“L’orso fa l’orso”. Allora non bisognava reintrodurlo! E sul lupo…
Nel Belpaese da parecchi giorni si disquisisce sull’abbattimento dell’orsa Ji4, quella che in Trentino ha ucciso un giovane di 26 anni, Andrea Papi, che stava facendo jogging nel bosco per i fatti suoi. Come c’era da attendersi, si è assistito ad una levata di scudi politikamente korretta a difesa del plantigrado, malgrado l’animale avesse già manifestato comportamenti aggressivi.
L’ipocrisia ecologista emerge monumentale. Gli ambientalisti strillano alle morti in strada per criminalizzare le automobili e gli automobilisti. La morte di un giovane sbranato da un orso, per contro, non li tocca minimamente. Anche quando si tratta di vite umane, vige il sistema dei due pesi e delle due misure. Se la morte di una persona è strumentalizzabile ai fini della politichetta verde, allora ha valore. Se non è così, la narrativa cambia; e arriva senza vergogna fino alla criminalizzazione della vittima.
L’orso fa l’orso, come dicono gli animalisti, e quindi non ha colpe. Vero. La colpa per il decesso atroce del giovane Papi la portano i grandi luminari che hanno avuto la geniale idea di reintrodurre l’orso dove non c’era, ben sapendo che la convivenza con l’uomo è impossibile. L’orso fa l’orso: non è un grosso e pacioso peluche, come credono gli imbesuiti animalisti da salotto urbano! Chi ha voluto reintrodurre la belva porta la responsabilità sia per la morte del runner 26enne che per il futuro abbattimento di Jj4.
In Canada, un orso è stato eliminato per aver ucciso un cane nel Jasper National Park. I funzionari del parco hanno infatti rilevato che l’animale “aveva un comportamento predatorio”. Nel Belpaese, per contro, non basta un uomo morto.
Alle nostre latitudini l’approccio (e ti pareva) non è certo quello canadese. E’ quello italico. Lo vediamo bene con il lupastro. Il quale, prima o poi – di questo passo più prima che poi – aggredirà un umano. Senza contare che anche l’orso potrebbe arrivare in Ticino. Ed è scontato che, pure dalle nostre parti, si aspetterà il morto per intervenire. Anzi, magari non si vorrà intervenire neppure allora. Si colpevolizzerà invece la vittima, rea di essersi recata a passeggiare in un bosco. Un po’ come dire che, se una donna viene stuprata, la colpa è sua perché la gonna era troppo corta.
Lorenzo Quadri