La magnificata applicazione è piena di lacune e fa il gioco dello Stato-guardone
E’ disponibile da qualche giorno la famosa App (applicazione per telefonino) di tracciamento dei contagi da coronavirus.
Malgrado gli stessi specialisti federali avessero inizialmente avanzato dei dubbi sull’utilità dell’App (ma del resto dai cosiddetti esperti durante la pandemia abbiamo sentito tutto ed il contrario di tutto) adesso che bisogna sbolognarla sembra che di colpo sia diventata una figata pazzesca: la panacea contro il virus cinese!
Vale la pena ricordare la posizione espressa nelle scorse settimane a proposito di queste App dal professore e virologo italiano Andrea Crisanti. Il quale si riferisce all’App creata nel Belpaese, ma il principio è uguale per tutte.
Sul Corriere della Sera, lo studioso ha in buona sostanza dichiarato che l’App per il tracciamento è una ciofeca. Anche ammettendo che venga scaricata dal 60% della popolazione, permetterà di rilevare al massimo il 9% dei contagi. Per dirla con lo scienziato: “una montagna di soldi buttati via”.
Falle evidenti
I problemi di privacy legati all’App sono evidenti. E’ chiaro che quello creato è un Grande Fratello. In futuro si presterà ad ogni tipo di abusi: dalla vendita di dati personali alla sorveglianza del cittadino passando per la discriminazione di chi non scaricherà l’App. Per ora essa è facoltativa. Ma è facile prevedere che prima o poi chi non l’avrà scaricata si vedrà negare prestazioni ed accessi a luoghi aperti al pubblico (negozi, trasporti, eventi, ecc). Basta vedere quel che accade in certi paesi asiatici.
Ma l’App è piena di falle anche nel suo funzionamento pratico. Tanto per cominciare, non misura la distanza tra le persone; al massimo quella tra telefonini. Quindi, se il Gigi di Viganello appende la giacca con dentro il “natel” nel guardaroba di un ristorante, ed un altro cliente arriva e fa la stessa cosa però si siede in un tavolo al lato opposto della sala e poi salta fuori che questo secondo cliente è positivo al virus cinese, l’App del Gigi segnalerà un contatto che in realtà non c’è stato. Ma anche tenere il telefonino nella tasca anteriore dei pantaloni piuttosto che in uno zaino in spalla fa una grossa differenza.
Inoltre l’App non riconosce la presenza di mascherine, di separazioni in plexiglas, eccetera.
Altra questione: qual è uno dei posti più a rischio di contagio? Il mezzo di trasporto pubblico, specie se la durata del viaggio è piuttosto lunga. Quindi stiamo parlando in prima linea del treno. E chi popola i TiLo? In buona parte frontalieri italici. Che magari avranno l’App del Belpaese; ma non è mica detto che scaricheranno quella svizzera. Quindi tanti potenziali contagi non verranno rilevati.
Chi si mette in quarantena?
Se poi il gingillo segnala un avvenuto contatto a rischio, lo sfigato (nel senso di sfortunato) di turno può scegliere o di impiparsene, oppure di mettersi in quarantena. Mettersi in quarantena perché l’App ha mandato un avviso significa, dal punto di vista professionale, prendersi un congedo non pagato di due settimane. Ora, non tutti i lavoratori possono permettersi di stare a casa per due settimane, e ancora meno possono permettersi di farlo senza stipendio. Idem con patate per i datori di lavoro. Immaginiamo una piccola impresa, con pochi dipendenti, che si trova di punto in bianco con la metà dei collaboratori (se non tutti) a casa per panico da App. Per questa ditta si tratta di un secondo lockdown!
Il Mago Otelma prevede dunque che l’App sarà un ulteriore, costoso bidone e che lo slogan coniato dal Mattino (App? Va’ a da via i ci-App!) troverà generosa conferma.
“Dovere morale”?
Intanto però alle nostre latitudini tra i cosiddetti specialisti c’è chi addirittura dichiara che scaricare la ci-App sarebbe un “dovere morale”. Anche darci un taglio a certe fregnacce sarebbe un “dovere morale”.
Tanto per cominciare, non c’è nemmeno il “dovere morale” di possedere uno smartphone.
E rifiutiamo nel modo più categorico di farci dare degli irresponsabili “immorali” perché non scarichiamo la ci-App. Questo quando la partitocrazia:
- spalanca stoltamente le frontiere ai paesi a rischio;
- non introduce le quarantene (ed infatti ci troviamo i focolai di covid importati dalla SERBIA: “immigrazione uguale ricchezza” o immigrazione uguale contagio?);
- non rende obbligatorie le mascherine sui mezzi pubblici e nei negozi;
- tollera le manifestazioni non autorizzate dei razzisti e cretini del Black lives matter (visto che sono di $inistra, possono permettersi tutto) dove migliaia di persone se ne sbattono delle misure di sicurezza sanitaria con evidenti rischi di contagio;
- eccetera eccetera.
Poi però lorsignori hanno ancora la “lamiera” di ricattarci “moralmente” e di seccarci la gloria per farci scaricare un’App che, per i motivi indicati sopra, è destinata al flop? App, va’ a da via i ci-App!
Lorenzo Quadri