La vicina Penisola viola allegramente un accordo bilaterale
Ma guarda un po’, allora avevamo ragione. Mentre la Svizzera rispetta pedissequamente gli accordi internazionali con piglio autolesionista, la vicina ed ex amica Penisola se ne fa un baffo. Un tema sollevato più volte da queste colonne.
Ma naturalmente erano tutte fantasie, illazioni, balle populiste. Così strombazza la stampa del partito antilega, così dichiara – seppur in politichese – l’amministrazione federale. Peccato che non si tratti né di fantasie né di balle, come ammette il Consiglio federale nella sua recente risposta ad un’interpellanza del sottoscritto, con la quale si chiedevano lumi sull’ennesima “sorpresa” in arrivo da sud: l’Italia, ad un certo punto, ha smesso di riconoscere le licenze di condurre elvetiche per i camion di peso superiore alle 3.5 tonnellate. Malgrado il reciproco riconoscimento di queste licenze sia esplicitamente contenuto negli accordi bilaterali sul traffico terrestre.
Nuova provocazione
Questa ennesima provocazione italiana è la dimostrazione di come la vicina Penisola consideri il nostro Paese. Da far invadere da frontalieri e padroncini che altrimenti si troverebbero a fare i disoccupati sul groppone italico, ma contemporaneamente da inserire su black list ILLEGALI, da martellare per i rimasugli del segreto bancario, da dipingere come uno Stato canaglia, da boicottare con mezzucci ed espedientucoli non appena se ne presenta l’opportunità (vedi i fiscovelox al confine, vedi i turisti cinesi fermati in dogana, vedi…). E, soprattutto, da prendere fondelli trattando gli accordi presi come fossero carta straccia.
Carta straccia
Carta straccia la reciprocità prevista dagli Accordi bilaterali (all’insegna dell’adagio: “tanto gli svizzeri sono fessi e non si accorgono di niente”).
Carta straccia gli Accordi di Dublino, con tattiche e sotterfugi per non riprendersi gli asilanti che “toccano” all’Italia.
La débâcle della Stabio-Arcisate non necessita di ulteriori spiegazioni, ricordiamo che per quest’opera, destinata a rimanere monca, la Svizzera ha stanziato 200 milioni, di cui 100 dei ticinesi. AlpTransit rischia di fare la stessa fine.
I conti non tornano
Adesso è il turno dell’accordo sul traffico terrestre di venire allegramente disatteso dalla Penisola, a danno degli svizzerotti che tanto non reagiscono.
Il Consiglio federale si è così trovato nella spiacevole situazione di dover ammettere che, effettivamente, i conti non tornano. Infatti la violazione da parte dell’Italia dell’accordo federale sul traffico terrestre per quel che riguarda il riconoscimento delle licenze di condurre elvetiche dei camion non è frutto della fantasia malata del becero leghista di turno, ma una realtà segnalata all’Unione europea e tematizzata anche dalla ministra dei trasporti Leuthard in occasione del suo incontro con l’omologo italiano Lupi. Per quanto i camion non siano, come noto, il punto forte della Doris, la quale ha affermato in TV con bella sicurezza che i mezzi pesanti devono pagare la vignetta autostradale quando tutti sanno che non è così.
A quanto pare, da qualche tempo l’Italia ha smesso, apparentemente, di fare la furba su questo tema. Ma è chiaro che la brace cova sotto le ceneri. Alla prima occasione, ci ricascherà.
Domanda da un milione: e una bella violazione degli accordi bilaterali a favore della popolazione residente, quando la facciamo?
Lorenzo Quadri