Chi, probabilmente “non patrizio”, si disinteressa vistosamente della realtà del ticinese è adatto ad insegnare, e per di più storia, materia che dovrebbe pure comprendere la civica? La conoscenza del territorio non dovrebbe essere un requisito indispensabile ad un docente? E’ invece evidente che ci sono allarmanti lacune: è improbabile che l’incauta concorrente di Cash sia un caso isolato. Il direttore del DECS, Manuele Bertoli (P$), non ha nulla da dire?
Non saper rispondere ad una domanda posta in un quiz televisivo è grave? Sì, se si chiede di identificare un Consigliere di Stato e se a non riuscirci è una docente delle medie.
E’ noto infatti che nei giorni scorsi, alla trasmissione Cash della RSI, un’insegnante di scuola media cui è stata mostrata una foto di Paolo Beltraminelli non l’ha riconosciuto. La donna insegna storia.
A quanto pare la docente è italiana: ma che strano. Del resto, se così non fosse, sarebbe una tragedia.
Pensare di insegnare – e di insegnare storia – senza un buon grado di collegamento con la nostra realtà, è assurdo. La conoscenza del territorio è requisito indispensabile per un docente; specie di una materia umanistica. Che oltretutto dovrebbe includere, e qui il condizionale è d’obbligo, l’insegnamento della civica. A questo punto è evidente che abbiamo un problema.
Aggravanti su aggravanti
Chi insegna non è tenuto ad interessarsi di politica. Ma, nel caso concreto, una giustificazione del genere è fuori strada. Non sapere chi sono i Consiglieri di Stato non significa “non interessarsi di politica”. Significa non aver mai letto né ascoltato un media ticinese. La conoscenza della nostra realtà, lo ammette perfino il Consiglio di Stato, è un requisito importante per un docente. Chi se ne disinteressa in modo plateale è adatto a fare l’insegnante e per di più di storia, una materia che va relazionata con il presente, se si vuole che abbia un senso? Si può accettare che un docente manifesti un simile livello di indifferenza, e di ignoranza, nei confronti del nostro territorio? E in aggiunta e ad ulteriore aggravante, anche nei confronti del proprio datore di lavoro? Se la maestra che ha partecipato alla puntata di Cash non ha saputo riconoscere Beltraminelli, poco ma sicuro che non avrebbe riconosciuto neppure Bertoli. Come se un qualsiasi dipendente non sapesse identificare il suo capo. Se poi aggiungiamo l’evidente difficoltà della concorrente nel calcolare il 27,43% di 1’000…
C’è poi da temere che il caso dell’incauta partecipante al gioco a premi non sia isolato nella scuola ticinese.
Disinteresse inquietante
Che civica può insegnare chi si disinteressa dell’ordinamento politico svizzero al punto da non sapere nemmeno identificare un consigliere di Stato? Non basta conoscere in astratto – ammesso che tale conoscenza ci sia: a questo punto è lecito dubitare – la struttura del nostro Stato se poi non si è in grado di relazionarla con la realtà.
Più in generale, non sarebbe il caso di pretendere almeno un minimo di conoscenze generali del Ticino e della sua attualità quotidiana da chi va ad insegnare in una scuola media? Lo si pretende – giustamente – anche dagli aspiranti al passaporto rosso. Il meno che il Consiglio di Stato può fare è attivarsi in questo senso. Sempre che infischiarsene del problema non sia la consueta tattica di $inistra per indebolire sempre più nelle giovani generazioni la conoscenza della nostra realtà e delle nostre radici. Così da spianare la strada allo spalancamento di frontiere e alla rottamazione della Svizzera.
E dunque è evidente che la necessità di insegnare la civica a scuola è sempre più concreta. Si pone però con prepotenza il problema di chi la insegna, e come.
Quanto accaduto a Cash mercoledì sera non è solo la figuraccia di una persona, o un episodio “folkloristico” da liquidare con una battuta. E’ un campanello d’allarme decisamente inquietante.
Lorenzo Quadri