Iniziativa “per imprese responsabili”: l’ennesima trovata antisvizzera dei ro$$overdi

Nella recente sessione estiva, in Consiglio nazionale si è tenuto un dibattito fiume sull’iniziativa “per imprese responsabili”. Iniziativa con cui i $inistrati ro$$overdi –  quelli che si preoccupano solo del benessere di Stati esteri e degli stranieri, mentre se ne sbattono degli svizzeri –  vogliono tentare di introdurre l’ennesima regolamentazione talebana, addirittura a livello costituzionale, sul rispetto dei diritti umani e dell’ambiente all’esteroda parte di imprese svizzere.

A parte che dovrebbero essere i Paesi dove si verificano le eventuali violazioni a portare in giudizio i responsabili, e quindi l’iniziativa è  di stampo imperialista (si pretende che in altri Stati vengano applicate le nostre regole).  Naturalmente in caso di sua accettazione in votazione popolare la Svizzera si ritroverebbe, da sola, con la legislazione più severa della galassia. Il danno per la nostra piazza economica sarebbe evidente. Avanti con l’autolesionismo!

Peggio del CF

Perfino il  governicchio federale, in un raro sprazzo di lucidità, ha proposto di respingere l’iniziativa senza controprogetto. E, tanto per una volta che il CF rinuncia ad uno dei suoi deleteri “swiss finish”, ovvero a quell’atteggiamento da primi della classe che sistematicamente si trasforma in potenti martellate sugli attributi (vedi Tafazzi), ecco che arriva il parlamento a proporre controprogetti.

Fossero davvero ambientalisti…

Degni di nota, durante il dibattito fiume di svariate ore sull’iniziativa – si vede che le elezioni federali sono alle porte – gli appelli dei $inistrati ro$$overdi alla tutela dei diritti umani e dell’ambiente in paesi situati dall’altra parte del globo. Eh già, perché di quello che succede in casa nostra, questi signori se ne fregano. Si tratta infatti della stessa area politica che si è opposta istericamente alla Tredicesima AVS ai nostri anziani in difficoltà. E che adesso in Ticino pretenderebbe di raddoppiare i propri seggi in Consiglio nazionale. Ovviamente, per meglio preoccuparsi dello Stato di diritto in Africa ed in Brasile, impipandosene allegramente dei diritti dei cittadini svizzeri in Svizzera; quelli che, in casa loro, devono “stringersi per fare spazio ai migranti economici” (dichiarazione della kompagna Simonetta Sommaruga). Ed impipandosene anche dell’ambiente in Svizzera. Infatti, se questi kompagnuzzi fossero davvero ecologisti, scenderebbero in piazza contro l’invasione di frontalieri uno per macchina. Invece, ciccia! Questi sognano solo di spalancare frontiere e di farsi dettare gli ordini da Bruxelles.

E tra l’altro, come ha scritto in un recente saggio lo storico corrispondente dall’estero del quotidiano italiano radikalchic LaRepubblica Federico Rampini, spalancare le frontiere non è nemmeno una richiesta di sinistra. A volere la libera circolazione sono sempre stati i ricchi. Ma del resto, dalle nostre parti, la cosiddetta $inistra è una gauche-caviar con i piedi bene al caldo ed il portafogli farcito.

Criticare per altri motivi

Intendiamoci. Nessuno vuole assumere la difesa d’ufficio delle multinazionali “svizzere” che lavorano all’estero, ed in particolare in paesi esotici. Non hanno l’aureola in testa. Ma, se vogliamo criticare queste società, cominciamo a criticarle per ciò che fanno in casa nostra. Non per quello che fanno dall’altra parte del mondo.

Infatti queste aziende troppo spesso promuovono la svendita del nostro Paese all’UE in cambio di presunti – ma davvero solo presunti – vantaggi economici. Vantaggi di cui naturalmente beneficerebbero solo loro. Vedi al proposito le sortite di Economiesuisse, e le sue pressioni per la firma dello sconcio accordo quadro istituzionale. Per questi atteggiamenti sì che le multinazionali meritano la berlina! Mentre eventuali comportamenti illeciti all’estero vanno sanzionati, come è ovvio che accada, dalle autorità dei Paesi dove vengono commessi.

Che lascino il posto!

E’ ora di dire basta ai politicanti che si preoccupano dei problemi di tutti tranne che di quelli degli svizzeri; che si stracciano le vesti per quello che accade a decine di migliaia di chilometri di distanza, mentre se ne sbattono di ciò che succede sotto il loro naso. Che questi signori si candidino in Congo o in Brasile. E che lascino il posto nelle istituzioni svizzere a chi si occupa dei problemi dei cittadini elvetici!

Lorenzo Quadri