Ecco l’ennesima dimostrazione che bisogna passare all’elezione popolare dei magistrati
Si è consumato ad inizio settimana l’ultimo atto della farsa dei 5 Procuratori pubblici (PP) bocciati dal Consiglio della Magistratura (CdM).
Una sceneggiata in cui si iscrive anche la poco edificante vicenda dei messaggini inviati dal presidente $ocialista del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani al Procuratore generale PLR Andrea Pagani. Ma la vicenda, in vista delle nomine a Palazzo di giustizia, è stata messa via senza prete, in fretta e furia.
Il “terremoto”
E’ notorio che il Consiglio della Magistratura aveva bocciato seccamente 5 Procuratori pubblici. Nomi, cognomi e giudizi pesantissimi erano finiti sui giornali provocando quello che venne definito un terremoto a palazzo di giustizia. Che esito ha avuto questo terremoto? Nessuno! I PP bocciati si sono ripresentati (tranne uno); e la Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio li ha riproposti al plenum, il quale, lunedì scorso, li ha confermati in carica per i prossimi 10 anni. Tanto tuonò che non piovve. Nemmeno una gocciolina.
L’unica volta…
Da un lato, il parere del Consiglio della Magistratura, a quanto sembra, non era sufficientemente sostanziato. Ai 5 bocciati sarebbe stato pure negato il diritto di essere sentiti. Sono lacune procedurali importanti.
D’altra parte, il nome stesso lo indica: il Consiglio della Magistratura esiste proprio per giudicare i magistrati. Per anni è stato accusato di dormire e di non svolgere il compito a cui è preposto. Per un’unica volta che l’ha fatto, la politica non ne ha tenuto minimamente conto.
Forma e sostanza
La scelta della Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio di mantenere comunque in corsa i 4 PP bocciati intenzionati a sollecitare un nuovo mandato si può ancora comprendere. A causa delle carenze formali nella valutazione del CdM, un’esclusione avrebbe certamente dato adito a ricorsi. Col rischio di invalidare le nomine di tutta la Procura.
L’organo di nomina è il Gran Consiglio, non una sua commissione. Stava quindi al plenum decidere sulla sorte professionale dei 4.
Il ragionamento tiene. Non fosse che Gran Consiglio significa partitocrazia. Il giudizio del CdM poteva essere difettoso nella forma, carente nelle motivazioni. Ma questo non vuole automaticamente dire che lo fosse anche nella sostanza. I 20 PP sono chiamati a svolgere un lavoro delicato, oltre che ottimamente remunerato con soldi pubblici. I 4 bocciati sono o no adeguati alla carica? Il CdM, che è l’organo preposto al giudizio, ha detto di no. I deputati, che giudicano solo in base alla tessera di partito, hanno invece detto di sì.
Intanto non una parola è stata spesa sugli 8 nuovi aspiranti, invitati dagli stessi partiti a candidarsi per il Ministero pubblico con la prospettiva che si sarebbero liberati dei posti. Ed invece… cüca! Trattati da utili idioti!
Fatto sta che:
- Sui rieletti grava il sospetto di incapacità. Cosa può pensare il cittadino che si trova ad aver a che fare con uno di loro (non necessariamente come accusato, ma anche come accusatore)?
- Su tutti e 20 i PP come pure sul PG, grava il sospetto di dovere l’elezione solo all’appartenenza politica. Con quel che ne consegue anche dal profilo dell’indipendenza, rispettivamente della sudditanza.
- Su tutta la Magistratura, grava il sospetto di costituire una riserva di posti di lavoro garantiti a vita per candidati inciuciati con la politica, indipendentemente dalle reali capacità.
Circo equestre
Con la sua decisione il Gran Consiglio ha forse reso un servizio ai 4 bocciati. Non lo ha reso alla giustizia ticinese la cui credibilità, già non alle stelle, dopo questa vicenda ed i suoi annessi e connessi (scandalo messaggini, veleni vari…) è ormai paragonabile a quella di un circo equestre.
Questa vicenda è l’ennesima dimostrazione che l’elezione dei Procuratori pubblici non può più essere lasciata in mano al parlamento. Deve avvenire tramite votazione popolare, previa selezione dei candidati. Come la Lega chiede da tempo.
Lorenzo Quadri