Quasi 100 milioni di maggiori entrate mentre i risparmi ammontano ad una cinquantina di milioni. La manovra del Consiglio di Stato per tornare con i conti cantonali in pareggio non è di certo improntata alla simmetria dei sacrifici.
Particolarmente spiacevole il fatto che le categorie maggiormente chiamate alla cassa sono sempre le medesime. Quelle su cui è facile, fin troppo facile, intervenire: proprietari immobiliari ed automobilisti (spesso e volentieri le due “tipologie” si coprono).
E’ vero che in un passato nemmeno tanto remoto, vale a dire nella scorsa legislatura, per quel che riguarda l’aumento delle stime immobiliari si paventavano scenari ben peggiori. L’ex ministra PLR, quella del “margine di manovra nullo”, sognava addirittura di triplicare i valori di stima. L’aumento adesso annunciato è del 18%. Certo più moderato. Ma non c’è ragione di brindare.
Sotterfugio psicologico
Far balenare uno scenario catastrofico per poi rifilare al contribuente il salasso desiderato spacciandolo per un trattamento di favore: la tattica non è nuova. Peraltro questo sotterfugio psicologico è stato usato non solo con i proprietari di casetta, ma anche con l’altra categoria di mucche da mungere, ossia gli automobilisti. Prima si lascia che sulla stampa e nel paese prendano piede ipotesi di decurtazioni delle deduzioni per le spese di trasferta professionale addirittura al livello di quelle da qualche anno introdotte per l’imposta federale, la quale comporta ormai una deduzione massima di soli 3000 Fr annui. Questa decurtazione, sia detto per inciso, è stata effettuata a Berna all’insegna del solito populismo di $inistra (automobilisti brutti e cattivi da bastonare). La Lega in Consiglio nazionale vi si oppose fattivamente, purtroppo senza riuscire a trovare una maggioranza. Perché, a parte l’Udc, l’area sedicente borghese, ancora una volta, si schierò contro gli automobilisti (prendere nota).
Prima dunque si lascia che l’ipotesi “worst case” si diffonda. Poi si presenta l’aggravio reale, che è più modesto, ma sempre aggravio è, aspettandosi che il contribuente, lieto di essere scampato al peggio, paghi di buon grado.
Spremitura non indolore
Ma la spremitura dei proprietari di casetta, portata dal DFE targato PLR, non è poi così indolore come si vorrebbe far credere. In effetti, il valore totale dell’operazione non è di 32 milioni, che sono comunque tanti, bensì di oltre 60. Già: bisogna tenere conto anche delle imposte comunali.
Agli automobilisti si chiederà invece, tra decurtazioni e riaggiustamenti (?) sugli ecobonus, di sborsare 9 milioni in più.
Questo quando i risparmi all’interno dell’amministrazione cantonale sono assai stitici. A regime 11,8 milioni, che costituiscono lo 0,9% della spesa totale.
Due segnali
Almeno due sono i segnali che i conti non tornano e che la manovra pende dalla parte sbagliata.
Il primo campanello d’allarme è il silenzio tombale dei solitamente logorroici sindacati del pubblico impiego. Chiaro segno che i dipendenti cantonali non sono chiamati ad alcun sacrificio. Il secondo campanello d’allarme è simile al primo: ed è la decisione unanime del governo. Se era d’accordo anche l’esponente P$, vuol dire che di cure dimagranti all’ente pubblico non ne sono previste proprio.
Il problema sono le uscite
Se i conti di questo ridente Cantone non tornano, il problema non sta nelle entrate. Quelle ci sono: e ce ne sarebbero anche di più se si fosse più celeri nell’emissione delle notifiche. Invece la lentezza del sistema permette ai troppi furbetti dell’italico quartierino che ci siamo portati in casa (perché “bisogna aprirsi all’UE”) di farsi, letteralmente, gli affari propri in Ticino, per poi fallire/dileguarsi prima di ricevere le tasse da pagare, lasciando l’erario cantonale con un palmo di naso. E a doverci mettere una pezza sono sempre i soliti.
Il problema, si diceva, non sono le entrate. Sono le uscite fuori controllo. Però nella scorsa legislatura l’ex ministra delle finanze PLR, con il pieno appoggio del suo partito, ha introdotto il moltiplicatore cantonale copiato dal P$, ossia quel giocattolino che, quando i conti non tornano, permette di aumentare allegramente le imposte invece di tagliare la spesa. Bisogna quindi cambiare paradigma. Se la politica non è in grado di controllare le uscite statali, su queste deve decidere il popolo tramite il referendum finanziario obbligatorio. Ma chi è stato ad affossare in parlamento questo strumento democratico? Ancora una volta, l’ex partitone. E poi il PLR dice di non essere un partito delle tasse?
Lorenzo Quadri