I kompagni ro$$overdi hanno tentato di chiudere tutto per reggere la coda ai balivi UE

 Alla fine per le stazioni sciistiche non è arrivato il temuto stop dalla Confederella, con conseguenze devastanti per vari Cantoni di montagna. Che non di rado sono poi anche quelli finanziariamente più deboli.

Le misure di protezione sulla neve le decideranno dunque i Cantoni sulla base della situazione concreta in loco, pur nel quadro delle regole generali stabilite da Berna.

Due pesi e due misure

Nei giorni scorsi si temeva, a ragione, che sarebbe arrivata la serrata; magari sottoforma di restrizioni che avrebbero reso insostenibile continuare con le aperture. Si parlava addirittura di una riduzione della capacità degli impianti, con presenze massime calcolate sulla base di una percentuale della media dell’affluenza negli ultimi anni. Il che sarebbe stato un disastro per le stazioni ampliate di recente.

E’ poi evidente che mentre si scia non ci si contagia. Semmai nel “dopo sci”. O sugli impianti di risalita. Che però non sono tutti uguali. In quelli aperti (ancorette o seggiovie) i rischi sono evidentemente minimi. E anche una cabina di teleferica non può essere più pericolosa di un bus o di un vagone ferroviario. Specie se pieni.

Arroganza italica

Poco ma sicuro che, se non ci fossero state delle decise prese di posizione di varie forze politiche, Lega compresa, contro la chiusura delle stazioni sciistiche; se il Consiglio nazionale non avesse votato una risoluzione in cui si chiedeva di evitare restrizioni inutili, dettate non da motivi sanitari ma da pressioni dall’estero, le cose sarebbero andate diversamente.

Infatti, in particolare dal Belpaese, negli ultimi tempi sono arrivati sconci ricatti perché la Svizzera si allineasse e chiudesse le piste. Il premier italico non eletto “Giuseppi” Conte, non contento di aver blindato in casa i suoi connazionali per il Natale, pretendeva di decidere anche in casa nostra. Chiaro: “Giuseppi” ha distrutto il turismo invernale in patria e quindi si trova nella scomoda situazione di dover giustificare come mai in altre nazioni si compiono scelte diverse.

Le ingerenze di “Giuseppi” sono state accompagnate da scandalosi articoli di insulti contro la Svizzera e contro gli svizzeri ad opera dei giornalai della stampa di regime tricolore.

Come già scritto la scorsa settimana, se “Giuseppi” è preoccupato per gli spostamenti transfrontalieri come veicolo di contagio, invece di pretendere la chiusura dei nostri impianti da sci, faccia pressioni sul governicchio federale affinché chiuda i confini con il Belpaese!Tanto, per quel che riguarda le piste ticinesi, l’affluenza da oltreramina è irrilevante. Poi ai frontalieri che perderanno il lavoro e resteranno a casa ci penserà “Giuseppi”.

Rischio calata di braghe

Anche altri Stati hanno tentato di venire a comandare in casa nostra e quindi il rischio di calata di braghe da parte dei camerieri dell’UE in Consiglio federale era alquanto concreto: i nostri polli, purtroppo, li conosciamo. Tanto più che il CF “competente” è il kompagno Alain Berset, quindi un esponente della $inistra chiusurista. Ed infatti la $inistra ha rifiutato di sostenere la dichiarazione del Consiglio nazionale a sostegno delle piste da sci. Hanno votato contro i ro$$i, i verdi che sono uguali ai ro$$i, ed i verdi liberali che sono uguali ai verdi che sono uguali ai ro$$i.

Come abbiamo detto più volte, col virus bisogna imparare a convivere, ovviamente con prudenza, rispettando le distanze e le norme di igiene accresciuta, e portando le mascherine. Chiudere tutto non è una soluzione. I lockdown portano fallimenti, disoccupazione, povertà, che a loro volta generano depressioni e suicidi. Per non parlare degli anziani che, se rimangono troppo a lungo barricati nelle case anziani e privati del contatto con i parenti, preferiscono lasciarsi morire che continuare a vivere agli arresti domiciliari. Si muore anche di lockdown, e sarà bene non dimenticarselo. Come sarà bene ricordare che non esistono lockdown brevi.

Tamponi a tappeto

Per convivere con il virus senza adottare cure chiusuriste peggiori del male – che oltretutto non curano un bel niente – cominciamo a mettere in pratica qualche misura concreta. Ad esempio i tamponi a tappeto sulla popolazione. L’Alto Adige li ha fatti. In Austria sono in corso, ed il Canton Grigioni li ha decisi. La Lega, tramite atti parlamentari presentati nei giorni scorsi, li ha richiesti sia alla Confederazione che al Cantone.

E poi: come mai in Gran Bretagna le prime vaccinazioni su larga scala saranno possibili già nei prossimi giorni, mentre da noi si parla dei “primi mesi del 2021”? Forse perché la Gran Bretagna fa la Brexit mentre noi, “grazie” alla partitocrazia, siamo succubi della fallita UE?

Lorenzo Quadri