Importante vittoria contro la devastante libera circolazione delle persone
La “Lega ginevrina” entra in governo
Lega dei Ticinesi e Muovement citoyen genevois potranno fare fronte comune verso Berna
Il Mouvement citoyen genevois (MCG) entra nel governo di Ginevra. Un evento “storico”, che conferma l’avanzata messa a segno dal Movimento lo scorso mese nella prima tornata elettorale. Tornata che ha portato l’MCG a guadagnare 4 rappresentanti in parlamento.
Il Mouvement citoyen è stato definito, non a torto, una “Lega in salsa ginevrina”. L’MCG – che si definisce né di destra, né di $inistra – ha infatti parecchi punti in comune con la Lega dei Ticinesi. Basta scorrerne rapidamente il programma per rendersene conto.
Il programma
Uno dei suoi slogan è: Genève d’abord, che suona molto simile a “prima i ticinesi”. Un secondo recita invece: “meno frontalieri, meno disoccupazione”. Altri punti del programma del Mouvement sono: priorità ai residenti nelle assunzioni, carcerazione amministrativa per gli asilanti delinquenti in attesa di espulsione (e che a Ginevra sono all’origine di grossi problemi di micro e macrocriminalità), sgravi fiscali per le aziende che creano posti di lavoro, cassa malati unica e pubblica, rafforzamento della sicurezza al confine, priorità agli anziani nella politica sociale (vedi Tredicesima AVS), eccetera. Tutti obiettivi che ci suonano familiari.
Frontalierato da ridimensionare
Chi ha perso potrà fare tutti i sottili distinguo che meglio crede. Potrà dire che Ginvera non è il Ticino. In effetti sul Lemano sono messi peggio di noi quanto a problemi di sicurezza, ma meglio in materia di frontalierato. Il perché è semplice. La regione francese che confina con Ginevra ha ben poca attinenza con la Lombardia. Non ci sono miriadi di aziende grandi e piccole che si lanciano all’assalto della diligenza elvetica per sopravvivere. Non ci sono centinaia di migliaia di lavoratori, anche qualificati, disposti a lavorare al 100% per 1800 Fr al mese. Un certo numero dei frontalieri presenti a Ginevra sono, inoltre, cittadini locali trasferitisi oltreconfine. A Ginevra, poi, l’Ente pubblico ha un ruolo di datore di lavoro più importante di quello ticinese, e quindi ci sono maggiori margini per promuovere l’assunzione di residenti. Inoltre, come se non bastasse, a Ginevra qualche misura che dà fastidio all’UE con l’obiettivo di arginare il frontalierato è stata presa. Ad esempio l’obbligo per il Cantone, ma anche per l’Ospedale cantonale e per l’Università, di interpellare l’ufficio di collocamento prima di effettuare qualsivoglia assunzione. In Ticino invece, grazie alla ministra delle finanze del fu partitone che “studia i dossier” ma poi non ne viene ad una, non accade nulla del genere. A proposito, cosa si aspetta per decretare unilateralmente la moratoria sul rilascio di nuovi permessi per frontalieri? Che questi ultimi raggiungano quota 100mila?
Bilaterali traballanti
La “storica” vittoria ginevrina del MCG è poi la migliore risposta alle panzane pilotate che l’amministrazione federale sta mettendo in giro con intensità quasi isterica, per conto del governo, sulla libera circolazione delle persone, nel tentativo di far credere che funzioni tutto a meraviglia.
A Berna si stanno infatti accorgendo che la libera circolazione ciurla nel manico, e che l’anno prossimo il cittadino elvetico avrà più occasioni per farla saltare, direttamente (estensione dei bilaterali alla Croazia) o indirettamente (iniziative contro l’immigrazione di massa ed ecopop). Di conseguenza, a molti sta venendo fredda la camicia. Che figura ci farebbe il Consiglio federale se il popolo dovesse dire basta all’invasione? E soprattutto – e questo sicuramente fa passare notti insonni a più d’uno, a cominciare dalla ministra del 5% – come giustificherebbero i magnifici (?) 7 una sconfessione popolare dei bilaterali davanti ai loro padroni di Buxelles?
La vittoria del MCG è dunque un ulteriore passo sulla via della fine della libera circolazione della persone; il suo rafforzamento permetterà ai due movimenti “cugini”, ed entrambi governativi nei rispettivi cantoni, Lega e MCG, di coalizzarsi per rafforzare, anche nei confronti della Confederazione, il fronte che ne ha piene le tasche della devastante “non discriminazione” nelle assunzioni; quel fronte che vuole che il lavoro prima venga dato agli svizzeri e poi, ma solo in seconda battuta e se ne avanza, a chi viene da fuori.
Improvvisamente razzisti?
Quindi, altro che “con i bilaterali va tutto bene”, altro che “immigrazione uguale ricchezza”! Il risultato elettorale di Ginevra è uno schiaffo in piena faccia a chi ancora si ostina a sostenere tali fantasiose (ed urtanti) teorie.
A meno che gli spalancatori di frontiere politikamente koretti – tutti, va da sé, ben al riparo dai contraccolpi della libera circolazione delle persone cui hanno scriteriatamente esposto la maggioranza della popolazione – vogliano sostenere che Ginevra, il Cantone più tradizionalmente europeista ed “aperto”, sia improvvisamente diventato “becero, populista, razzista e xenofobo”.
Lorenzo Quadri