Il ritorno della campagna “Balairatt” in vista della votazione del 9 febbraio ha suscitato le prevedibili reazioni in Italia. Del resto è per quello che è stata ideata.
Come prevedibile la campagna ha innescato oltreconfine la solita litania dei frontalieri che sarebbero maltrattati in Svizzera. E questa è una storiella che non sta né in cielo né in terra.
In effetti rimanendo in patria i frontalieri non avrebbero lavoro e quindi sarebbero messi ben peggio. Inoltre i frontalieri sono privilegiati sotto il profilo fiscale rispetti ai loro concittadini che vivono e lavoro in Italia. Questa disparità di trattamento è assolutamente plateale ed inaccettabile. Quale stato ammette una simile disparità di trattamento fiscale tra i suoi concittadini? La vicina Penisola, appunto. Proprio quella che crede di attaccare la Svizzera strillando alla presunta discriminazione degli italiani.
Questo atteggiamento, assolutamente ipocrita, dura da molti anni e non è destinato a cambiare. In ogni caso, non per volontà dell’Italia. Lo stesso governo italico di sinistra che – come tutte le $inistre – ama riempirsi la bocca con la “parità”, ai proclami non fa seguire i fatti. Come tutte le sinistre.
Bacino di voti
Sappiamo infatti che a seguito dell’accordo sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, questi ultimi sono tassati secondo aliquote svizzere che sono molto inferiori a quelle italiane. Poiché questo accordo, datato 1974, non ha più alcuna ragione di essere, Roma avrebbe ora un’occasione d’oro per tassare i propri concittadini che lavorano in Svizzera secondo le aliquote italiane: basta mettersi d’accordo con il nostro Paese nelle famose trattative in corso da anni. La Svizzera dunque preleverebbe l’imposta secondo gli standard italiani e trattenendo la totalità dell’aliquota elvetica. Per l’Italia ciò comporterebbe un importante aumento del gettito. Idem per il Ticino. Qui ci sono dunque delle risorse che l’ente pubblico italiano non solo potrebbe, ma dovrebbe incamerare. Proprio in virtù del sacrosanto principio della parità di trattamento. E non sono certo due spiccioli. Però l’Italia rifiuta. Preferisce starnazzare contro il segreto bancario svizzero, pretendendo di farlo saltare a piacimento (del resto sa che la Sviozzera, grazie alla ministra del 5%, cala le braghe: basta strillare un po’ al razzismo e alla discriminazione e il gioco è fatto).
Perché centinaia di milioni di franchi vengono lasciati sul campo, malgrado la vicina Penisola ne avrebbe certamente bisogno? Non ci vuole molta fantasia per accorgersi che si puro calcolo elettorale. Il governo italiano “a termine” sa benissimo che i frontalieri sono un bacino di voti rilevante. Sa anche che chi aumenta le imposte ai frontalieri rischia, pertanto, di perdere le elezioni. Ecco perché si tollera la disparità di trattamento ed ecco perché si rinuncia ad entrate per decine di milioni.
L’Italia dunque non disdirà l’accordo sulle imposte alla fonte dei frontalieri; per puro calcolo elettorale. Con quale decenza un governo che rinuncia a decine di milioni di entrate crede di potersi far propaganda andando a raccontare che si riprenderà i soldi che sono in Svizzera? E’ tuttavia possibile, vista la prassi della sistematica calata di braghe imposta dalla ministra del 5%, che Roma finisca per ottenere dal nostro Paese tutte le informazioni bancarie che vuole. Il Ticino resterà dunque fregato su tutta la linea.
Per questo l’accordo sulle imposte alla fonte dei frontalieri lo deve disdire la Svizzera.
Lorenzo Quadri