Oltre, ovviamente, alla fallimentare Unione europea ormai avviata sulla via della rottamazione, il trionfo della Brexit ha un’altra grande perdente: la stampa di regime.
In effetti, basta dare un’occhiata sui media nostrani per rendersi conto che non c’è un solo articolo, commento, elzeviro o notula a sostegno della Brexit. Non sia mai! Bisogna demonizzare a tutto campo!
E’ normale: i soldatini mediatici degli spalancatori di frontiere non possono che scrivere peste e corna del voto inglese. Perché questo voto cancella, in un sol colpo, anni di tentativi di lavaggio del cervello all’indirizzo degli svizzerotti. Si è suonata ad oltranza la manfrina dell’avvicinamento (=sottomissione) all’UE doveroso, ineluttabile, necessario. In caso contrario? Le porte dell’inferno si spalancheranno sotto i nostri piedi di razzisti e xenofobi! Si è divisa la politica – e dunque la popolazione – in due categorie: da un lato gli illuminati, i buoni, gli “aperti” che vogliono l’integrazione nella fallita UE; dall’altro i retrogradi, beceri e razzisti che non la vogliono. Ebbene, una storica notte di fine estate ha messo brutalmente fine al bieco giochetto.
Dogma farlocco
Il voto sulla Brexit ha spazzato via il dogma farlocco dell’ “integrazione europea ineluttabile”. Altro che dogma: era una fregnaccia, ed i fatti lo dimostrano. L’UE non è il Vangelo. Non solo non è necessario farsi fagocitare; addirittura chi è dentro – e non da ieri, ma come Stato fondatore – può uscirne. In una notte si è consumata la rivoluzione. Per gli spalancatori di frontiere politikamente korretti è un vero sacrilegio. Da qui le reazioni isteriche dei soldatini dell’UE – compresi quelli mediatici. Erano sicuri che la Brexit avrebbe fallito. Hanno fatto di tutto e di più per denigrarla e per diffamarne i promotori. Erano certi che nessuno avrebbe osato sfidare le minacce, i ricatti (economici e morali), i catastrofismi degli eurolecchini (e di quei padroni del vapore che, con le frontiere spalancate, si fanno gli attributi di platino speculando sulla manodopera straniera a basso costo). Ed invece è successo l’impensabile.
Persa anche la faccia
Sicché all’ira degli spalancatori di frontiere, al loro astio nei confronti del popolo bestia che vota sbagliato, al genuino schifo che costoro provano nei confronti della democrazia che osa smentirli, si aggiunge la necessità pressante di salvare la faccia. O almeno di provarci. Il risultato non poteva che essere il festival dell’isterismo mediatico contro la Brexit. Si fa a gara a chi la spara più grossa. Parola libera ai tutti gli esperti da tre e una cicca, soldatini al servizio della partitocrazia, che, non avendo evidentemente imparato nulla dalla clamorosa batosta, credono ancora di poter spaventare ed intimidire i lettori: I dossier elvetici finiranno nel cassetto! Rapporti con l’UE più difficili! La nebbia sulla manica! Mancava solo “la fine del mondo è vicina!”. Questi sono alcuni dei titoli del flauto barocco che si potevano leggere sulla stampa del “day after”. Non è certo solo un fenomeno svizzero. Il Corriere della Sera, ad esempio, era pari-pari. Sulla radiotelevisione di sedicente servizio pubblico, nelle cui redazioni la Brexit ha provocato il travaso di cisterne di bile, si può giusto stendere un velo pietoso (anzi un “burqa pietoso” che certamente, in quegli ambienti, è più apprezzato).
Mentre Calmy Rey…
Per quel che riguarda la situazione in Svizzera, tra tutte le starnazzanti minacce dei politicanti euroturbo (per la serie: svizzerotti, non osate rallegrarvi per la Brexit! E soprattutto: non osate neanche immaginare di poter anche voi uscire dalla sudditanza nei confronti degli eurobalivi in cui vi abbiamo cacciati per il nostro interesse!) spicca in positivo la posizione dell’ex ministra degli esteri Micheline Calmy Rey: che è una kompagna, mica una leghista populista e razzista. Calmy Rey non si è fatta problemi nello sbugiardare gli attuali consiglieri federali dicendo che la Brexit sarà positiva per la Svizzera. Certo che lo sarà: perché gli eurobalivi dovranno abbassare la cresta con tutti. E anche con noi.
Non è il solo
Del premier britannico dimissionario David Cameron si è scritto che “ha perso tutto in una notte”. Non è mica il solo. Anche molto più vicino a noi c’è chi in una notte ha perso forse non “tutto”, ma la faccia e la credibilità di sicuro. Vero, stampa di regime?
Lorenzo Quadri