Diritto penale minorile da rivedere con urgenza!
Nei giorni scorsi è tornato alla ribalta il raccapricciante delitto di Daro, con il processo in appello.
Gli interventi dell’accusa e del patrocinatore dei familiari della vittima hanno tenuto banco. Tra le righe è emersa un’informazione, quasi casualmente.
D.D., l’ex minorenne serbo che uccise e fece a pezzi il patrigno, il 46enne Arno Garatti, già a luglio potrà chiedere il regime di semilibertà. Infatti, essendo minorenne al momento del delitto, l’omicida è stato condannato a 4 anni di carcere: il massimo della pena previsto dal codice penale minorile.
Qui i conti non tornano. L’ex minorenne serbo non ha rubato un motorino e nemmeno le ciliegie al mercato. Ha commesso un delitto gravissimo, con modalità degne di un film splatter. Il diritto penale minorile attualmente in vigore in Svizzera si dimostra totalmente inadeguato nel fare giustizia in simili situazioni. Situazioni che purtroppo diventano sempre meno eccezionali (ma come, i giovani stranieri criminali non dovevano essere tutta un’invenzione della Lega populista e razzista?). Non può essere che un quasi maggiorenne che commette un orrendo delitto se la cavi con così poco. Questo non solo urta il sentimento collettivo di giustizia e crea, quindi, sfiducia delle istituzioni, ma crea pericolosi precedenti.
Pericoloso precedente
Ricordiamoci che la madre Mitra Djordjevic in prima istanza è stata assolta dall’accusa di essere la mandante del delitto. Quello di istigatore non è un ruolo così facile da dimostrare in un processo. Ciò significa che un istigatore o istigatrice potrebbe anche venire assolto in via definitiva, seppur colpevole. La pericolosità della situazione appare evidente. Quanti altri adulti senza scrupoli potrebbero pensare “bene” di servirsi di killer quasi maggiorenni, sapendo che a) l’esecutore materiale se la caverà comunque, nella peggiore delle ipotesi, con un paio d’anni di reclusione ed il resto della pena da scontare in regime di semilibertà e b) loro medesimi, se sapranno essere appena un po’ abili, avranno buone chance di uscirne puliti?
I tempi cambiano. Se la pena massima di 4 anni nel diritto penale minorile è stata in passato ritenuta adeguata (ma lo è poi davvero mai stata?) adesso non lo è più. La società è cambiata – in peggio. E la politica migratoria scriteriata delle frontiere spalancate a chiunque porta, in questo, pesantissime responsabilità.
I tempi cambiano
La pena massima di 4 anni per un minorenne è ormai diventata quasi una barzelletta. Bisogna sostituirla, se si vuole evitare il peggio, con una sanzione degna di questo nome. Chi è in grado di uccidere e fare a pezzi un uomo è anche in grado di assumersi la responsabilità per quello che ha fatto. Chi è abbastanza adulto per commettere efferatezze simili non deve potersi nascondere dietro il paravento della giovane età: certamente non nella misura in cui è ora possibile. Del resto, la soglia dei 18 anni non è imposta da alcuna legge naturale, ma è puro arbitrio. In passato, anche da noi, giovani di 13-14 anni erano considerati adulti, si sposavano e fondavano una famiglia. Questo per dire che se la società cambia le leggi non possono rimanere indietro. Del resto in molti paesi europei il diritto penale minorile, proprio per tenere conto di questo mutamento in peggio – ennesimo regalo avvelenato della fallimentare multikulturalità – è stato inasprito in misura considerevole. Questo deve avvenire anche da noi. Una giustizia con pene barzelletta è iniqua e viene meno al suo principale obiettivo. Ricordiamoci infatti che la giustizia serve a difendere le vittime e non a difendere i criminali.
Lorenzo Quadri