Come volevasi dimostrare, la partitocrazia vuole svendere pure l’inno nazionale! La Commissione della scienza, dell’educazione e della kultura del Consiglio nazionale ha infatti respinto nei giorni scorsi un’ iniziativa parlamentare presentata dal “senatore” sciaffusano Thomas Minder che chiedeva di inserire l’inno nazionale nella legge. Questo per evitare che i camerieri dell’UE in Consiglio federale un bel mattino si alzino e decidano sostituire il salmo svizzero. Ad esempio perché il richiamo a Dio contenuto nel testo potrebbe infastidire migranti in arrivo “da altre culture”. E di sostituirlo, va da sé, con una qualche ciofeca multikulti che parli di frontiere spalancate ed esorti a “far entrare tutti”.

Del resto una sedicente Società svizzera di pubblica (in)utilità si è già inventata delle nuove parole per l’inno, e lo scorso primo agosto ha pure invitato i Comuni a farlo cantare. Per fortuna l’invito non se l’è filato nessuno: tiè!

Con l’inserimento dell’inno nazionale nella legge, un suo eventuale cambiamento dovrebbe seguire l’iter democratico: decisione del parlamento federale con possibilità di referendum. Ad avere l’ultima parola sarebbe dunque il popolo.

Tale proposta è addirittura minimalista. Se si vuole cambiare l’inno, il popolo dovrebbe essere chiamato obbligatoriamente a votare. Senza che nessuno debba lanciare un referendum, operazione che comporta costi alti e molto lavoro!

Eppure la partitocrazia nella citata Commissione parlamentare ha pensato bene di respingere con 14 voti contro 10 anche questa proposta minimalista.

Motivazione? “Non è necessario intervenire, ed inoltre il Consiglio federale ha già indicato che non deciderà autonomamente su un eventuale nuovo inno, ma consulterà le Camere federali”.

Se questa non è una presa per i fondelli!

  • Tra consultare, ovvero chiedere un’opinione, e far decidere, c’è un abisso.
  • Se il governicchio federale consulta le Camere, chi consulta – e soprattutto: chi fa decidere – il popolo? La casta spalancatrice di frontiere pensa di imporre ai cittadini un nuovo inno multikulti?
  • Alle promesse dei camerieri bernesi dell’UE non ci crede più nessuno.

Il quadro è chiaro. Dopo aver rottamato la nostra indipendenza, la nostra sovranità, i nostri diritti popolari, le nostre tradizioni e peculiarità svizzere, la casta vuole rottamare pure l’inno nazionale. Partitocrazia senza vergogna.

Lorenzo Quadri