Intanto migliaia di pseudofrontalieri svernano nel paese d’origine con la disoccupazione elvetica
Ecco servita una nuova performance della SECO, Segreteria di Stato per l’Economia.
Il tema è la disoccupazione dei lavoratori non residenti. Su un argomento tanto ghiotto, la SECO non poteva che prodursi nell’ennesima fetecchiata. La SECO è peraltro quella che sforna con bella regolarità studi farlocchi in cui tenta di dare a bere la fandonia che in Ticino, con la devastante libera circolazione delle persone, andrebbe tutto bene. Che l’invasione di frontalieri non genererebbe né sostituzione né dumping salariale. Ma quando mai! Sono tutte balle della Lega populista e razzista! E’ evidente che simili “rapporti” costituiscono un tentativo politico di reggere la coda alla libera circolazione e a chi l’ha voluta. Se la SECO serve per questo, ribadiamo quanto già scritto le scorse settimane: ossia che è meglio CHIUDERLA, così si risparmiano 100 milioni di franchetti all’anno.
Se non è zuppa…
Per tornare all’ultima performance. La SECO è giustamente finita nell’occhio del ciclone dopo che si è scoperto che la Svizzera nel 2012 ha ripreso alla chetichella l’ordinanza UE sulla disoccupazione dei frontalieri, “grazie” alla quale gli svizzerotti versano 200 milioni all’estero. La decisione è stata presa dal Comitato misto Svizzera-UE senza passare per l’approvazione politica. Ed è stata difesa a spada tratta dal solito Boris Zürcher della SECO. Avanti, continuiamo a genufletterci a tutte le pretese dell’UE!
Il buon Zürcher tenta di rendere più digeribile la faccenda dicendo che ad incassare i soldi in arrivo dalla Svizzera non sono i disoccupati frontalieri, bensì i loro paesi d’origine. Ah beh, questo sì che cambia tutto! O Zürcher, ma chi pensiamo di prendere in giro? Se non è zuppa, è pan bagnato! Sempre di milioni versati all’estero si tratta!
A beneficiarne, spiegava il Corriere del Ticino nei giorni scorsi, sono 27mila frontalieri (il dato è riferito ai frontalieri presenti a livello nazionale, non solo a quelli in Ticino). O presunti tali. Poiché quasi 2000 di questi “frontalieri” in realtà non lo sono affatto. Non provengono da nazioni confinanti, ma da altri Stati UE: Polonia, Portogallo, Spagna, Belgio, e così via.
Con i soldi svizzeri
E cosa accade a questi ultimi, che vengono conteggiati come frontalieri pur senza esserlo? Che lavorano alcuni mesi da noi, poi tornano a svernare nel paese d’origine, beneficiando però della disoccupazione in arrivo dalla Svizzera fino alla prossima stagione di lavoro nel nostro paese. Ma guarda un po’! E la SECO si giustifica dicendo che queste persone vanno trattate come frontalieri per evitare un’eccessiva burocrazia.
Ma la parte più gustosa (si fa per dire) è la seguente, ed è sempre il CdT ad evidenziarla: la SECO ha sbagliato i calcoli. Infatti la nuova regolamentazione sulla disoccupazione dei frontalieri, secondo le sue stime, avrebbe dovuto costare alla Svizzera 100 milioni all’anno. Invece la fattura ammonta al doppio.
Quindi alla SECO non sanno fare i conti. E pretendono di essere credibili quando pubblicano i risultati farlocchi sulle conseguenze del frontalierato in Ticino?
Lorenzo Quadri