No Billag: la propaganda della TV di Stato si fa sempre più martellante
Il lavaggio del cervello contro la “criminale” iniziativa No Billag che la TV di Stato sta praticando da mesi – almeno da novembre – con i soldi del canone, è la miglior conferma che il 4 marzo bisogna votare Sì a No Billag. Tale lavaggio del cervello è infatti un’operazione vergognosa che nulla ha a che vedere con il servizio pubblico. E’, semplicemente, propaganda di regime, oltretutto infarcita di panzane. Altro che “baluardo contro le fake news”. La TV di Stato, controllata dalla partitocrazia, con le redazioni colonizzate dai kompagni, è la prima produttrice di “fake news”; sul No Billag e non solo. Fa stato l’intramontabile motto: “in temp da guèra, püssée ball che tèra”.
E di sicuro la casta, di cui la SSR è organo propagandistico e centro di potere, in guerra lo è eccome. Anzi, più che una guerra è proprio una jihad. Una jihad contro il “popolazzo becero”, sempre meno disposto a farsi ricattare dall’establishment spalancatore di frontiere. Anche perché, con la rivoluzione digitale, il cittadino non è più succube dell’informazione di regime della monopolista SSR, manipolata dalla partitocrazia (controllo dell’informazione uguale potere). Dispone di innumerevoli fonti alternative. E’ quindi meno incline a bersi tutte le panzane propinate dal “pensiero unico”.
I politicanti vogliono ingigantire sempre di più la TV di Stato – che nel corso dei decenni si è gonfiata come una rana – per garantirsi il potere. Il potere e le cadreghe, da spartire con logiche partitiche e dinastiche.
Logiche “di regime”
La SSR è di regime perché funziona con logiche da anni Trenta del Novecento (quando è stata fondata). E’ una specie di agenzia educativa del popolo bestia. Il quale va appunto educato, o rieducato, secondo il “pensiero unico” imposto dalla casta: libera circolazione “indispensabile”, frontiere spalancate, multikulti, nessuna limitazione dell’immigrazione, sudditanza nei confronti dell’UE, preferenza indigena da rottamare, svizzeri da criminalizzare come razzisti… E’ la propaganda così come la intendevano gli appositi ministri dei regimi autoritari. I contenuti sono cambiati. Il metodo no.
Senza dimenticare l’aspetto utilitaristico: i politicanti difendono il canone obbligatorio più caro d’Europa con argomentazioni carnascialesche (tipo: “No Billag – No Svizzera”) ed isteria decisamente degna di miglior causa perché la RSI permette a lorsignori di farsi campagna elettorale con i soldi del canone. I cadregari dei partiti giusti, con le idee giuste, vengono premiati con presenze ossessive negli studi di Comano, nonché con compiacenti microfoni a disposizione per ogni “flatulenza”. Una vera e propria manna per l’ego a mongolfiera di certuni; una manna da difendere con le unghie e con i denti! E’ servizio pubblico al contrario: il beneficiario finale non è il cittadino che lo paga, bensì la partitocrazia.
Il ritornello
La panzana più evidente, che peraltro è praticamente l’unico argomento degli oppositori della “criminale” iniziativa No Billag, è il ritornello che essa porterebbe alla chiusura della SSR (e quindi della RSI). Non è vero. La SSR continuerebbe ad esistere; ovviamente dovrebbe riformarsi in modo radicale, e mettersi a dieta. Ma questo accadrà in ogni caso, indipendentemente dall’esito della votazione sul No Billag, perché la rivoluzione digitale e la globalizzazione sono delle realtà. Perfino il direttore generale della SSR Gilles Marchand ha ammesso che diventa sempre più difficile giustificare un canone obbligatorio. Il tempo non si ferma votando No al No Billag.
Lavoratori di serie A e lavoratori di serie B
Fa specie vedere politicanti, magari assieme a qualche anziano professore, che non hanno fatto un cip né a proposito della devastazione della nostra piazza finanziaria a seguito delle calate di braghe davanti all’UE – quasi 3000 posti di lavoro persi solo nelle banche ticinesi! – e nemmeno sullo sfascio del mercato del lavoro causato dalla libera circolazione delle persone (che loro anzi sostengono come il “bene supremo”!), scendere in piazza e stracciarsi le vesti in presunta difesa degli impieghi alla SSR. E tutti quelli che non lavorano per l’emittente pubblica cosa sono: lavoratori di serie B?
Nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito: i dipendenti della TV di Stato vengono semplicemente utilizzati come scudi umani. La dirigenza della SSR, controllata dalla partitocrazia, ne combina peggio di Bertoldo e poi si nasconde dietro i collaboratori per minacciare i cittadini. Per la serie: guardate che se osate ribellarvi e votare “sbagliato”, poi ci vanno di mezzo i dipendenti! Sarà “colpa vostra”! Eh no, cari $ignori, troppo facile. Se il 4 marzo la SSR dovesse uscire perdente dalle urne, la colpa sarà dei “capitani” (manager e politicanti) che l’hanno condotta alla bocciatura popolare!
Il piano B
Il piano B (in caso di approvazione del No Billag), evidentemente, è fattibile. L’USAM (Unione svizzera arti e mestieri) ha avanzato delle proposte concrete. Ma naturalmente i contrari al No Billag negano ad oltranza, continuando a reiterare il ricatto della chiusura. Chiaro: non farlo, ammettere che le alternative ci sono, equivarrebbe a perdere una campagna basata sul terrorismo, sui ricatti e sul populismo più becero (e poi i populisti sarebbero gli altri?).
Agitazione ingiustificata
Infine, l’agitazione della RSI, dei suoi soldatini che berciano insulti sui “social”, dei politicanti della casta, è del tutto fuori luogo in Ticino. Il futuro del canone obbligatorio non lo decidono certamente i quattro gatti del comitato ticinese di sostegno al No Billag. E non lo decideranno nemmeno i votanti ticinesi, poiché la partita si gioca Oltregottardo. Ma è chiaro che i vertici della RSI, già asfaltati dai cittadini nel 2015 in occasione della votazione sulla nuova LRTV, temono il “bis” come la peste. E ne hanno ben donde.
Lorenzo Quadri