RSI/SSR: come da copione, il piano R fa ridere i polli. Altro che “cambiamenti”…

 

Sicché la SSR manda in onda il famigerato „Piano R“. R come Requiem. Requiem sulle promesse di cambiamento fatte prima del voto sulla “criminale” iniziativa No Billag (5 marzo 2018).

Ma anche R come Ridicolo: infatti il famoso piano R comporta, per la Pravda di Comano,  l’eliminazione di 43 posti di lavoro nel giro di alcuni anni. Si tratta di un numero modestissimo, facilmente gestibile nelle normali fluttuazioni (ovvero: pensionamenti e partenze). I posti di lavoro alla RSI sono infatti 1200: l’emittente si è gonfiata come una rana nel corso dei decenni. Quindi, c’è poco da fare cagnara e da montare la panna: nel privato viene lasciata a casa un sacco di gente senza che nessuno (ed in particolare nessun politicante) emetta un flebile cip. Evidentemente per la casta ci sono posti di lavoro, e quindi lavoratori, che “contano” più degli altri.

Passata la festa…

A parte la non-notizia dei 43 impieghi, cosa è rimasto delle promesse di cambiamento sentite a profusione prima del voto sul No Billag? Niente. Passata la festa, gabbato lo santo. A chi si sciacqua la bocca con i risultati della votazione del 5 marzo pensando di fare il furbo, ricordiamo un paio di cosette:

  • In Ticino i Sì alla “criminale” iniziativa sono stati il 35%, al di sopra della media nazionale.
  • Se ai Sì sommiamo i “No critici”, che di certo sono stati più del 15%, arriviamo tranquillamente ad una maggioranza, ed anche robusta.

Cosa sono i “No critici”? Sono quei No espressi da persone che hanno sempre criticato il lavaggio del cervello pro-pensiero unico che ci propinano da Comano spacciandolo per “informazione oggettiva”. Questi votanti hanno respinto l’iniziativa No Billag per “permettere alla RSI di continuare ad esistere (?) e di emendarsi”. La posizione era sostenuta in particolare da politicanti che hanno sempre deplorato lo sbilanciamento a $inistra della TV di Stato; ma quando si è trattato di venire al dunque, hanno calato le braghe, terrorizzati dall’idea che, se si fossero schierati sul fronte “sbagliato”, poi la RSI non li avrebbe più interpellati… e allora addio campagna elettorale con il canone degli utenti!

Naturalmente è finita come sappiamo. Del promesso “cambiamento” non c’è neppure l’ombra. L’andazzo prosegue come prima, se non peggio. Quanti hanno fatto fede alle promesse dei vertici dell’emittente di regime ed hanno votato “No critico” sono stati sontuosamente presi per il “lato B”. Questa è la notizia da prima pagina: ancora una volta, la radiotelevisione pubblica ha buggerato i cittadini. Altro che la barzelletta dei 43 posti. Confidiamo nel lancio dell’iniziativa popolare per il canone a 200 Fr.

Lorenzo Quadri