Nell’UE ci sono dentisti che concludono gli studi senza alcuna formazione pratica
La devastante libera circolazione delle persone, voluta dalla partitocrazia spalancatrice di frontiere, non ha solo mandato a ramengo la nostra sicurezza, il nostro mercato del lavoro (dumping salariale e soppiantamento dei residenti con frontalieri), la nostra viabilità (interminabili colonne di veicoli con targa azzurra, naturalmente con a bordo soltanto il conducente), la qualità della nostra aria (le auto d’oltreramina non emettono essenza di eucalipto dal tubo di scappamento). Senza contare che l’immigrazione incontrollata – come diceva giustamente l’iniziativa Ecopop, troppo presto finita in dimenticatoio – esaurisce le risorse naturali e fa pure decollare i costi dell’alloggio. E poi c’è naturalmente il lungo e scandaloso capitolo della volontaria e pianificata distruzione delle nostre radici e della nostra identità tramite il multikulti imposto col ricatto morale (i moralisti a senso unico denigrano e delegittimano i contrari etichettandoli come spregevoli razzisti e fascisti).
10% senza pratica
Ma non di soli massimi sistemi vive l’uomo (o la donna). Quindi, tornando più sul terre-à-terre, si scopre che la libera circolazione delle persone mette in pericolo anche i nostri… denti. Ed infatti da uno studio realizzato in Francia si apprende che nell’Unione europea il 10% dei dentisti conclude la formazione, e quindi comincia a lavorare, senza aver mai avuto alcuna esperienza pratica: al massimo ha guardato altri che lavoravano.
L’informazione non se l’è inventata il Mattino populista e razzista. Proviene dal sito ZWP online, portale svizzero d’informazione per gli addetti al settore della medicina dentaria. L’articolo in questione è stato pubblicato nella seconda metà di gennaio; un gentile lettore ce l’ha segnalato.
Le prime cavie di questi dentisti UE che durante gli studi mai hanno messo mano ad una gengiva, sono dunque proprio i pazienti. Grazie alle frontiere spalancate, tali dentisti possono lavorare anche in Svizzera, perché i diplomi vengono considerati equivalenti. Vengono considerati, appunto. Però non lo sono. Ed infatti nelle università elvetiche dove si insegna medicina dentaria, la pratica ha un peso rilevante nel curricolo di studio Come è giusto che sia.
Morale (molare?) i dentisti UE avranno forse un diploma “equivalente”; ma di certo non hanno competenze equivalenti ai colleghi rossocrociati.
Nozioni semplici
L’articolo di ZWP online rincara la dose: non solo nella disunione europea parecchi futuri dentisti studiano in modo superficiale dei trattamenti complessi, ma anche le nozioni più semplici “ciurlano nel manico”: ad esempio, uno studente su tre non ha mai fissato una protesi dentaria.
Lo scenario che si presenta non è dunque dei più incoraggianti.
Studio lacunoso
Ma se la formazione in medicina dentaria nell’UE – o per lo meno in taluni paesi membri – è gravemente lacunosa, purtroppo lo è anche lo studio che ha portato alla luce la poco edificante situazione.
Qual è infatti la prima domanda che il lettore si pone davanti ad un’indagine del genere? Fuori i nomi delle Università che rilasciano lauree traballanti. O almeno delle nazioni in cui esse si trovano. Così il consumatore si sa orientare. E invece questa informazione non c’è. Manca volutamente. L’autore dello studio ha dichiarato che il suo obiettivo non è “mettere qualcuno alla berlina” ma “sensibilizzare in generale su quello che non va”. Quando si dice l’uregiateria! Certo che serve a poco realizzare uno studio se poi, in nome del politikamente korretto, si lascia via di proposito la parte più interessante ed importante. La parte senza la quale l’utilità pubblica dell’indagine va a farsi benedire.
Autocensura politikamente korretta
Questo modo di procedere rappresenta una forma deleteria di autocensura. Non si dice come stanno le cose perché è sconveniente nell’ottica delle frontiere spalancate. Non sia mai che si rischi di nuocere al sommo ideale del “devono entrare tutti”!
Si potrebbe sapere quali dentisti hanno lauree UE da tre e una cicca. Però si preferisce chiudere gli occhi. Per scelta. E mica vorremmo rischiare di discriminare! Le esigenze (?) del buonismo-coglionismo vengono fatte passare prima dell’integrità fisica delle persone.
Ad ogni buon conto, tanto per non sbagliare, quando si ha bisogno di un dentista basta rivolgersi a professionisti svizzeri che hanno studiato in Svizzera. Così si è sicuri di non incappare in uno di quel 10% di dentisti UE che la bocca di un paziente l’ha vista solo in fotografia.
Lorenzo Quadri