Sicché la ministra del 5%, dal 18 ottobre ridotta al 4%, Widmer Schlumpf ha deciso di andarsene. Non si tratta di un’assunzione di responsabilità. Non si tratta nemmeno di un’uscita di scena elegante. Si tratta dell’unica opzione possibile poiché, in caso contrario, Widmer Schlumpf sarebbe stata lasciata a casa dall’Assemblea federale. Che la diretta interessata non pretenda di far bere la storiella del “lascio finché mi diverto”: se così fosse, il congedo sarebbe avvenuto in tempi assai meno sospetti. La ministra del 4% non parte affatto come le dive, per libera scelta all’apice della carriera: al contrario, è rimasta incollata alla cadrega fino all’ultimo secondo. Le sue dimissioni non hanno nulla di spontaneo.

Come l’entrata
L’uscita di scena dalla politica federale, dunque, non è migliore dell’entrata, avvenuta a seguito di uno squallido intrigo da retrobottega. L’obiettivo era uno solo: far fuori Blocher che aveva vinto le elezioni ed osava combattere il turboeuropeismo. A posteriori, dunque, non stupisce affatto che chi nel 2007 non accettava il risultato elettorale, 7 anni dopo non accetti nemmeno la votazione del 9 febbraio. Il rifiuto della volontà popolare, per questi golpisti da tre e una cicca, è una forma mentale.

Nessuno riscatto
Tra l’uscita e l’entrata in scena, non c’è stato alcun riscatto. Non c’è stato nulla, in altre parole, che potesse in qualche modo attenuare il marchio dell’usurpazione. La politica della ministra del 4% è stata improntata al cedimento su tutta la linea, senza ottenere nulla in cambio, goffamente spacciato per necessità. Ma necessità non era di certo: tant’è che, mentre la Svizzera capitolava senza condizioni sulla piazza finanziaria, e si auto fustigava pure (le braghe mica si calano solo a metà…) altri si tenevano ben strette le proprie prerogative – e se la ridevano a bocca larga degli svizzerotti.
L’inconcludente pantomima delle trattative con l’Italia non è certo più edificante. Ha solo messo in luce l’incapacità strategia di Widmer Schlumpf e la sua propensione alla bugia e alla malafede.

Regalo fiscale ai frontalieri
Ma c’è anche un altro elemento che merita di venire ricordato, ed è il demenziale progetto di concedere ai frontalieri le stesse deduzioni fiscali di cui beneficiano i residenti. Un’ipotesi che comporterebbe, per il Ticino, un aumento dei costi amministrativi ed un calo del gettito d’imposta. Questo assurdo disegno, frutto di scelta politica, ben dimostra come la quasi ex ministra a parole dichiarasse la sua “attenzione nei confronti del Ticino”. Ma poi, alla prima occasione, le parole venivano sotterrate dai fatti.

I danni restano
Widmer Schlumpf, dunque, se ne va. Ma i danni da lei fatti restano. Sono irreparabili. Le grottesche slinguazzate che le sono state tributate a mo’ di “coccodrillo politico” dai peggiori tra i kompagni rottamatori della Svizzera, dimostrano al di là di ogni dubbio quale fosse il campo della ministra della 4%.
Al posto di Widmer Schlumpf dovrà dunque arrivare un UDC: serve una persona che sia in grado di difendere la Svizzera dagli attacchi esterni; serve qualcuno che si opponga allo sciagurato processo di svendita delle prerogative del paese a Stati esteri ostili e ad organizzazioni sovranazionali prive di qualsiasi straccio di legittimità democratica.
E’ evidente che il secondo ministro UDC lo sceglierà l’UDCe non certo gli uregiatti, e men che meno la $inistra che già pretende di dettare condizioni. L’UDC ha vinto le elezioni. Con questo si è detto tutto. Come reagirebbero i kompagni se a destra si formasse una coalizione per mandare a casa Sommaruga? Si metterebbero a starnazzare come oche padovane, è ovvio. I moralisti a senso unico si sono auto-concessi la licenza di complotto, ma se gli altri dovessero fare la stessa cosa… due pesi e due misure, come sempre!
Lorenzo Quadri