E intanto il Consiglio federale se ne frega
Il Consiglio federale ha risposto all’interpellanza del sottoscritto sull’utilizzo, da parte italiana, dei fondi di disoccupazione dei frontalieri che vengono ristornati al Belpaese.
In sostanza, risulta che – per l’ennesima volta – questi soldi vengono girati all’Italia per uno scopo, ma vengono poi utilizzati per un altro. Non per pagare le indennità di disoccupazione, ma per altre prestazioni.
Del resto si tratta di un vecchio vizietto della vicina Penisola. I ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri avrebbero dovuto essere utilizzati per la realizzazione di infrastrutture nei Comuni beneficiari. Cosa che però non succede nemmeno per sbaglio, infatti i fondi vengono impiegati per tappare i buchi di gestione corrente. Ben lo si è visto dalle reazioni scatenatesi quando il governo ticinese ha deciso, purtroppo per un lasso di tempo troppo breve, di bloccare il 50% dei ristorni dei frontalieri.
Il Consiglio federale per l’ennesima volta fornisce una risposta deludente (eufemismo) a dimostrazione della totale incapacità elvetica di gestire i rapporti con la vicina Penisola. Il tenore è il seguente: noi svizzerotti, ligi sempre e comunque agli accordi internazionali, paghiamo. Cosa ne faccia poi l’Italia di questi soldi, se li utilizzi o meno per gli scopi per cui vengono versati, non lo sappiamo e comunque non è un problema nostro.
Qui i conti non tornano. Se c’è un accordo del 1978 in cui la Svizzera si dice pronta a ristornare all’Italia parte dei contributi di disoccupazione versati dai frontalieri affinché la Penisola paghi le prestazioni di questi ultimi, questo non vuole assolutamente dire che il nostro paese deve essere pronto a versare questi soldi ma per scopi diversi. Ancora meno vuol dire che il Consiglio federale si può permettere di disinteressarsi completamente, cosa che sta invece manifestamente accadendo, del destino di questi fondi. Questo disinteresse del governo per la sorte del denaro pubblico è assolutamente allucinante.
Stiamo infatti parlando di contributi a sostegno dei senza lavoro. In Ticino la devastante libera circolazione delle persone e la conseguente esplosione del frontalierato sono tra le principali cause dell’inferno occupazionale in cui si trova precipitato un numero crescente di ticinesi, giovani e meno giovani.
E allora questi ristorni li blocchiamo e li usiamo per finanziare la nostra disoccupazione. Non ci sta bene che vengano utilizzati dall’Italia per generici aiuti sociali. A maggior ragione in regime di libera circolazione delle persone che permette ai cittadini UE di arrivare in Svizzera – quindi a numerosi italiani di arrivare in Ticino – con un permesso di lavoro farlocco, di lavorare per un paio di mesi e poi di attaccarsi alle mammelle della nostra disoccupazione, senza avervi mai contribuito.
Non si capisce proprio perché gli unici a doversi sempre attenere pedissequamente agli accordi internazionali debbano essere gli svizzeri.
Lorenzo Quadri