Come volevasi dimostrare: braghe calate, ma siamo ancora sulle black list
Se non ci fosse da piangere, ci verrebbe da ridere: la vicina Penisola ha aggiornato le sue black list. Ma la Svizzera rimane allegramente malgrado gli accordi-ciofeca siglati dalla ministra del 5% Widmer Schlumpf e dal suo tirapiedi De Watteville!
Smantellato il segreto bancario
La Svizzera, grazie alla ministra del 5%, ha smantellato il segreto bancario in cambio di nulla. L’accordo sulla fiscalità dei frontalieri è ancora tutto in divenire. Ben lungi dall’essere un successo come pretende la Consigliera di Stato liblab è, invece, un flop. Altro che guadagnarci: i ticinesotti ci perderanno. In particolare ci perderanno i Comuni: l’Italia impone (?) l’annullamento della decisione del Gran Consiglio di portare il moltiplicatore per i frontalieri al 100%.
I ticinesotti ci perderanno senza però più potersi difendere con il blocco dei ristorni. A ciò si aggiunge la notoria clausola ghigliottina legata all’applicazione del voto del 9 febbraio, che farebbe decadere il futuro (?) nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri.
Melina italica
Intanto però per motivi elettorali il governo italiano fa melina sull’aumento della pressione fiscale sui frontalieri, che è indispensabile per la Svizzera (Ticino) in funzione antidumping. E cosa commenta la Consigliera federale non eletta, supportata dalla ministra del PLR? “Sa po’ fa nagott, è nell’ambito della sovranità italiana”.
Qui i conti non tornano. Ma come, Widmer Puffo (e Sadis): la sovranità italiana è sacra però la Penisola può calpestare la nostra pretendendo l’annullamento di decisioni parlamentari e – colmo dei colmi! – introducendo clausole ghigliottina contro una votazione popolare?
I conti non tornano
La clausola ghigliottina è oltretutto motivata in modo da far ridere i polli: l’entrata in vigore di limitazioni alla libera circolazione che interessano anche i frontalieri cambierebbe le carte in tavola. Da qui la decadenza del nuovo accordo.
Una domanda alla controparte italica: “ma ci siete o ci fate”?
La Convenzione del 1974, attualmente in vigore, è stata sottoscritta decenni prima dei bilaterali. Quindi, secondo il ragionamento italiano, sarebbe dovuta decadere con l’entrata in vigore dei medesimi. Il che significa: niente più ristorni! Bene, se le cose stanno così i ristorni li riblocchiamo immediatamente: sono gli italiani a dircelo!
Nel frattempo
La Svizzera ha calato le braghe, però rimane sulle black list, per uscire dalle quali bisognerà, dice adesso l’Italia, attendere lo scambio automatico d’informazioni. Il che significa orizzonte 2018.
Nel frattempo nel Belpaese saranno cambiati vari governi, senza elezioni come da tradizione consolidata. Ogni nuovo ministro farà tabula rasa degli accordi (o presunti tali) conclusi dal predecessore.
Ad attenersi fino all’ultima virgola saranno, come al solito, gli svizzerotti fessi. I quali si lasciano abbindolare dalle promesse italiane. Quando Oltreconfine perfino gli accordi messi nero su bianco sono carta straccia e non vengono rispettati: pensiamo solo alla Stabio-Arcisate. Per cui figuriamoci le promesse.
30% a rischio
Intanto il danno è fatto, perché la voluntary disclosure non la farà nessuno. Semplicemente i soldi italiani non dichiarati verranno portati via dalla Svizzera. I conti sono presto fatti: se parte il 30% dei capitali, salta il 30% dei posti di lavoro sulla piazza finanziaria ticinese; con tutto quel che ne consegue.
Mentre noi ci facciamo invadere da frontalieri e ditte italiane, le aziende svizzere non lavorano in Italia a causa delle black list. Dove siamo iscritti e dove restiamo.
Il Consiglio federale più debole della storia ha svenduto una grossa fetta del nostro benessere; in cambio ha ottenuto ZERO. Prima misura: decidere immediatamente il blocco dei ristorni!
Lorenzo Quadri