Il ministro dell’economia “Leider” Ammann (PLR) ribadisce la propria posizione

Come volevasi dimostrare, delle difficoltà del Ticino il Consiglio federale se ne impipa alla grande. Chiaro: sono stati i camerieri dell’UE a mandare il nostro Cantone allo sbaraglio con la devastante libera circolazione delle persone. Il Ticino si trova così in una situazione che non ha uguali in Svizzera. Nemmeno nei cantoni romandi. Perché sul mercato dal lavoro nel nostro sempre meno ridente Cantone i frontalieri sono il 30% degli addetti totali. Questo quando la media nazionale è del 6% ed in Romandia siamo al 13.2%.

E’ ovvio che a situazioni particolari devono corrispondere delle misure particolari. Altrimenti è disparità di trattamento. Se un paziente ha un raffreddore ed un altro la tubercolosi, non si può pretendere di curare entrambi con il Vicks vaporub. Eppure  è proprio questo l’andazzo bernese. Ed in particolare è l’andazzo del ministro dell’economia, il PLR Johann “Leider” Ammann, che si ostina a negare la sofferenza del mercato del lavoro ticinese.

“Non servono misure”

Ad inizio settimana, il buon “Leider” Ammann se ne è uscito a dichiarare davanti al consiglio nazionale che ai  cantoni latini, e al Ticino in particolare, non servono misure particolari per alleviare i problemi occupazionali, perché l’è tüt a posct: quindi si va avanti come se “niente fudesse”. E proprio per puntellare la tesi del “tout va  bien, Madame la Marquise”, l’inutile SECO sforna studi farlocchi a getto continuo – naturalmente pagati con i soldi del contribuente. E’ il caso di ricordare che la SECO costa 100 milioni all’anno, e scusate se sono pochi. Ed è anche il caso di ricordare che fu proprio lo stesso “Leider” Ammann a congelare – ossia a rottamare – nel 2015 un pacchetto di nuove misure accompagnatorie ai devastanti accordi bilaterali.

Ora, le misure accompagnatorie non sono certo la panacea. Sono, piuttosto, dei cerotti. Tuttavia, in attesa dell’applicazione di Prima i nostri, e in seguito, della disdetta della libera circolazione delle persone, è l’unica carta che possiamo giocare, visto che i Giuda a Palazzo federale hanno azzerato il “maledetto voto” del 9 febbraio.

Il dire contraddice il fare

Al proposito, è altresì opportuno (uella) ricordare che è stato proprio lo stesso “Leider” Ammann, a dichiarare che “a tutela del mercato del lavoro svizzero serve una serie di misure, che magari individualmente sembrano di scarsa portata, ma che, nell’insieme, generano effetti rilevanti”.

Peccato che “Leider” Ammann sia il primo a non fare quello che dice. Infatti, di misure a tutela del mercato del lavoro elvetico non ne prende proprio. Né di piccolo cabotaggio, né di grosso. Non sia mai: i suoi padroni dell’UE potrebbero avere da ridire.

Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, “Leider” Ammann è quello che, assieme al collega di partito Burkhaltèèèr, vorrebbe sottoscrivere subito lo scellerato accordo quadro istituzionale con l’UE e versare senza fiatare il secondo miliardo di coesione agli eurofalliti (secondo miliardo di una lunga serie, s’intende). E da costui ci si aspetta che tuteli il nostro mercato del lavoro, il che implica giocoforza far sbroccare Bruxelles che ci considera una sua colonia? Ma è come credere a Babbo Natale!

Ed infatti, cosa succede quando il Ticino si allinea alle enunciazioni del ministro dell’Economia e prende in  modo autonomo (essendo stato completamente piantato in asso da Berna, non ha altra possibilità) delle “misure… anche di scarsa portata” per tutelarsi (vedi ad esempio l’albo antipadroncini)? Succede che il buon “Leider” Ammann manda i suoi soldatini della ComCo  a bacchettare i ticinesotti “chiusi e gretti” con l’accusa di “protezionismo” (uhhh, che pagüüüraaa!). Come scriveva il Mattino la scorsa domenica: VaffanComCo!

Lorenzo Quadri