E poi la chiamano “integrazione”? Sì, nello Stato sociale finanziato dagli svizzerotti…

Ah beh, questa ci mancava: la kompagna Simonetta Sommaruga adesso si prodiga per agevolare le assunzioni di asilanti. Si parla, evidentemente, dei richiedenti l’asilo che sono stati autorizzati a rimanere in Svizzera, e che sono titolari di un permesso B o di un’ammissione provvisoria.

Questione di comodità?
Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, le statistiche federali confermano che l’80% dei rifugiati è a carico dell’assistenza. Se essere integrati vuol dire – e così è – esserlo anche economicamente, 8 rifugiati su 10 non lo sono. E naturalmente la domanda è: queste persone non lavorano perché i datori di lavoro non le assumono, o perché trovano più comodo rimanere in assistenza? (tanto se qualcuno si permette di protestare viene subito denigrato come razzista e fascista dagli autoproclamati, senza averne titolo alcuno, detentori della morale).
Interessante notare che Sommaruga propone l’abolizione del prelievo del 10% del salario dei rifugiati, per stimolarli a lavorare. Quindi, ammette implicitamente che gli asilanti non lavorano perché trovano più comodo stare a carico del contribuente. E già: è così che si ringrazia il paese da cui si è stati accolti, nevvero?

Ammissione provvisoria o definitiva?
La Consigliera federale $ocialista pensa di farsi bella (politicamente parlando) promuovendo l’occupazione dei rifugiati. In questo modo tenta forse di nascondere il problema che sta a monte. Ossia che la grande maggioranza degli asilanti non dovrebbe nemmeno più essere in Svizzera. E’ esplicito nella definizione stessa: l’ammissione provvisoria dovrebbe essere provvisoria. Però non lo è. E’ stata proprio Sommaruga a spiegare davanti al Parlamento, prima di Natale, come vanno le cose nel concreto: l’asilante che non è minacciato singolarmente per le proprie posizioni politiche, ma che non può essere rimandato nel paese d’origine (perché è in guerra) viene ammesso provvisoriamente e quindi ha il diritto di rimanere in Svizzera. Con l’obbligo, però, di partire quando nella sua patria è tornata la pace. Ma poi – ha detto la ministra di Giustizia – “passano gli anni, le persone si sposano, fanno bambini che vanno a scuola qui e si sa come vanno queste cose…”. Appunto: si sa esattamente come vanno queste cose: restano tutti in Svizzera, e, per oltre l’80% dei casi, a carico dell’assistenza, come visto sopra.

E gli svizzeri?
Certo che è curioso. La buona Simonetta è diventata paladina dell’assunzione di rifugiati. Eppure non ricordiamo di averla vista stracciarsi le vesti per promuovere l’assunzione di cittadini svizzeri. Inoltre, le poche cose che dovrebbe fare a tutela del mercato del lavoro ticinese non le fa. Vedi ad esempio la trasmissione all’Agenzia delle entrate italiana delle notifiche di padroncini e distaccati, affinché il fisco del Belpaese possa andare a prendere questi evasori. Sollecitata più volte ad attivarsi in questo senso, la ministra P$ si è asserragliata dietro la muraglia dei “sa po’ mia”.

Lasciare il paese
Invece di preoccuparsi di far assumere gli asilanti, magari Sommaruga farebbe meglio a preoccuparsi di far sì che chi viene ammesso provvisoriamente, con però l’obbligo di lasciare la Svizzera quando nel suo paese è tornata la pace, lo faccia anche, invece di rimanere qui a farsi mantenere dagli svizzerotti (ah già, ma l’industria sociale gestita dai rossi deve pur alimentarsi…). Aspettiamo inoltre di conoscere le proposte creative della “Simo” per promuovere l’assunzione di cittadini svizzeri. Oppure sono di serie B rispetto ai rifugiati?
Lorenzo Quadri