Accordo-ciofeca con la Penisola: mentre la sovranità svizzera viene calpestata in mille modi
Se non fosse che ci andiamo ancora di mezzo noi, ci sarebbe da ridere. L’accordo-ciofeca con l’Italia si dimostra sempre più un fallimento oltre che, naturalmente, unilaterale. Perché la Ministra del 5% ed il suo scudiero De Watteville concedono a nome della Svizzera – e il prezzo lo paga il Ticino – mentre l’Italia si nasconde dietro le collaudate cortine fumogene.
In cambio della svendita del segreto bancario la Svizzera non ha ottenuto l’accesso ai mercati italiani. Né per le aziende né per le banche. Del resto, quando si è già andati a raccontare ai quattro venti che nel giro di un paio d’anni si concederà lo scambio automatico d’informazioni, non si vede per quale motivo i nostri vicini a sud, che sono più furbi che belli, (ma anche chiunque altro) dovrebbero pagare pegno per ottenere qualcosa che riceveranno comunque “aggratis” e a breve termine.
Vantaggi per chi?
Su ciò che si sta profilando in materia di accordo sulla fiscalità dei frontalieri abbiamo già detto; solo chi ne porta la responsabilità potrebbe definirlo “vantaggioso per il Ticino”.
Sicché con il nuovo regime – che avrebbe dovuto, almeno in parte, risarcire il nostro Cantone, e per quanto pagato “nell’interesse generale della Svizzera” negli ultimi 40 anni, e per quello che perderà a causa della svendita del segreto bancario – il Ticino otterrà nella migliore delle ipotesi le briciole. Ossia un qualche milione in più rispetto ai circa 100 che si incassano attualmente dalla tassazione di frontalieri.
Mezzo di pressione
E’ però più realistica la previsione secondo cui si otterrà meno di adesso. Con una differenza sostanziale: non ci saranno più i ristorni. E di conseguenza nemmeno la possibilità di bloccarli. Perché evidentemente la priorità della ministra del 5% era quella di privare il Ticino di questo efficace mezzo di pressione, che dava fastidio a Berna come a Roma. Dimostrazione inequivocabile, ancorché indiretta, che il blocco dei ristorni voluto dalla Lega è uno strumento potente: di fatto l’unico di cui il nostro Cantone dispone per farsi sentire in materia di rapporti con l’Italia.
Il gioco delle tre carte
Essenziale per il Ticino, l’ha detto peraltro anche il Consiglio di Stato, è la questione dell’aumento della pressione fiscale dei frontalieri che “in futuro” “di principio” andrebbe “adeguata” a quella dei residenti italiani. Essenziale perché, è evidente, se i frontalieri dovranno pagare molte tasse in più di adesso, necessiteranno anche di stipendi più elevati. Ciò contribuirebbe a calmierare il ben noto dumping generato dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dai partiti $torici.
E sull’aumento delle imposte ai frontalieri naturalmente l’Italia fa melina. Settimana scorsa il negoziatore italiano Vieri Ceriani ha dichiarato che ci vorranno “almeno 10 anni” per giungere alla parificazione frontalieri – italiani residenti. Con simili premesse, chiunque è in grado di capire che la parificazione non si farà mai. La sortita dei 10 anni ha seguito solo di pochi giorni la sottoscrizione dell’accordo. Bisogna dire che per turlupinare gli svizzerotti i vicini a sud non hanno certo perso tempo…
La ciliegiona
La ciliegina, anzi ciliegiona sulla torta arriva ora: a precisa domanda se il Consiglio federale intende accettare una simile tempistica farlocca, la risposta è stata: “si tratta di decisioni che rientrano nella sovranità italiana”.
Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge sole.
L’Italia, nel “nuovo” accordo fiscale sui frontalieri, ha inserito la clausola ghigliottina sul voto del 9 febbraio: se entra in vigore il nuovo trattato decade. Questa non è forse una sfacciata violazione italiana della nostra sovranità?
L’Italia pretende di annullare la decisione del Gran Consiglio ticinese che ha portato il moltiplicatore comunale al 100% per i frontalieri. Questa non è forse una sfacciata violazione italiana della nostra sovranità?
E intanto la ministra del 5% ed il tirapiedi si preoccupano di non violare la sovranità italiana. Proprio vero che gli svizzerotti sono fessi…
Lorenzo Quadri