Iniziativa No Billag: la data della votazione non è ancora stata fissata, ma…
La data della votazione popolare sull’iniziativa No Billag non è ancora stata fissata. Però in questo ridente Cantone la propaganda di regime contro l’iniziativa è già iniziata. E questa volta il regime userà l’artiglieria pesante.
La scorsa settimana infatti, in vista della votazione di cui sopra, il governo cantonale ha incontrato il direttore generale della SSR Roger De Weck, il direttore della RSI kompagno militante Maurizio Canetta nonché una delegazione della CORSI composta dal presidente Gigio Pedrazzini e dai membri Anna Biscossa e Lele Gendotti (quindi due ex consiglieri di Stato ed un’ex presidente di partito).
Evitare il tragico bis
Eh già: nella votazione popolare del giugno del 2015, il canone obbligatorio per tutti – anche per chi non ha né radio né televisore – è stato approvato per un soffio a livello federale (stranamente questa volta nessuno a $inistra ha chiesto di rifare la votazione, chissà come mai?). In Ticino, invece, è stato asfaltato. Sicché onde scongiurare un tragico bis, questa volta si agirà d’anticipo. La propaganda di regime deve avere il tempo di fare il lavaggio del cervello agli svizzerotti in generale, ed ai ticinesotti in particolare… Ovviamente a suon di minacce e ricatti. La maggior parte dei quali fatti sulla pelle dei ticinesi e dei romandi. Il copione è già scritto.
Sostegno “a prescindere”
Tuttavia, da quello che emerge dalle cronache dell’incontro tra il CdS ed i vertici della SSR e della CORSI, la TV di Stato suona sempre la stessa musica. Pretende il sostegno politico “a prescindere”. Autocritica? Connais-pas! La SSR e la RSI vanno sostenute per il semplice fatto che esistono. E per chi non è pronto a prestare opera di slinguazzamento incondizionato, è già operativa la macchina del fango. “Becero affossatore! Scriteriato delinquente! Traditore dell’italianità”! Del resto De Weck è un $inistro e come tale ragiona: tolleranza zero nei confronti di chi non la pensa come lui.
C’è un problema
Tuttavia, c’è un problemino. Non è perché il governo si schiera con largo anticipo dalla parte dell’emittente statale che il popolo ticinese respingerà compatto l’iniziativa No Billag. Il voto occorre conquistarselo. Questo significa che bisogna dare delle risposte sensate a chi – tanto per dirne una – lamenta la “non equidistanza” (per usare un eufemismo) della RSI nel trattare i temi che hanno implicazioni politiche. Ripetere indispettiti che “l’è tüt a posct perché lo diciamo noi” comincia ad annoiare.
Esempio spicciolo di questi giorni. RSI News ha avuto la brillante idea di pubblicare in pompa magna tre vignette di Trump che l’emittente ha fatto realizzare in esclusiva (uella) da tre vignettisti messicani. Poiché non risulta che la nostra TV di Stato abbia fatto lo stesso con Obama (e sì che gli spunti satirici non mancherebbero di certo, a partire dal conferimento del premio Nobel più farlocco della storia) è evidente che ci troviamo davanti ad un caso di smaccata partigianeria. Che peraltro ritroviamo pari-pari nelle corrispondenze RSI dagli USA. Il presidente “populista” va infamato; Obama invece va magnificato per il semplice fatto che è nero e di $inistra.
Ora, se la risposta dei vertici di Comano all’osservazione di alcuni utenti sulle vignette anti-Trump è del tenore di quelle che si sono lette sulla paginetta facebook aziendale (del tipo “lei è prevenuto… lei non è sereno… lei ripete slogan letti la domenica (!)”), tanti auguri per la votazione sull’iniziativa No Billag! E’ così che si pensa di recuperare consensi e simpatie?
Il pluralismo secondo De Weck
Un capitoletto a parte lo meritano gli ipocriti argomenti buonisti portati da De Weck nell’incontro con il Consiglio di Stato all’insegna della collaborazione con i media privati e del “volemose tutti bene nell’interesse del giornalismo”. Per rendere la SSR più simpatica, il direttore generale (in scadenza; il suo successore è già stato nominato, naturalmente senza concorso, dalla CORSI nazionale: per la serie, è tutta “cosa nostra”) si presenta come un dirigente del settore pubblico aperto alle collaborazioni col privato. Che oggi vanno tanto di moda.
Peccato che il concetto di “salviamo il giornalismo” di De Weck si riassuma così: tiriamo in piedi una bella holding (uella) pubblicitaria assieme ai compagni di merende della Swisscom (compagni di merende in quanto trattasi di azienda a maggioranza di proprietà della Confederazione) e agli amichetti radikalchic euroturbo del gruppo editoriale Ringier (il patron Michael Ringier: “nessun giornalista contrario all’adesione della Svizzera all’UE lavorerà mai per una mia testata”). Poi, grazie alla nuova “sinergia”, ci pappiamo una fetta sempre più grossa del mercato pubblicitario tagliando fuori gli altri. Per la serie: non solo ci cucchiamo il canone più caro d’Europa, ma facciamo man bassa anche di inserzioni. Magari vendute a prezzi dumping, visto che grazie agli 1.3 miliardi di Fr annui di canone incassati ci possiamo permettere tariffe taroccate.
Per la serie: certo, salviamo il giornalismo, ma solo il nostro e quello dei nostri amichetti radikalchic che sono schierati come noi dalla parte giusta. Gli altri, invece, che vadano in malora. Il pluralismo secondo il direttore SSR!
Certo che con simili atteggiamenti si conquistano voti come se piovesse. Come no…
Lorenzo Quadri