Attenzione però a non dormire sugli allori: le aspettative dei cittadini sono giustamente alte, ed i liblab non sono in via d’estinzione

 La Lega ce l’ha fatta: grazie a voi, abbiamo vinto ancora. Non era certo scontato. E’ vero: l’ex partitone si ripresentava senza un Consigliere di Stato uscente, un handicap che è stato però compensato da una figura “istituzionale” quale Christian Vitta, oltre che dalla prestazione di Michele Bertini. L’entrata in lista ad inizio anno del giovane municipale luganese ha chiaramente incrementato la voglia di riscossa – o sete di vendetta? – dell’ex partitone.

 Gli “handicap”

Se i liblab avevano un handicap, la Lega ne aveva tre: 1) Non c’era il Nano; 2) Non c’era più l’apporto dell’Udc; 3) Non c’era la “locomotiva Borradori” in lista.

La prima elezione senza l’indimenticabile ed insostituibile presidente a vita era destinata, fatalmente, ad essere un banco di prova decisivo per il Movimento. Vero: alle ultime elezioni comunali di Lugano il Nano già non c’era più. Ma la prematura scomparsa risaliva solo ad un mese prima. Adesso sono ormai trascorsi più di due anni. La Lega si è dovuta assestare. E sicuramente il Nano sarebbe contento di sapere che la “creatura” cui ha dedicato oltre un ventennio della sua vita, con passione ed energia inesauribili, è in grado, sulle proprie gambe, non solo di stare in piedi, ma anche di tagliare il traguardo per prima.

Per quel che riguarda l’Udc, non solo ha voluto presentare una lista propria ma, per il tramite di taluni suoi esponenti, ed in particolare tre, non ha mancato di cannoneggiare la Lega, sacrificando gli interessi di area ed i fondamentali temi strategici comuni (politica migratoria, difesa dell’identità e dell’autonomia svizzera, lotta alla strisciante adesione all’UE) a risentimenti personali, beccandosi così il meritato cazziatone del presidente nazionale Toni Brunner. Pazienza: la Lega ha dimostrato di poter vincere da sola.

La mancanza di Borradori è stata compensata dagli ottimi risultati dei due ministri uscenti. Che hanno lavorato bene e raccolto la giusta ricompensa. In particolare Zali al primo appuntamento con le urne.

Il PLR è cresciuto

La vittoria è arrivata, dunque. Ma non c’è di sicuro da dormire sugli allori. Le aspettative dei ticinesi sono giustamente alte.

Quanto all’ex partitone: la minaccia è sempre presente. Dire che il PLR “non ha perso”, come hanno fatto vari esponenti liblab, non è solo la classica frase di circostanza post-trombatura. In effetti il PLR – mobilitando tutto il mobilitabile, con scivoloni anche nell’ illegalità – è cresciuto un po’ rispetto a quattro anni orsono. Certo: l’obiettivo principe, la riconquista del secondo seggio, l’ha fallito. Ma il trend non è comunque quello di un PPD che si ridimensiona di elezione in elezione. Quindi attenzione a non abbassare la guardia. Dal risultato delle scorsa domenica non si può certo concludere che l’ex partitone sia in via di estinzione.

 Gli argomenti premiano

Se la Lega ha vinto malgrado i tre “handicap” mica da ridere, vuol dire che i temi che propone sono quelli giusti: legati al territorio, al lavoro, alla sicurezza, ai temi identitari, alla vicinanza con il cittadino e con le sue preoccupazioni quotidiane. A partire da quelle occupazionali, in un mercato del lavoro devastato dall’invasione da sud. Quell’invasione cui la Lega si è sempre opposta, con tutte le proprie forze. E continua coerentemente a farlo. Il voto storico del 9 febbraio 2014  ha trovato la sua naturale – ma, come detto non scontata – continuità il 19 aprile 2015. Un esito elettorale diverso nel Cantone che ha trascinato la Svizzera verso questa cesura nei rapporti con l’UE finora improntati ad una deleteria sudditanza elvetica, avrebbe decretato la fine del “maledetto voto” del 9 febbraio. Per la serie: se i primi a voltare le spalle a quel voto sono proprio i ticinesi, al punto da premiare con la maggioranza relativa in governo quel PLR che si è espresso all’unanimità contro l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” (venendo asfaltato dalle urne) perché star lì a scaldarsi tanto per dargli concretezza?

Si può quindi dire che la scorsa domenica, proprio come il 9 febbraio 2014, hanno vinto la Lega ed i Ticinesi. Mentre hanno preso l’UE ed i suoi reggicoda nostrani, ossia i partiti storici. La battaglia era fondamentale. Ma la guerra è ancora lunga.

Lorenzo Quadri