Sovranità a ramengo in tutti gli ambiti: grazie, partitocrazia! Ed i grandi progetti…

La sovranità fiscale è una componente essenziale della sovranità. Le principali rivoluzioni della storia (americana, francese) sono proprio nate dalla diatriba su chi può decidere di tassare chi, e per quale ammontare.

Tuttavia, “grazie” al governicchio federale più debole della storia- espressione di una partitocrazia pavida, eurolecchina ed internazionalista – la sovranità fiscale della Confederella è andata a ramengo.

Del resto, da chi, con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha gettato nel water senza alcuna remora un principio cardine del nostro Paese come la neutralità, capitolando in tempo di record davanti alle pressioni internazionali, e dopodiché ancora tenta di prendere i cittadini per scemi negando l’evidenza ed annunciando studi taroccati a dimostrazione delle proprie fandonie, ci si può solo attendere il peggio.

“Convinzione propria”? Col fischio!

Di recente il governicchio federale ha presentato il Messaggio sulla nuova tassazione delle multinazionali, che ci viene imposta dagli USA e dall’OCSE. Esso prevede l’introduzione di un’aliquota fiscale minima, che è superiore a quella praticata attualmente in vari Cantoni. Siamo dunque davanti ad una calata di braghe ad altezza caviglia, l’ennesima, in presenza di Diktat stranieri. Ed è inutile che il buon Ueli Maurer (quello che “i ricchi svizzeri possono permettersi di pagare di più la benzina”) tenti dirifilarci la fregnaccia che la riforma imposta dallo “zio Sam” (o, nel caso concreto, dal “nonno Joe”) viene fatta propria per convinzione. Convinzione una cippa. Senza “pressioni” (eufemismo) dall’estero, la Confederella mai si sarebbe sognata di cambiare un modello fiscale di successo, quello della concorrenza, per sostituirlo con uno fallimentare, d’importazione, che piace solo alla $inistra ro$$overde tassaiola e sovranofoba la quale, ma guarda un po’, è sempre schierata contro gli interessi della Svizzera e degli svizzeri.

Sindrome di Tafazzi

E’ forse il caso di ricordare che sono stati gli yankees e gli eurobalivi ad imporci la fine del segreto bancario per i clienti esteri. Governicchio federale e partitocrazia si sono chinati a novanta gradi, ed il risultato è sotto gli occhi di tutti, specialmente in Ticino: perdita di migliaia di impieghi qualificati, occupati da residenti (quanti ex dipendenti della piazza finanziaria sono finiti in assistenza?) e crollo del gettito fiscale.

Sempre gli USA e la fallita UE hanno ordinato ai loro camerieri bernesi di adeguarsi alle sanzioni contro la Russia. Ovvero, di riprenderle con il copia-incolla, echissenefrega delle conseguenze negative per la popolazione elvetica. In particolare, hanno impostodi bloccare illegalmente (perché una base legale non c’è) i patrimoni dei cosiddetti oligarchi. La conseguenza futura sarà un fuggi-fuggi generale (non solo dei borsoni russi) dalla piazza finanziaria svizzera che ha rottamato i  propri atout principali: ossia la neutralità  e la certezza del diritto. Perché è inutile che stiamo qui a raccontarci puerili storielle sulla “qualità dei servizi”. La “qualità dei servizi” la si trova anche a Dubai, nel Delaware (USA!), a Londra, in strane isolette caraibiche, ed in svariati altri posti.

Governo-portaborse

Non solo Stati esteri ed organizzazioni internazionali o sovranazionali del piffero ci dettano la politica migratoria e pretendono di imporci le loro leggi ed i loro giudici. Anche la politica fiscale della Svizzera viene ormai telecomandata da direttive estere. Questo, naturalmente, accade perché il governicchio federale e la partitocrazia lo permettono. Come diceva qualcuno di recente, il CF ha smesso da tempo di governare: si è ridotto ad un portaborse di istituzioni straniere. I modelli di successo svizzeri vengono così sostituiti con modelli-flop d’importazione. Poi ci si chiede come mai nelle classifiche internazionali il nostro Paese continua a perdere posizioni in ogni settore.

La fola della “progettualità”

Specie in campagna elettorale, la partitocrazia si sciacquaipocritamente la bocca con la “progettualità”, pensando di impressionare il popolazzo.

La realtà è che i politichetti del Triciclo la “progettualità” nemmeno sanno dove sta di casa. Si limitano ad aspettare l’arrivo degli ordini da Bruxelles e da Washington ai quali “bisogna” adeguarsi perché è “ineluttabile”. Certo, come no!

Intanto, a proposito di progettualità, è notizia degli scorsi giorni che l’unico grande progetto degli ultimi decenni, ossia AlpTransit, sta semplicemente andando in palta.

Non solo il proseguimento a sud è congelato per il prossimo quarto di secolo ma anche a nord, ovvero in Germania, nulla si muove. Il “bello” è che la responsabile del dossier è proprio quella kompagna Simonetta Sommaruga, P$, che esalta la ferrovia “buona” contro la strada “cattiva”.

Lorenzo Quadri