E’ solo un’operazione di marketing elettorale del KrankenCassis. Altro che “un onore”!

Se ora gli esponenti della casta si riempiono la bocca con la neutralità della Svizzera un motivo c’è: hanno la coda di paglia lunga un chilometro. E quindi adesso, in un’orgia autogiustificativa, costoro si inventano la storiella della “neutralità che evolve del tempo”. Chiaro: le specificità svizzere che non piacciano alla partitocrazia internazionalista vanno dismesse, ovvero rottamate. L’operazione viene venduta come “un adeguamento ai tempi” che sono cambiati. E noi dovremmo bercela?

Il mantra

Adesso dalla stampa d’oltralpe si scopre che, secondo la partitocrazia, sarebbe buona cosa se il popolo svizzero votasse sulla neutralità. I politicanti infatti sanno di averla fatta grossa. Sicché sperano a posteriori di ottenere una sanatoria popolare, previo lavaggio del cervello ai cittadini. Il mantra è già stabilito: gli esponenti della partitocrazia pensano di buggerare il volgoriempiendosi ipocritamente la bocca con la “difesa dei valori dell’Occidente” che giustificherebbe l’abbandono della neutralità. Proprio loro, che questi valori non li hanno MAI difesi! Infatti questi soldatini triciclati sono multikulti, immigrazionisti e “woke”. La presa per il lato B è manifesta.

Fuori di zucca

Intanto, alla faccia della neutralità “evoluta”, sempre più politicanti federali farneticano che la Svizzera dovrebbe addirittura fornire armi all’Ucraina. Lo ha fatto il presidente del PPD Gerhard Pfister (un partito che ha gettato nel water il proprio referente cristiano non si fa certo problemi a ripetere l’eserciziocon la neutralità). Lo ha fatto anche un esponente Verde-liberale, a dimostrazione che i Verdi-liberali sono uguali ai Verdi che sono uguali ai ro$$i.

Questi figuri vogliono far credere al popolazzo che la neutralità sarebbe un concetto elastico; ma così elastico che – a loro dire – si potrebbe rimanere neutrali facendo le stesse cose di un paese NATO. Ovviamente, non è così che funziona.

La realtà è che oggi la Svizzera non è più neutrale. L’ambasciatore russo a Berna nei giorni scorsi ha asfaltato la Confederelladicendo che “si è giocata il ruolo di mediatore”. Al di là del fatto che Putin delle mediazioni se ne impipa, il diplomatico ha ragione: si può solo prendere su e portare a casa.

In cambio di niente

La rottamazione della neutralità elvetica aveva l’unico obiettivo di compiacere i funzionarietti di Bruxelles. Ancora una volta, ilrisultato è stato pari a zero. Gli eurobalivi pretendono sempre di più dalla Svizzera. Vedi ripresa automatica del diritto UE, vedi giudici stranieri, vedi miliardi di coesione. Addirittura, come confermato pochi giorni fa, continuano ad escluderla dai programmi Horizon. Non che questi abbiano chissà quale importanza. Ma “forse” sarebbe ora di finirla di calare le braghe in cambio di niente. Al danno si aggiunge la beffa. Le sanzioni alla Russia non servono ad un tubo. Però dovremo fare i conti con effetti-boomerang che nemmeno ci immaginiamo. Perché il governicchio federale, nella sua insipienza, si è accodato agli eurofalliti senza avere la più pallida idea delle conseguenze.

La conferenza farlocca

Una Svizzera neutrale potrebbe dare un contributo al ritorno della pace in Ucraina. Una Svizzera FU neutrale, come quella odierna, è ridotta a gloriarsi per una conferenza farlocca. Segnatamente la “Quinta conferenza internazionale sull’Ucraina” (ö la Peppa!) prevista a Lugano per i primi di luglio. Al tavolo non ci sarebbero però le due parti belligeranti, Russia ed Ucraina. Ci sarebbero solo l’Ucraina ed i suoi sostenitori che se la cantano e se la suonano tra loro. Ben difficilmente per inizio luglio sarà tornata la pace. Una nazione che dovrebbe essere neutrale – la nostra – continua ossessivamente a schierarsi. La conferenza di Lugano ha un’unica finalità: gonfiare l’ego del “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR in funzione elettorale. C’è chi la reputa un “onore” (?). Un onore sarebbe contribuire in modo concreto alla fine della guerra. Ma per questo serve avere al tavolo le due parti: Zelensky e Putin. A Lugano non sarà così. Morale: la conferenza di onori ne porterà pochi, di oneri tanti. Per ilcontribuente ticinese i costi saranno spropositati. I disagi pure. Ve lo immaginate il dispositivo di sicurezza che verrà messo in campo?

E cosa direbbe il presidente ucraino nell’inverosimile ipotesi in cui dovesse davvero comparire a Lugano? Chiederebbe soldi per la ricostruzione del suo Paese. Verrebbe qui a battere cassa. Ed il buon KrankenCassis si affretterebbe ad aprire i cordoni della borsa. Non si può certo rimandare l’ospite a casa a mani vuote. Sarebbe da burini.

Nel loro viaggio autopromozionale a Kiev, la presidenta Verde-anguria del Consiglio nazionale ed i tre scappati di casa che l’hanno accompagnata si sono affrettati a promettere i soldi dei contribuenti elvetici per la ricostruzione dell’Ucraina. Se questo non è un invito esplicito a venire in Svizzera a mungere… avanti, tanto da noi ci sono miliardi per tutti!

Altro che onore!

E’ palese che il “summit” luganese d’inizio luglio non potrà essere una conferenza sulla “ricostruzione”: purtroppo la fase in corso sarà ancora quella della distruzione. Pertanto, si trasformerà in un evento di santificazione dell’Ucraina e di demonizzazione della Russia. Un esercizio che un Paese neutrale non si può permettere.

Altro che “onore” per il Ticino e per Lugano. La conferenza internazionale sull’Ucraina sarà una “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). Comporterà solo enormi costi e disagi durante il suo svolgimento. E gli svizzerotti si faranno impegolare nel versamento di contributi di ricostruzione stratosferici.

Basta sceneggiate

Tutto questo per cosa? Perché il “medico italiano” del PLR vuole un palcoscenico internazionale su cui mettersi in mostra, nella speranza di puntellarsi la traballante cadrega governativa!

Forse qualcuno non ha ancora capito che i ticinesi ne hanno piene le scuffie di questa guerra: nessuno la vuole concludere e le conseguenze saranno pesantissime anche per noi, che evidentemente non ne portiamo alcuna responsabilità. Pretendere che i ticinesi si sorbiscano e che finanzino anche un’ulteriore sceneggiata mirata al marketing di Cassis, è davvero troppo.

La conferenza sull’Ucraina a Lugano era stata programmata molti mesi prima che scoppiasse il conflitto. Adesso, come tutti hanno sottolineato, le carte in tavola sono radicalmente cambiate.Dunque l’appuntamento non ha ragione di essere e va cancellato.

Lorenzo Quadri