Che nessuno a Berna si sogni di calare le braghe per l’ennesima volta! Ecco cosa succede a sottoscrivere compulsivamente accordi internazionali ciofeca: a comandare in Svizzera arrivano i funzionarietti di Bruxelles, e noi, in casa nostra, ci troviamo a contare come il due di picche!
I nostrani reggicoda della fallita Unione europea sono serviti. Ecco cosa succede a sottoscrivere compulsivamente accordi internazionali bidone. Poi bisogna recepirne anche gli adeguamenti. Così a comandare in casa nostra sono i funzionarietti di Bruxelles (scartine o trombati dei governi degli Stati membri e privi di qualsiasi straccio di legittimazione democratica).
Il voto popolare
Fatto sta che adesso salta fuori che gli eurobalivi vorrebbero vietare ai militi svizzeri di portarsi a casa l’arma d’ordinanza. Questo contro la volontà chiaramente espressa nel 2011 dai cittadini elvetici in votazione popolare. Con quel voto, gli svizzeri hanno respinto seccamente al mittente il tentativo degli spalancatori di frontiere – che sono poi gli stessi che rifiutano di espellere i delinquenti stranieri – di disarmare i cittadini onesti per motivi ideologici. Sicché, secondo questa illuminante visione polikamente korretta, le armi resterebbero appannaggio dei criminali. E, soprattutto, si rottamerebbe la tradizione elvetica dell’arma d’ordinanza a domicilio, basata sul rapporto di fiducia tra cittadino e Stato. Ma cancellare le tradizioni del nostro paese, e denigrare chi le difende, è proprio l’obiettivo dei “politikamente korretti” rottamatori della Svizzera, che sognano l’adesione all’UE.
Dopo aver fatto il disastro…
Cosa accade dunque? Accade che gli eurofalliti, sull’onda degli attentati messi a segno dagli integralisti islamici a Parigi, vogliono inasprire la legge sulle armi. Ma che “bravi” questi funzionarietti di Bruxelles: grazie alle loro politiche migratorie scriteriate, e al loro rifiuto, in nome dalla multikulturalità completamente fallita, di imporre agli immigrati in arrivo “da altre culture” (incompatibili con la nostra) il rispetto delle regole e dei valori occidentali, hanno permesso ai terroristi islamici di insediare le loro cellule in Occidente. La totale incapacità di gestire l’invasione di finti rifugiati in arrivo dal nord Africa (quasi tutti giovani uomini soli che non scappano da alcun conflitto) fa sì che, assieme ai migranti economici, arrivino in Europa anche i miliziani dell’ISIS (dal momento che è quest’ultimo a permettere ai gestori dei barconi di svolgere la loro attività criminale).
E, dopo aver provocato il disastro, come pensano di rimediare i funzionarietti dell’UE? Ma disarmando non certo i terroristi islamici, bensì i cittadini onesti: cittadini-soldato, cacciatori, collezionisti, appassionati di tiro sportivo, eccetera.
Il bidone Schengen
Di per sé, di quello che decidono a Bruxelles non ce ne dovrebbe fregare di meno. Tuttavia le norme sulle armi che la disunione europea vorrebbe inasprire sono parte degli accordi di Schengen: quei trattati-bidone combattuti solo da Lega ed Udc e che hanno spalancato le nostre porte ai criminali stranieri; e che, come se non bastasse, ci costano 14 volte di più (!) di quanto promesso. E’ noto che sempre più paesi UE stanno sospendendo Schengen e ripristinando i controlli sul confine. Non così gli svizzerotti, grazie alla ministra di giustizia kompagna Sommaruga.
E adesso viene il bello: avendo la Svizzera sottoscritto i fallimentari accordi di Schengen, si troverebbe teoricamente obbligata a recepirne anche gli adeguamenti. Quindi, a cancellare, per obbedire agli eurofalliti, la tradizione elvetica dell’arma d’ordinanza a domicilio. Tradizione, come detto, confermata nel 2011 dal voto popolare.
Avviso ai naviganti
Avviso ai naviganti bernesi (ed in particolare alla kompagna navigante che si rifiuta di sospendere Schengen perché “bisogna aiutare l’Italia”): che nessuno si sogni di calare le braghe davanti alla scandalosa pretesa di Bruxelles. L’arma d’ordinanza dei militi svizzeri non si tocca. Non sarà un pugno di funzionarietti, non eletti da nessuno, a venire a dirci cosa dobbiamo fare in casa nostra. In nessun caso permetteremo agli eurobalivi di cancellare le nostre tradizioni. E se qualcuno da Bruxelles dovesse avere la pessima idea di profferire anche un solo “cip”, facciamo quello che avremmo dovuto fare da anni: usciamo da Schengen!
No all’accordo quadro
Questa vicenda, su cui ovviamente vigileremo, è istruttiva anche sotto un altro aspetto: quando la Svizzera sottoscrive un trattato internazionale, poi deve recepirne anche gli aggiornamenti. Immaginiamoci allora cosa succederebbe se il nostro paese avesse la sciagurata idea di aderire al famigerato accordo quadro istituzionale con l’UE, come vorrebbe il ministro degli esteri, il PLR Didier “Dobbiamo aprirci al’UE” Burkhaltèèèèr. Ci troveremmo nell’obbligo di applicare ogni ciofeca decisa da Bruxelles. L’UE diventerebbe, di fatto, padrona indiscussa della Svizzera. Ci potrebbe imporre qualsiasi cosa. E noi, in casa nostra, conteremmo meno del due di picche. E’ questo che vogliamo?
Lorenzo Quadri