Malgrado le Camere federali abbiano bocciato l’iniziativa popolare

 Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Consiglio nazionale ha detto niet all’iniziativa popolare “salviamo l’oro della Banca nazionale”.  L’iniziativa comprende tre punti:

1) Ulteriori vendite delle riserve d’oro della BNS sono vietate.
2) L’oro della Banca nazionale deve essere immagazzinato in Svizzera.
3) La Banca nazionale deve obbligatoriamente possedere una parte delle sue riserve nella forma aurea (almeno il 20% degli attivi).

L’oro della Banca nazionale non è probabilmente il tema che più fa scaldare gli animi nel dibattito politico. Ciò non toglie che sia un argomento importante, che interpella anche l’indipendenza del nostro Paese. E questo è il valore più importante di tutti: ancora più dell’oro.

A spingere a spezzare una lancia a favore dell’iniziativa sull’oro, che la Lega dei Ticinesi ha sostenuto in particolare per il secondo punto, anche il dibattito unilaterale cui si è assistito al Consiglio degli Stati. Alla Camera alta nessuno è intervenuto a favore di questa iniziativa, e questo è quantomeno curioso, visto che essa è riuscita e dunque ha raccolto oltre 100mila sottoscrizioni.

Forse che tutti quelli che hanno firmato l’iniziativa hanno sbagliato in pieno? Forse che sostenere l’importanza di riserve auree cospicue e soprattutto custodite in Svizzera è qualcosa di completamente avulso dalla realtà? Io non lo credo.

Meno una banca nazionale dipende dall’euro o dal dollaro e più è indipendente. Più oro significa quindi maggiore indipendenza e l’indipendenza della Banca nazionale va di pari passo con quella della nazione.

Quindi appoggiando l’iniziativa sull’oro si sostiene l’indipendenza e l’autonomia della Svizzera. E questi sono valori che dobbiamo continuamente difendere e riaffermare, poiché sono costantemente minacciati.

Sono minacciati sia dall’esterno, ed in particolare da un’Unione europea fallimentare che però vorrebbe inglobare anche la Svizzera, sia dall’interno: ovvero da quelle forze politiche vogliono renderci sempre più dipendenti dall’UE per poi costringerci ad entrare a farne parte, con la consueta tattica del salame.

L’iniziativa chiede inoltre che l’oro della BNS sia immagazzinato integralmente in Svizzera. Oggi lo è circa per metà, l’altra metà si trova all’estero. Si trova in paesi cosiddetti sicuri (e ci mancherebbe che fosse collocato in nazioni in guerra). Dove si trova, però, non lo sa nemmeno il Consiglio federale. Come ebbe a dire qualche anno fa un ministro delle finanze: “dove sia immagazzinato l’oro non lo so e non lo voglio sapere, non vorrei infatti che l’informazione mi saltasse fuori dopo qualche birra di troppo”.

I paesi sicuri ignoti a noi come pure al Consiglio federale in cui è stato depositato l’oro dei cittadini svizzeri, sono poi davvero così sicuri? Con gli Stati Uniti siamo da tempo in guerra economica a seguito delle note questioni legate al segreto bancario – o piuttosto ai suoi rimasugli. Pensiamo all’attuale vicenda di Credit Suisse. Non si sa quali misure di ritorsione gli States potrebbero adottare nei confronti del nostro paese. E’ prudente lasciare l’oro svizzero in queste mani? C’è da davvero da dubitarne.

Visto poi il modo in cui l’Unione europea tratta il nostro paese, in particolare da tre mesi a questa parte, ovvero dopo il voto del nove febbraio, anche nei confronti dei suoi Stati membri non ci sono particolari motivi di fiducia. A proposito di UE, la stessa Germania ha deciso di recuperare l’oro della propria banca centrale sparpagliato qua e là. Un qualche motivo di sarà. Perché quindi non dovremmo fare altrettanto?

L’ostinazione con cui l’iniziativa sull’oro della BNS viene snobbata e delegittimata (evidentemente i promotori non sono dell’area “giusta”) accresce la convinzione che le proposte siano tutt’altro che sbagliate.

Un motivo in più, dunque, per sostenere questa iniziativa quando sarà sottoposta al voto popolare.

Lorenzo Quadri