassamalatari di alzare i premi in modo ingiustificato rispetto all’evoluzione dei costi in Ticino. Solo per citare alcuni esempi.
I grandi cantieri come la previdenza professionale e l’AVS sono lungi dall’essere a tetto.
La kultura, dal canto suo, ha continuato a spendere e spandere: i costi crescono, il pubblico no. Ancora nelle scorse settimane, Berset ha annunciato che intende stanziare UN MILIARDO per la promozione culturale per il periodo 2025-2028. Nel quadriennio precedente, la somma era di 940 milioni.
La gente tira la cinghia ma i contributi alla cultura si gonfiano.
Fuori di zucca
Su quello che sarà il post Berset circolano le ipotesi più fantasiose. Ma, prima della nomina del successore, ci saranno le elezioni federali, che potrebbero far saltare certi equilibri ed equilibrismi. Difficilmente i Verdi-anguria, per quanto famelici di cadreghe, partiranno all’attacco del seggio governativo del P$, ovvero del loro principale alleato.
Per quel che riguarda i nomi dei papabili alla successione, se ne sono già sentiti parecchi, ma di decenti soltanto uno: quello del “senatore” zurighese Daniel Jositsch, già aspirante al post Sommaruga (chi scrive infatti ha votato lui, non certo Baume Schneidèèèr). Ma c’è chi avanza delle ipotesi a dir poco miserevoli: nomi improponibili come quelli di tali Jon Pult (doppiopassaporto, parlamentare di professione), Matthias Aebischer (ex giornalaio dell’ “equidistante” SSR) o Flavia Wasserfallen (che ha almeno avuto il buonsenso di chiamarsi fuori). Manca solo il Gigi di Viganello.
Il P$ si bulla di avere una vasta rosa di papabili alla successione di Berset. Ma forse la rosa non è poi tanto ampia, se i petali sono quelli appena citati.
In ogni caso…
Per finire: l’eccezionalmente lunga (ben 6 mesi) corsa alla cadrega destinata a liberarsi sollazzerà i pennivendoli. Costoro, per riempire pagine e palinsesti, monteranno la panna fino a farla diventare burro Floralp. Ma non bisogna né sopravvalutare, né drammatizzare. Il governicchio federale nel suo insieme è già oggi debolissimo e calabraghista: con o senza il magnificato “carisma” di Berset. E, possiamo starne certi, continuerà ad essere tale. Chiunque sarà il successore o la successora.
Lorenzo Quadri