Accordi sui frontalieri: dal Belpaese altro che firme: fregature, lazzi e frizzi! 

Una sola cosa è cambiata: adesso, grazie al ministro degli Esteri italo-svizzero, veniamo buggerati dai vicini a Sud nella nostra lingua e non più in inglese. Chi si accontenta…

Come da copione, la presa per i fondelli prosegue ad oltranza!

Ed infatti la prima scampagnata ufficiale in quel di Roma del neoministro degli esteri italo-svizzero Ignazio KrankenCassis si è conclusa nel modo più prevedibile possibile. Ovvero con il solito nulla di fatto. Il protocollo seguito dall’interlocutore d’oltreramina, nel caso concreto il ministro degli Esteri Alfano, (uno dei peggiori esemplari della casta politicante del Belpaese), è sempre il medesimo: strette di mano, sorrisi, slinguazzate all’interlocutore svizzerotto e poi… zac! Infinocchiato!

A corto di pretesti

La firma della vicina Repubblica sul famoso accordo sulla fiscalità dei frontalieri non solo non c’è ora (cosa evidentemente che nessuno si attendeva), non solo non è prossima, ma non si è avvicinata di un passo. Ed anzi non ci sarà mai!

In questo momento, i vicini a sud sono a corto di argomenti per non firmare. La chiusura notturna dei valichi secondari, malgrado la decisione del parlamento federale, non è in vigore; mentre i CdS Bertoli, Beltraminelli e Vitta hanno già dichiarato la propria disponibilità a calare le braghe sul casellario giudiziale.  E allora ecco che, pur di non fare i compiti, dallo Stivale si vengono a chiedere verifiche (?) sulla compatibilità con i bilaterali dell’applicazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. In sostanza, Roma chiede (o finge di chiedere) maggiori garanzie sul fatto che il maledetto voto del 9 febbraio sia effettivamente stato rottamato a dovere dal triciclo PLR-PPD-P$$ alle camere federali. Una rottamazione alla quale, è bene ricordarlo, il buon KrankenCassis ha dato proprio fattivo contributo.

Deputati allo sbando

E’ palese che il compromesso-ciofeca sul 9 febbraio, che non prevede nessun tipo di preferenza indigena (altro che la boiata della “preferenza indigena light”) è compatibile con gli accordi bilaterali. Infatti, non serve assolutamente ad un tubo! Però i vicini a sud ancora sollevano dubbi. E gli svizzerotti non sono nemmeno in grado di mandarli a Baggio a suonare l’organo.

E non è finita. Prima della visita di KrankenCassis in Italia (praticamente una rimpatriata) un gruppuscolo di kompagnuzzi del sempre più sbandato PD ha perfino avuto “il guizzo” di scrivere ad Alfano che non bisogna “accelerare il processo di sottoscrizione dei nuovi accordi sui frontalieri” in quanto questi ultimi sarebbero sempre “discriminati in Svizzera”. E  in risposta a questa grottesca fandonia, da parte elvetica non arriva un cip!

Chi verrebbe discriminato?

Frontalieri discriminati? In Ticino ci sono 65’500 frontalieri in continuo aumento, 40mila dei quali impiegati nel settore terziario dove portano via il lavoro ai residenti, in quanto non abbiamo alcun bisogno di importare manodopera estera per gli uffici. E questi politicanti italici hanno ancora il coraggio di venire a blaterare di discriminazione mentre, ovviamente, il buon KrankenCassis incassa senza fiatare?

Ad essere discriminati in Ticino sono i lavoratori ticinesi che infatti si trovano ormai in  minoranza. Eh già, perché in questo sfigatissimo Cantone la maggioranza dei lavoratori è straniera.  La colonizzazione è arrivata al punto che in Ticino vengono pubblicati senza alcun pudore annunci di lavoro solo per frontalieri. Naturalmente senza che nessuna inutile commissione contro il razzismo faccia un cip. Se però, come successo nelle scorse settimane in Svizzera interna, qualcuno pubblica un’inserzione che prevede il requisito della cittadinanza elvetica, ecco che la commissione in questione si mette subito a moralizzare.

Salamelecchi e poi…

La domanda è: per quanto tempo ancora si intende  (i nostri rappresentanti intendono) accettare di farsi prendere per i fondelli in questo modo?

Naturalmente il buon Alfano, tanto per buggerare meglio l’interlocutore svizzerotto, ha pensato bene di profondersi in untuosi salamelecchi sull’ “eccellenza delle relazioni tra Svizzera ed Italia in ogni settore”. Certo: dal punto di vista italiano questa eccellenza è senz’altro data, dal momento che il Belpaese di tali relazioni se ne approfitta alla grande!

Ed in più, i vicini a sud ci denigrano pure:  basti pensare alle continue scempiaggini sulla “Svizzera xenofoba” raccontate oltreramina da politicanti in fregola di visibilità e da giornalai supponenti e beceri (di recente uno di questi pennivendoli è riuscito a tirarla fuori anche in relazioni a questioni calcistiche).

Gli illusi sono serviti

Eppure è così chiaro: finché noi tolleriamo che il Belpaese, oltre ad approfittarsi di noi, si permetta pure di colpevolizzarci, non avanzeremo di un passo.

Chi si immaginava che con il nuovo ministro degli esteri sarebbe cambiata non diciamo la musica, ma almeno una qualche nota dello spartito, è servito. Il buon KrankenCassis si fa prendere alla grande per il lato B, proprio come il suo degno predecessore Burkhaltèèèr. Certo; almeno adesso con il neo-consigliere federale italo-svizzero abbiamo il grande vantaggio che, nelle trattative con l’Italia, veniamo buggerati nella nostra lingua madre e non più in inglese. Chi si accontenta…

Speriamo che almeno l’aspetto enogastronomico della gita fuori porta  sia stato soddisfacente per il neo-consigliere federale; perché altri ritorni positivi non se ne vedono.

Disdire la Convenzione

E’ quindi evidente che bisogna bloccare i ristorni dei frontalieri, disdire la Convenzione del 1974 ed applicare alla lettera “Prima i nostri”. Almeno i vicini a sud starnazzeranno per qualcosa.

Tanto ormai, e l’ha capito anche il Gigi di Viganello, qualsiasi cosa facciano gli svizzerotti, l’accordo con i frontalieri il Belpaese non lo firmerà neanche tra cent’anni.

Lorenzo Quadri