Mentre i funzionarietti di Bruxelles tentano di fare la voce grossa con gli svizzerotti
In Austria comincia la mobilitazione per uscire dalla Disunione europea. E ci potrebbe essere una votazione popolare.
L’Austria non è l’unico paese in cui soffiano, giustamente, venti di indipendenza: al proposito è ben nota la posizione della Gran Bretagna.
Come direbbe la canzoncina, l’ “austriaco sulla cima dei monti” non è “felice” di stare nell’UE. Lo crediamo bene. In due decenni alla mercé degli eurobalivi, i nostri vicini si sono accorti di averci solo perso. In sicurezza, in benessere, in occupazione. A noi è successa la stessa cosa con la devastante libera circolazione delle persone, ma guarda un po’…
Adesso, poi, sui membri UE grava anche la minaccia di dover pagare il debito della Grecia.
Raccolte le firme
Sicché in Austria sono state raccolte 20mila firme per l’uscita dalla Disunione europea, ciò che permetterà di dare il via al processo democratico che sfocerà nella votazione popolare.
Da notare che, stranamente, in Austria nessuno strilla al cataclisma economico in caso di abbandono del club degli eurofalliti. Al contrario: ritrovando la propria moneta, gli austriaci si aspettano di poter mettere in atto quelle politiche economiche necessarie al benessere della popolazione. E nessuno strilla al populismo e al razzismo. Solo a noi svizzerotti, che abbiamo spalancato tutto lo spalancabile, i consiglieri federali PLR e P$ vengono a raccontare la fregnaccia del “dobbiamo aprirci”.
Ripagare con la stessa moneta
La situazione austriaca lo rende ancora più evidente: il lavaggio del cervello che i fautori dell’adesione al’UE, a partire da 6 consiglieri federali su 7, tentano di farci sulle conseguenze apocalittiche che comporterebbe la fine degli accordi bilaterali è, semplicemente, un concentrato di fregnacce. Propaganda politica di basso profilo. Che, oltretutto, non fa che accrescere la sacrosanta insofferenza dei cittadini svizzeri nei confronti di un’UE fallita e arrogante che crede di poterci trattare come un baliaggio.
Abituati ad avere a che fare con svizzerotti che calano le braghe non appena si fa la voce un po’ grossa, i burocrati della commissione UE, vale a dire un pugno di funzionarietti non eletti da nessuno e quindi privi di qualsiasi legittimazione democratica, hanno bloccato le trattative con la Svizzera in attesa che si regoli la questione delle limitazioni alla devastante libera circolazione delle persone. Si tratta, è evidente, di un atto ostile che come tale va considerato. E ripagato con la stessa moneta. Una commissione del parlamento europeo (composto da gente che guadagna 20mila euro al mese più un numero sterminato di benefits da mille e una notte mentre i relativi paesi sono in miseria) ha convocato (che pagüüüraaaa!) l’ambasciatore elvetico Balzaretti. Il quale farà bene a ricordarsi che il suo compito è quello di difendere, senza alcun compresso, il voto del 9 febbraio ed il contingentamento dei frontalieri. E’ chiaro il messaggio?
Lorenzo Quadri