Doppi passaporti sempre più su. Parlamentari federali binazionali colpiti da amnesia?
Di tanto in tanto, l’Ufficio federale di statistica (UST) se ne esce con dei dati interessanti, che di regola vengono snobbati dalla stampa di regime.
Ad esempio: a fine agosto è stata pubblicata una statistica sulle naturalizzazioni. A livello nazionale, in 12 anni sono state rese svizzere oltre 461mila persone. Negli ultimi anni, la cifra è cresciuta. Nel 2020 si contavano 34’100 naturalizzazioni, che nel 2021 erano diventate 37mila e nel 2022 41.5 mila. Però qualcuno ancora sostiene che le naturalizzazioni facili non esistono.
40% con “passato migratorio”
In Svizzera, come sappiamo, un quarto della popolazione è straniera: uno dei tassi più alti al mondo. Se agli stranieri si aggiungono i titolari di un passaporto rosso fresco di stampa, la percentuale si impenna. A fine 2021, il 40% della popolazione di più di 15 anni aveva “passato migratorio”. Per l’anno di disgrazia 2023, si prevede l’arrivo di 150mila immigrati: un record. Avanti così, e la Svizzera da 10 milioni di abitanti (ovvero: con un milione di stranieri in più) sarà una realtà nel giro di sei anni. Un’ipotesi che peraltro comincia ad inquietare anche a $inistra. Una consigliera nazionala zurighesa e vicepresidenta del P$ ha dichiarato alla stampa d’Oltralpe di essere contraria ad un simile scenario demografico. Peccato che il suo partito sia in prima fila nel far entrare tutti.
Come noto, la popolazione della Confederella è cresciuta di 1.5 milioni di persone in due decenni. Un aumento che non ha uguali, e che porta con sé conseguenze negative in ogni ambito della vita. Pensiamo solo, per restare alla stretta attualità, ai costi di cassa malati ed alla bolletta elettrica (i prezzi salgono a causa della domanda eccessiva).
Taroccare notizie e statistiche
Le naturalizzazioni facili tornano comode per taroccare artificialmente al ribasso il dato sulla popolazione straniera, e di conseguenza anche le statistiche e le notizie sugli immigrati che delinquono o che sono a carico dello stato sociale. La manipolazione è palese. Ad esempio: nelle scorse settimane la stampa di regime ha denunciato a gran voce che tra gli autori di uno stupro di gruppo commesso a Maiorca ai danni di una giovane inglese c’era anche uno “svizzero”. Dalla foto pubblicata sul Blick si è scoperto che lo “svizzero” ha tratti manifestamente africani.
Da notare che la $inistra immigrazionista ha pure avanzato la grottesca pretesa che nei comunicati stampa della polizia e della magistratura non venisse indicata la nazionalità degli autori di reati. Chissà come mai?
Fabbrica-svizzeri
Secondo le statistiche dell’UST sopra citate, nel nostro Paese tutti gli anni vengono naturalizzate 4.35 persone ogni 1000 abitanti. In Ticino la cifra sale a 4.84; ma d’altra parte in Ticino ci sono anche più stranieri rispetto alla media nazionale.
Poiché una naturalizzazione in procedura ordinaria passa dal consiglio comunale, l’impostazione più o meno largheggiante dei legislativi locali ha un peso. Di recente il portale Ticinonews ha riferito che il Comune ticinese dove, in proporzione, si naturalizza di più, è Grancia, che negli ultimi 12 anni ha segnato un tasso medio di 11 naturalizzazioni per mille abitanti, seguito da Massagno con 8 e da Prato Leventina con 7. Tuttavia, per sapere in che misura un Comune sia effettivamente fabbrica-svizzeri, bisognerebbe anche sapere quante sono le domande presentate e quante quelle respinte. Certo è che queste ultime sono troppo poche ovunque.
Tentativi continui
E’ noto che la $inistra smania per rendere sempre più facili le naturalizzazioni facili. Da un lato sogna lo ius soli (ossia: chi è nato qui diventa automaticamente cittadino elvetico). Dall’altro si titilla con ciofeche financo peggiori. Che però – pensando che la gente sia scema – presenta come “più moderate”. Ad esempio, la delirante iniziativa popolare che vorrebbe rendere svizzero chiunque abbia risieduto legalmente nella Confederella per 5 anni: il che include i finti rifugiati, ed anche i delinquenti.
La naturalizzazione agevolata degli stranieri di cosiddetta “terza generazione” (che non sono affatto stranieri i cui nonni vivevano già nel nostro Paese: per rientrare nella categoria, basta rendere “verosimile” che uno dei nonni abbia acquisito un diritto di soggiorno in Svizzera) è in vigore solo dal 2018. Eppure già nel 2021 una consigliera agli Stati ginevrina Verde con doppio passaporto, tale Lisa Mazzone (Lisa chi?), presentava una mozione per agevolare anche la naturalizzazione degli stranieri di seconda generazione. Ed è solo un piccolo esempio tra tanti.
I ro$$overdi le tentano tutte per regalare il passaporto rosso a stranieri non integrati con l’obiettivo di 1) pomparsi l’elettorato e 2) aumentare le persone che votano CONTRO gli interessi della Svizzera e degli svizzeri.
Altro che agevolazioni: visto le cifre indicate sopra, serve un numero chiuso nelle naturalizzazioni!
Doppi passaporti in politica
Altro dato da tenere presente riguarda il continuo aumento dei doppi passaporti. Attualmente sono oltre UN MILIONE e 56mila, ovvero il 19.5% della popolazione. Nel 2020 erano il 19% e nel 2019 il 18.6%. Anche qui, dunque, percentuali in salita. Non servono grandi studi per concludere che, da quando esiste la possibilità di naturalizzarsi mantenendo anche la cittadinanza originaria, ossia da 30 anni, praticamente tutti ne fanno uso.
Deputati federali compresi. Questi sono da qualche tempo obbligati – a seguito dell’approvazione dell’iniziativa parlamentare dell’allora consigliere nazionale Udc Marco Chiesa – a rendere note pubblicamente, sul sito del Parlatoio, le proprie cittadinanze. Su 246 politicanti, ben 27 hanno dichiarato una doppia cittadinanza. Si tratta dell’11% dei parlamentari federali: è moltissimo. Ma l’elenco è incompleto. La cifra reale è più alta. Perché qualcuno ha “dimenticato” di annunciarsi. Quanti qualcuno? Difficile dire, poiché ovviamente non sempre il doppio passaporto emerge dal cognome. Ma almeno un paio di casi evidenti e notori non figurano tra quelli resi pubblici. Naturalmente i moralisti ro$$overdi, quelli che si riempiono la bocca con la trasparenza, non hanno nulla da dire su queste omissioni volontarie. Del resto la gauche-caviar era addirittura contraria – sempre in nome della trasparenza, ça va sans dire – all’obbligo per i politicanti federali di rendere note le doppie nazionalità.
Scusate ma non ci siamo proprio! Chi fa politica deve avere un solo passaporto. A maggior ragione chi la fa a Berna. Chi scrive ha già tentato di introdurre questa regola, che peraltro in alcuni Stati già esiste, vedi l’Australia. “Naturalmente” la proposta è stata asfaltata dalla partitocrazia svendi-Svizzera. Ma è chiaro che la Lega tornerà alla carica.
Lorenzo Quadri