Il padronato potrebbe cominciare col dare la precedenza ai residenti nelle assunzioni invece di andare avanti “come se niente fudesse” con la scusa che dall’alto non è ancora arrivato l’ordine di smettere

Ma guarda un po’. A Berna i Burkhaltèèèèr e le Sommaruga (e non solo loro…) da 7 mesi fanno il lavaggio del cervello alla gente. Obiettivo: convincerla di aver “sbagliato” a votare il 9 febbraio. Eh beh, lorsignori consiglieri federali si sono beccati i cazziatoni da Bruxelles, quindi per forza il voto doveva essere sbagliato. Non sia mai che si sostenga la volontà del popolo elvetico davanti agli eurobalivi. Il popolo “sbaglia”; gli euroburocrati non eletti da nessuno, invece, hanno il dono dell’infallibilità.

Anzi c’è il sospetto, ed è più di un sospetto, che i nostri solerti diplomatici presso gli eurofalliti – quelli che si scusano (sic!) con Bruxelles ogniqualvolta i votanti rossocrociati ricordano a costoro, tramite i nostri strumenti democratici, che la Svizzera non è una colonia UE – stiano sostenendo proprio la tesi del voto sbagliato, e magari stiano pure facendo balenare che in fondo si può rivotare…

Sostegni controproducenti

Tuttavia se Didier “Dobbiamo aprirci all’UE” Burkhaltèèèr (PLR) e la kompagna Simonetta “Dobbiamo aiutare l’Italia ad accogliere i clandestini” Sommaruga (notare l’impiego, del tutto a sproposito, del verbo “dovere”) pensavano di trovare appoggi nel mondo dell’economia ai loro auspici del voto da rifare, a quanto pare hanno fatto male i conti.

In effetti finora hanno trovato solo l’entusiastico sostegno dei kompagni, del presidente del CdS Manuele Bertoli che sabota la volontà del 70% dei ticinesi (oggi la chiamano “libertà d’espressione”,  mica tanto tempo fa la definizione usata sarebbe stata “tradimento”) e – ultimo arrivato – del Numes, ovvero il Nuovo (?) movimento europeo svizzero, che nella sostanza è un convivio di quattro gatti che ancora insistono nel perorare l’adesione della Svizzera alla fallita Unione europea.

Il Numes fa terra bruciata

I signori Numes nella loro presa di posizione non mancano di dare fiato alle trombe del catastrofismo spinto: “grave crisi innescata dalla votazione del 9 febbraio (uella!)…. Completo isolamento della Svizzera (doppio uella!)… la libera circolazione delle persone è principio fondante dell’UE e dunque non negoziabile (triplo uella con avvitamento)” e avanti su questo roboante tono.

Peccato che sulla questione del principio fondante e non negoziabile dell’UE ci siano parecchie cose da dire. Limitiamoci a 2.

1)     Non siamo membri dell’UE per cui i suoi principi fondanti ci fanno un baffo;

2)     Blocher, che essendo stato ministro di giustizia ha un certo “know how” come si dice oggi, ha più volte sottolineato come gli accordi sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera ed Unione europea prevedano la possibilità di trattative; se l’UE non vuole trattare è lei che viola gli accordi e non certo la Svizzera.

Sicché i 4 gatti Numes dicono che bisogna rivotare, e se lo dice chi ci vuole portare nella fallita Unione europea, è fin troppo chiaro quali sono le mire di chi pretende una seconda votazione.

Ergo, se a Berna qualcuno progettava di infinocchiare il cittadino assicurando che rifare la votazione sull’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” non significa volerci portare nell’UE, ma chi potrebbe mai pensarlo, si è già visto fare terra bruciata dal Numes. Il Consiglio federale non poteva trovare supporters peggiori.

 

Economiesuisse

Per contro, chi sperava nel sostegno delle cerchie economiche alla ripetizione della votazione il cui esito non è piaciuto ai rottamatori della Svizzera, si è preso una nuova scoppola. Il “simpatico” presidente di Economiesuisse Heinz Carrer ha infatti fortemente sconsigliato (eufemismo) una simile votazione. Naturalmente snocciolando le solite statistiche taroccate sul PIL che sarebbe aumentato grazie alla devastante libera circolazione delle persone senza limiti. Va da sé omettendo di indicare che i vantaggi sono andati nelle tasche di pochi, mentre la maggioranza si becca le ricadute negative. Al di là di questo, il messaggio del buon Heinz Carrer è chiaro: guardate sciuri politicanti che, se si rivota sull’Europa, vi beccate un njet ai Bilaterali, e allora salta davvero tutto. Meglio quindi dar retta al popolo che esasperarlo.

Tutto bene, ma…

Tuttavia, a questo discorso teorico manca un tassello importante.  Ossia che gli ambienti economici, rappresentati dall’Heinz, devono fare la propria parte. Limitarsi a riconoscere ciò che è indiscutibile, ossia che il 9 febbraio il popolo ha votato in un certo modo, e poi dire che è la politica che deve fare tutto, è molto facile ed anche un po’ ipocrita.

Se gli ambienti economici davvero riconoscono la sovranità popolare, e non solo a parole, comincino coll’adeguarsi spontaneamente invece di nascondersi dietro la foglia di fico del Diktat che non arriva. In sostanza, comincino a dare di propria iniziativa la precedenza ai residenti nelle assunzioni invece di andare avanti ad assumere frontalieri e a chiamare padroncini a go-go in attesa che gli arrivi dall’alto l’imposizione di smettere.

Lorenzo Quadri