Ma guarda un po’, dopo un lungo letargo (il Consiglio federale aveva promesso una soluzione per i fronti aperti con l’Italia per motivare il Consiglio di Stato a sbloccare i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, avvenuto nel maggio 2012)  ecco che la ministra del 5% Widmer Schlumpf e compari si ricordano che la questione dei rapporti con l’Italia è tutt’altro che risolta!
Ricordiamo che l’Italia ha inserito la Svizzera su delle black list illegali con la scusa dei rimasugli del segreto bancario.
Intanto però ci sono almeno 300mila italiani della fascia di confine (frontalieri, padroncini e le loro famiglie) che non dormono sotto i ponti solo  grazie alla Svizzera, e al fatto che i partiti $torici, padronato e $indakati hanno voluto la libera circolazione delle persone senza alcun limite. Ma i vicini a Sud fanno gli gnorri, mentre gli impediti negoziatori bernesi, quelli che vanno a Roma a parlare in inglese (e vengono fatti su davanti e di dietro) non si sognano di ricordarglielo. Sicché ancora una volta Oltreconfine se la ridono a bocca larga degli svizzerotti fessi.
Così nei giorni scorsi si è sentita la notizia che il disgelo fiscale con la vicina ed ex amica Penisola sarebbe vicino. La cosa visti i precedenti non ci rassicura affatto dal momento che, per la ministra del 5%, accordo è sinonimo di cedimento, capitolazione, calata di braghe. Lo si vede fin troppo bene nei confronti dell’UE, degli USA, nonché di ogni e qualsiasi organizzazione sovranazionale priva di legittimazione popolare.
Strane voci da sud
Conta quello che conta, ovviamente. Ma il fatto che Oltreconfine circolino dicerie di contributi ricorrenti dalla Svizzera di 5 miliardi all’anno dimostra che siamo ampiamente fuori strada. Non ci vuole infatti molta fantasia ad immaginare che la vicina ed ex amica Penisola avrà preteso di trattare su basi simili a quelle su cui era stato imbastito l’accordo con la Germania, poi saltato per l’opposizione parlamentare a Berlino, quindi con delle aliquote oltre il 30%. E’ chiaro che a simili condizioni non se ne parla neanche di concludere accordi: rimaniamo  senza.  L’aliquota massima che si può concedere all’Italia è dell’8-10%. Sopra non si entra nemmeno in discussione e il referendum è annunciato.
Invece, il sospetto tutt’altro che balzano è che si ripeterà la situazione che già si vide nel 1974: pur di mettersi in regola e di togliersi il peso o la “macchia”, il Consiglio federale accetterà di sacrificare il Ticino. Anche quando si trattò di siglare il primo trattato sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri con l’Italia, con l’obiettivo di ottenere da quest’ultima che non mettesse in discussione il segreto bancario, il prezzo lo si fece pagare al Ticino.
Il sospetto di capitolazione si rafforza inoltre alla luce di quanto successo di recente. La scandalosa lex USA è stata l’ennesima dimostrazione della propensione del Consiglio federale, e segnatamente della ministra del 5%, a cedere in tempo record ad ogni e qualsiasi pressione. Una  totale incapacità di difendersi accompagnata da una pari incapacità di reggere critiche ed attacchi. Ma non si svende una delle proprie principali fonti di reddito, quale è la piazza finanziaria, per paura di vedersi additare come Stato canaglia da parte di paesi che ne fanno peggio di Bertoldo.
Si cede soltanto?
Se si calano le braghe perfino con l’Italia, gli scenari per il paese saranno davvero preoccupanti. In quel caso non si possono di sicuro invocare argomenti legati a rapporti di forza sproporzionati, come è stato il caso della lex USA, viste le condizioni in cui versa l’economia del Belpaese.
Il rischio concreto è poi che non solo si capitolerà sul segreto bancario, ma che non si otterrà nulla sui frontalieri e che le black list illegali rispunteranno nel giro di breve di tempo.
Intanto ci piacerebbe sapere chi ha rappresentato il Ticino nelle trattative italiche. O vuoi vedere che le stesse sono state condotte dai già citati burocrati bernesi che vanno a Roma a parlare inglese e si fanno puntualmente ed inesorabilmente menare per il naso?
Lorenzo Quadri