Il nuovo premier italiano non eletto (il terzo della serie: l’ultimo presidente del Consiglio in carica con i voti popolari è stato Silvio Berlusconi) Matteo Renzi, non poteva (non poteva proprio?) evitare di uscirsene anche lui con la manfrina dell’”andare a prendere i soldi in Svizzera”.
Evidentemente gli è già stato spiegato che grazie alla ministra del 5% – quella che organizza visite-prese per i fondelli in Ticino, della durata di un’oretta, poiché il nostro Cantone ed i suoi abitanti, che sono poi i datori di lavoro di Widmer Schlumpf, non valgono più di un’ora del suo prezioso (?) tempo, peraltro pagato da noi – la Svizzera cala le braghe con chiunque, e perfino con l’Italia.
Renzi sui soldi della Svizzera cominci a farci un bel “crocione” sopra. Al neo presidente non eletto occorre infatti chiarire che non abbiamo la benché minima intenzione di cedere un bel niente all’Italia, la quale, per quanto concerne i rapporti con il nostro Paese, è inadempiente su tutti i fronti. Finché la Svizzera non viene cancellata dalle black list italiane illegali non si entra nemmeno del merito di concessioni, ed inoltre si blocca il versamento dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri.
Il terzo premier italiano non eletto, farebbe forse meglio a ricordarsi che, come ha scritto a più riprese il corriere di Como, il Ticino è la valvola di sfogo dei problemi occupazionali delle province italiane limitrofe (ciò che peraltro accade a danno di chi vive nel nostro Cantone), e a comportarsi di conseguenza. Ossia ad usare nei nostri confronti il rispetto che merita un datore di lavoro di questa importanza per i suoi concittadini. Se Renzi crede di fare il ganasa con la Svizzera, ha fatto male i conti: non siamo a lascia o raddoppia.
Invece, visto che Renzi come del resto i suoi predecessori ha bisogno di soldi, gli indichiamo – lo abbiamo già fatto con chi l’ha preceduto, ma senza esito – dove andare a prendere almeno 220 milioni di euro all’anno: basta tassare i frontalieri secondo le aliquote italiane, come da proposta della Lega; proposta “giacente” ormai da anni (e non stiamo qui a rispiegarla per l’ennesima volta).
E’ chiaro, e lo ripetiamo ancora, che c’è una plateale disparità di trattamento tra cittadini italiani frontalieri e non frontalieri. Disparità ad opera del governo italiano, che privilegia in modo sfacciato e senza alcun motivo plausibile quei suoi concittadini che vivono in Italia ma lavorano in Ticino.
Non si capisce come un governo serio possa tollerare questa situazione. A maggior ragione con un premier dell’area di $inistra. O forse quando si tratta di voti – e già, perché aumentare le tasse ai frontalieri non è di sicuro una mossa pagante dal punto di vista del marketing elettorale – anche la $inistra può allegramente rinunciare a 220 milioni di Fr di entrate fiscali oltre che ai discorsi di parità con cui ama riempirsi la bocca?
Lorenzo Quadri