I ro$$overdi propagandano la mobilità elettrica. Ma è uno specchietto per le allodole

Lo scorso 13 giugno, in occasione della votazione sulla fallimentare nuova legge sul CO2, la kompagna Simonetta Sommaruga è stata asfaltata. Però costei pretende di andare avanti come se non fosse accaduto nulla. Ed infatti per l’olio combustibile ha scandalosamente aumentato la tassa sul CO2 da 96 a 120 Fr alla tonnellata!

Tipico dei kompagni: ogniqualvolta l’esito di una votazione popolare non è quello da loro voluto, ecco che tentano di aggirarlo; o di far ripetere la votazione ad oltranza. Rispetto per i cittadini? Zero!

Il focus

Ancora nei giorni scorsi, il Dipartimento Simonetta si sdilinquiva sul calo delle emissioni di gas serra delle nuove automobili nel 2020. Non sarà magari che le emissioni sono diminuite perché i cittadini sono stati blindati in casa in telelavoro? Ma naturalmente il focus viene posto sull’aumento del numero dei veicoli elettrici, presentati come la panacea per tutti i mali ambientali. Al proposito vale la pena ricordare le esternazioni della Simonetta e dei suoi soldatini in occasione dei dibattiti parlamentari sulle ecotasse poi trombate dalle urne. Sortite del seguente tenore: “Chi non ha i soldi per pagare la benzina a peso d’oro, si compri l’auto elettrica”. Che è poi la versione 2021 del più famoso: “se il popolo non ha pane, che mangi le brioches”.

Nessuno si illuda

Qui sta la prima presa per i fondelli. Che nessun automobilista si illuda di sfuggire alla persecuzione ro$$overde passando alla propulsione elettrica. Il road pricing, il mobility pricing e tutte le altre boiate-pricing che il Dipartimento Simonetta sbava per introdurre, si applicheranno ovviamente anche alle vettureelettriche. Al proposito è stato mandato di recente in consultazione il Messaggio governativo che crea la base legale affinché comuni e cantoni possano  far partire dei progetti pilota. L’ARE, Ufficio federale per lo sviluppo territoriale, inserito sempre nel solito Dipartimento, vuole ridurre i posteggi nei centri urbani, aumentare le tariffe – come se non fossero già stellari! Poi ci si chiede come mai i centri si desertificano… – ed introdurre limiti di velocità più stringenti. Queste misure evidentemente toccheranno tutte le automobili, siano esse a benzina, diesel, ibride, elettriche o a pedali. Tanto per non farsi mancare niente, durante la sessione estiva, i soldatini del Triciclo in Consiglio nazionale hanno affossato una mozione del sottoscritto che chiedeva di rinunciare a simili malsani propositi.

Quanto alle tasse sul carburante: è evidente che prima o poi, più prima che poi, verranno tassati anche i veicoli elettrici. A maggior ragione se, come auspicato dalla casta, questi aumentassero in modo importante. Infatti le imposte sugli oli minerali servono ad alimentare il fondo per le strade nazionali. Se sempre meno automobilisti le pagano, perché le vetture diventano elettriche, giocoforza che si finisce col tassare queste ultime.

Zero emissioni?

La propaganda del Dipartimento Simonetta (appoggiata come sempre dalla stampa di regime colonizzata da giornalai ro$$i), è improntata alla shitstorm (=tempesta di cacca) sui motori a benzina ed alla glorificazione di quelli elettrici. Questi ultimivengono gratificati del label “zero emissioni”. Ma è una balla di fra’ Luca. Infatti la produzione e lo smaltimento delle batterie, di emissioni ne generano eccome. Quello “zero emissioni” è dunque un caso plateale di “greenwashing” per usare un termine che va oggi per la maggiore. Ovvero, si pittura di verde qualcosa che in realtà non lo è.

We have a problem

Ma soprattutto: se un domani tutte le automobili diventasseroelettriche, come si pensa di ricaricarle?

Anche senza una conversione massiccia alla mobilità elettrica, la Svizzera si troverà confrontata con problemi di approvvigionamento energetico. Ciò a causa della cosiddetta strategia energetica 2050. Ovvero quella che prevede l’uscita del nostro Paese dal nucleare e che si declina in:

50 anni di durata massima delle centrali atomiche; e
nessun nuovo impianto di questo tipo.

Restare nel nucleare

Tale “strategia”, all’insegna del populismo ro$$overde, ci inguaierà. Il risultato della combinazione: più consumo (incremento massiccio delle auto elettriche) e meno elettricità a disposizione (spegnimento delle centrali nucleari) è evidente.

Intanto però anche a Berna comincia a farsi strada un’altra opzione. Peccato che fino a poco tempo fa chi osava accennarvi veniva denigrato come un criminale climatico. Si tratta diprolungare di 10 anni la durata di vita delle centrali atomiche, che passerebbe da 50 a 60 anni.

Sicuramente è meglio che niente. Ma la realtà è che l’abbandono del nucleare, frutto del populismo climatico, è una strada a fondo cieco. A maggior ragione se si vuole puntare sulla mobilità elettrica.

La decisione di uscire dal nucleare è stata presa sull’onda emotiva del disastro di Fukushima, dovuto ad un terremoto e maremoto; eventi che in Svizzera non sono granché verosimili. Intanto il Giappone non solo ha riavviato i reattori che erano stati spenti, ma ne ha pure messi in cantiere di nuovi.

“Forse” un ripensamento è opportuno anche alle nostre latitudini.

Lorenzo Quadri