I rimpatri devono avere la priorità. Ma la kompagna “ministra” voleva il reinsediamento
La politica d’asilo elvetica, ormai l’ha capito anche il Gigi di Viganello, è un flop su tutta la linea.
Una fetta spropositata di migranti economici rimane in Svizzera contro la legge, malgrado non abbia alcun titolo per restare. Naturalmente resta qui a carico del contribuente.
Spesso e volentieri alla base di questa farsa ci sta l’ammissione provvisoria di finti rifugiati che non hanno diritto all’asilo, ma che però rimangono qui lo stesso. Magari per anni. E poi, quando finalmente a qualcuno di loro viene detto che è ora di lasciare il paese, ecco che arrivano giornalai e politicanti a farne dei “casi mediatici e politici” nel tentativo di sventare l’allontanamento.
Asilo vuol dire protezione e non immigrazione. Ma la partitocrazia non lo capisce.
Il mondo al contrario
La spesa per l’asilo è ormai esplosa, includendo i profughi ucraini, a 4 miliardi di franchi. Le strutture d’accoglienza sono piene. Ma Berna, invece di limitare gli arrivi ripristinando i controlli sistematici ai confini, continua a fare entrare tutti. Nei centri federali non ci sono più posti a disposizione? Nessun problema: si scarica la patata bollente su cantoni e comuni! Col demenziale risultato – vedi il Mattino della scorsa domenica – che cittadini svizzeri vengono sfrattati per fare spazio ai migranti!
La nuova ministra di giustizia, ovvero la kompagna Elisabeth Baume Schneidèèèr (quella eletta “perché simpatica”), ha addirittura tentato di ripristinare il programma di reinsediamento di rifugiati. Esso consiste nel far giungere direttamente in Svizzera migliaia di asilanti ritenuti “particolarmente vulnerabili”. Per fortuna, i Cantoni hanno detto niet. Ci sarebbe mancato altro. Continuano ad arrivare nuovi migranti economici; quelli che dovrebbero smammare avendo ricevuto un ordine di partenza rimangono qui (molti di loro spariscono nel nulla, diventando sans papier). E la kompagna direttora del DFGP vorrebbe farne arrivare ancora di più!
Accordi di riammissione
Altra questione di cui la partitocrazia non ama sentir parlare sono gli accordi di riammissione. Numerosi paesi di provenienza degli asilanti rifiutano di sottoscriverli. Ciononostante, continuano a beneficiare di sostanziosi aiuti allo sviluppo pagati dagli svizzerotti.
Invece di continuare a regalare all’estero i soldi dei contribuenti, il governicchio federale – “medico italiano” del PLR in primis – dovrebbe darsi da fare per sottoscrivere accordi di riammissione. Partendo ovviamente dal principio che lo Stato che non firma, poi non riceve più un copeco di aiuti elvetici. Anche alla dabbenaggine ci deve essere un limite!
La prima priorità della politica d’asilo elvetica deve infatti essere quella di allontanare i finti rifugiati.
Mantenere tutti?
Altrettanto prioritario è risparmiare sui sussidi agli stranieri. Anche tramite la revoca del permesso di dimora. Ed invece, ecco che arriva la consigliera nazionala $ocialista di turno a chiedere (tramite iniziativa parlamentare) che a chi ha soggiornato legalmente in Svizzera per almeno 10 anni non possa venire ritirato il permesso anche se finisce durevolmente a carico dell’assistenza. Sicché il contribuente elvetico dovrebbe mantenerlo a vita! Ci piacerebbe sapere in quale altro paese sono in vigore regole del genere! Poiché per soggiorno legale si intende ovviamente anche l’ammissione sedicente provvisoria di migranti economici, è facile immaginare quali sarebbero le conseguenze di una simile decisione balorda anche nell’ambito dell’asilo: un ulteriore invito ad arrivare tutti in Svizzera!
Il colmo è che la partitocrazia in Consiglio nazionale lo scorso settembre è riuscita a dare seguito all’iniziativa $ocialista. Gli Stati decideranno durante la sessione in corso. Si spera che sapranno rimettere la chiesa al centro del villaggio ed asfaltare l’ennesima boiata immigrazionista ro$$a il cui prezzo lo pagherebbe, ancora una volta, il solito sfigato contribuente! A partire da quello del ceto medio!
Lorenzo Quadri