L’ isteria dell’élite spalancatrice di frontiere che non accetta i responsi popolari 

 

Da un paio di settimane la Vicina Penisola ha finalmente un nuovo governo, formato dai vituperati “populisti” di Lega e 5 stelle. E la casta, a livello internazionale, è andata in tilt. Se ne sono sentite di tutti i colori. Dal commissario europeo che si è augurato un disastro sui mercati finanziari del Belpaese per “insegnare agli italiani a votare giusto” (e noi davanti a simili soggetti continuiamo a calare le braghe?) al “blasonato” quotidiano radikalchic New York Times che ha sbroccato senza remore, scrivendo che il governo italiano farebbe “schifo”.

La casta ha perso la bussola

Questa isteria ben dimostra come l’establishment stia perdendo completamente la bussola. Del resto, lo si può comprendere: da ogni appuntamento elettorale  esce indebolito, quando non asfaltato. In Europa la casta ha ancora in mano il pallino in Francia – vedremo per quanto – con il burattino Marcon, un “prodotto” creato a tavolino dall’establishment. Altrove le cose vanno diversamente: in Germania l’ “Anghela” Merkel è indebolita, in Austria ha vinto il cancelliere anti-migranti, i paesi del blocco Visegrad sono noti, anche in Slovenia si fanno largo  gli odiati “populisti”, in Gran Bretagna c’è la Brexit, e avanti di questo passo. La casta ha di che agitarsi.

Sull’orlo di una crisi di nervi

Gli eurofonzionarietti, in particolare, sono sull’orlo di una crisi di nervi. Perché nessuno ormai gli dà più retta. Nemmeno negli Stati membri UE.  Ad ubbidire pedissequamente resta solo la Svizzera. Dove i politicanti sono letteralmente ossessionati dai trattati con Bruxelles. Sicché Bruxelles, con notevole squallore, fa pressione su Berna affinché sottoscriva lo sconcio accordo quadro istituzionale. Ed i suoi camerieri sotto le cupole federali sarebbero anche pronti a cedere. Il pretesto? Sempre il solito: noi siamo piccoli, abbiamo bisogno dell’UE e quindi (?) avanti! Facciamoci comandare a bacchetta da tutti!

Il tranello di Dublino

Intanto il nuovo governo italiano ha già fatto saltare la revisione dell’accordo di Dublino, quello che prevede che i finti rifugiati con lo smartphone se li deve tenere il Paese in cui è stata depositata la prima domanda d’asilo. Il neo-ministro degli interni Salvini al proposito ha detto due cose rilevanti, anche se non particolarmente originali (del resto, non è mica scolpito nella pietra che bisogna sempre inventarsi cose nuove). La prima, che l’Italia non intende continuare ad essere il campo profughi d’Europa. La seconda, che essa potenzierà  i punti d’espulsione dei finti rifugiati.

Se il Belpaese applicherà finalmente il respingimento in mare dei barconi, tutti avranno da guadagnarci; noi compresi. Idem  se farà piazza pulita delle ONG finanziate da Soros e compagnia brutta per organizzare  l’invasione dell’Europa. Non è chiaro invece come avverranno le espulsioni dei finti rifugiati già presenti nella Penisola. Ribadiamo che i “cugini” leghisti ci stanno simpatici e siamo contenti che abbiano vinto le elezioni mazzuolando l’establishment. Ma non per questo siamo disposti a “ricollocare” in casa nostra i finti rifugiati che spettano all’Italia.

Non ci facciamo fregare

Da tempo gli eurobalivi vogliono “resettare” gli accordi di Dublino. L’obiettivo non è certo impedire ad un numero maggiore di migranti economici di raggiungere l’Europa. Guai! “Devono entrare tutti”! L’intento è invece quello di spalmare maggiormente gli arrivi sugli stati firmatari.

E’ evidente che non intendiamo farci fregare. A Berna la partitocrazia, in relazione alla direttiva UE sulle armi, ha lungamente sproloquiato su quanto i fallimentari accordi di Schengen sarebbero indispensabili; da salvare “costi quel che costi”. Col cavolo! Dobbiamo invece prepararci a sospendere, e meglio ancora a disdire, Schengen. A maggior ragione in prospettiva dell’ indebolimento del trattato di Dublino. Indebolimento che mira  a rifilare ulteriori quote di finti rifugiati a paesi che non si trovano sui confini esterni dello spazio Schengen e che di migranti economici ne alloggiano già fin troppi. A partire dal nostro, appunto.

Lorenzo Quadri