Ucraina: i politicanti triciclati sfruttano anche la guerra per metter fuori la faccia

Ormai i soldatini della partitocrazia hanno perso completamente il patàn e, sulla questione Ucraina, si producono in un crescendo di inaudite boiate. Ancora una volta, ad offrire lo spettacolo peggiore sono i $inistrati ro$$overdi. Quelli che si sciacquano la bocca con la sovranità dell’Ucraina, ma poi passano il tempo a demolire quella elvetica.

Malgrado il ritorno della guerra in Europa, a Berna costoro non ne volevano sapere di aumentare il budget dell’esercito. Chiaro, solo gli ucraini hanno diritto di difendersi; gli svizzeri no.

Sogna minacce

E che dire del kompagno senatore ginevrino Carlo Sommaruga, P$? Costui, esprimendosi ai microfoni della RSI a proposito delle fregnacce USA sulla Svizzera “inadempiente” nel bloccare i patrimoni dei borsoni russi, ha avuto la tolla di auspicare l’arrivo di pressioni esterne (da parte degli Stati Uniti e della fallita UE) affinché la Confederella venga costretta a rivedere le proprie leggi antiriciclaggio nel senso che piacerebbe a lui.

Qui c’è dunque un rappresentante delle istituzioni che, per far passare le proprie posizioni contrarie agli interessi del Paese, spera che la Svizzera venga minacciata e ricattata. Ma avanti, votate per la $inistra!

Esproprio “proletario”

L’ultima “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) dei kompagni va oltre ogni limite: i $ocialisti pretendono che i beni congelati dei cosiddetti oligarchi russi vengono requisiti dallo Stato e consegnati all’Ucraina.

Già il blocco di questi patrimoni avviene senza la necessaria base legale; e ce ne accorgeremo quando fioccheranno le richieste di risarcimento da parte dei titolari (e nümm a pagum). Ma la confisca sognata dai ro$$i sempre più invasati di ideologia va al di là di ogni decenza. Proprio loro, quelli che amano sciacquarsi la bocca con la legalità, adesso pensano di poter giocare all’esproprio proletario, come i bolscevichi (russi) di cent’anni fa. La Costituzione svizzera garantisce la proprietà privata? I $inistrati se ne impipano. Del resto, la svizzeritudine di molti dei loro politicanti dal passaporto plurimo è alquanto discutibile. Il colmo è che a sposare le tesi $ocialiste sull’esproprio proletario c’è pure il vicepresidente nazionale del PLR Andrea Caroni. Segno che il fu partitone si è ormai ridotto al ruolo di utile idiota della $inistra. Altro che “liberale”!

Al P$, evidentemente, non sta bene che arrivino qui gli stranieri ricchi, che portano soldi e generano indotti. I kompagni vogliono solo quei migranti che poi ci tocca mantenere, o che delinquono, o entrambe le cose assieme. Così l’industria ro$$a della socialità può girare a pieno regime.

Giusto trasferire

Intanto, i soliti noti (immigrazionisti) si lamentano perché la SEM, segreteria di Stato della migrazione, starebbe trasferendo i profughi ucraini da un Cantone all’altro. Si tratta invece di un atto doveroso. La gestione privata dell’immigrazione, ad opera di associazioni di cittadini ucraini presenti sul territorio, ha generato delle concentrazioni del tutto sproporzionate di profughi in alcuni cantoni, tra cui il Ticino. E’ quindi evidente che questi profughi vanno ridistribuiti in modo omogeneo. E c’è poco da lamentarsi. Un rifugiato non è un turista che può scegliere dove andare. E’ il paese ospite che decide dove mandarlo.

Un Cantone come il Ticino,  con una struttura occupazionale, economica e sociale già compromessa dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, può farsi carico solo di un numero modesto di permessi S. Non è certo un concetto difficile da capire.

Il bello è che la Romandia – ro$$a e spalancatrice di frontiere – ospita parecchi sfollati in meno di quelli che le toccherebbero in base alle chiavi di riparto federali. A partire proprio dalla “Ginevra internazionale”. E’ il colmo! Quindi, adesso gli amici romandi fanno il piacere di prendersi a carico il surplus degli altri Cantoni. Perché è troppo comodo predicare l’accoglienza agli altri senza però dare l’esempio.  

Adesione assurda

Intanto la Disunione europea allo sbando insiste nel voler accelerare fantomatici progetti d’adesione dell’Ucraina all’UE. Ma questi eurocrati in preda a deliri napoleonici, ci sono o ci fanno?

La ricostruzione dell’Ucraina costerà svariate centinaia di miliardi di euro; eravamo già a 600 alcune settimane fa. Gli eurofalliti non penseranno mica di cavarsela con uno dei loro striminziti (si fa per dire) recovery fund, magari pretendendo pure il rispetto dei parametri di Maastricht e dell’economia green. L’Ucraina non avrebbe avuto i requisiti economici e istituzionali per entrare nell’UE prima dell’invasione russa; figuriamoci dopo. E dunque: quali e quanti sacrifici pensano di chiedere gli sgovernanti degli attuali Stati membri ai propri concittadini per la ricostruzione dell’Ucraina? Sacrifici che andranno ad aggiungersi al prezzo delle sanzioni contro la Russia.

Presto la mungitura

Che nessuno si faccia illusioni: sul popolazzo, l’effetto del lavaggio del cervello pro Kiev non durerà in eterno. L’ondata di solidarietà è destinata a scemare. Soprattutto se il suo prezzo diventerà spropositato. E che il costo di un’Ucraina nell’UE sarebbe spropositato, è palese. Non solo per i cittadini degli altri Stati membri, che verranno chiamati pesantemente alla cassa, ma anche per noi. E’ infatti evidente che gli eurobalivi pretenderanno di mungere contributi elvetici a tutto spiano. E la conferenza sull’Ucraina a Lugano servirà in primo luogo proprio a battere cassa in Svizzera. Frena Ugo! Questa guerra, per cui ovviamente non portiamo alcuna responsabilità, ci sta già costando troppo. In tutti i sensi. E, mentre i paesi NATO un qualche affare con la ricostruzione lo faranno, gli svizzerotti resteranno con il cerino in mano.

A proposito: quanti profughi ucraini hanno accolto gli USA del guerrafondaio rimbamBiden? E la Gran Bretagna del buon Boris Johnson?

Lorenzo Quadri